Bagni gender neutral: il futuro dell’inclusione?
L’inclusione non deve essere considerata un concetto astratto: questa diventa possibile anche attraverso battaglie che nascono da necessità quotidiane e concrete.
È il caso dei bagni gender neutral, in Italia ancora poco diffusi, ma che iniziano a essere utilizzati da alcune realtà che diventano così esempi virtuosi. Rendere i bagni genderless è infatti un piccolo accorgimento, capace tuttavia di fare la differenza per chi non si identifica nel binarismo di genere.
L’origine della divisione nei bagni pubblici
La divisione tra bagni maschili e bagni femminili è talmente radicata nella nostra cultura che neppure ci si sofferma a pensare il motivo per cui questa divisione realmente esista. Come si è arrivati alla concezione di toilette maschili e femminili?
La separazione dei bagni ha origini relativamente recenti, nasce circa duecento anni fa, quando le donne escono dallo spazio fino a quel momento a loro riservato, quello del focolare domestico
In America il cambiamento è particolarmente evidente: nel corso del XIX secolo le donne cominciano a lavorare nelle fabbriche. I legislatori decidono quindi di creare spazi ad hoc: nascono così vagoni, sale lettura e infine bagni nelle fabbriche dedicati esclusivamente alle lavoratrici.
Secondo lo studioso Terry S. Kogan, quando diventa chiaro che ormai i confini domestici sono stati valicati, i governi decidono di creare spazi protetti e sicuri, simili alla casa, anche sui luoghi di lavoro: nascono così toilette separate, con spogliatoi appositamente dedicati alle donne.
Secondo una visione frutto di principi vittoriani, la donna è dunque l’angelo del focolare che deve necessariamente essere protetto e difeso, non è ben chiaro da chi o da cosa. Appare quindi evidente come una divisione di questo tipo non abbia un motivo realmente pratico, ma meramente storico-culturale
Alcune persone, tuttavia, citano il fatto che una divisione nelle toilette rende più sicuro l’ambiente perché evita possibili molestie nei confronti delle donne.
Tuttavia, questo non è provato: non esistono statistiche affidabili che possano dimostrare come le aggressioni sessuali siano più diffuse nei bagni pubblici senza differenziazione di sesso
Un esempio italiano: bagni gender neutral in un liceo milanese
È il liceo artistico Brera di Milano uno dei primi luoghi dove è stato da poco introdotto “l’esperimento” dei bagni gender neutral. L’accesso è consentito a tutte le persone che studiano nel liceo, senza distinzioni di alcun genere. Accanto alle classiche figure stilizzate in cui ci si imbatte all’entrata dei servizi igienici, sulle porte è apparso anche un unicorno, a simboleggiare la comunità LGBTQIA+.
La preside dell’istituto, Emilia Ametrano, ha dichiarato che l’accorgimento preso è una forma di rispetto verso tutti gli allievi con disforia di genere, che stanno attraversando un percorso di transizione o non si riconoscono in uno dei due generi predefiniti.
Quello dei bagni inclusivi non è il primo provvedimento del liceo Brera a tutela della comunità LGBTQIA+: qualche mese fa era stata la volta della carriera alias, misura introdotta per permettere a tutte le persone in fase di transizione di genere di cambiare il nome sui documenti scolastici, utilizzando quello in cui si riconoscono. Una decisione che è stata osteggiata da diversi movimenti ultraconservatori, ma che continua a essere apprezzata e utilizzata quando richiesto dalle persone che fanno parte dell’istituto.
Non solo il liceo Brera: le scuole italiane a favore dell’inclusione
L’esempio del liceo artistico Brera di Milano non è un unicum nel panorama scolastico italiano. Altri istituti hanno preso posizione sul tema dell’inclusione, adottando la carriera alias: secondo l’Associazione Genderlens e Agedo Nazionale in Lombardia, ad esempio, se ne contano quindici mentre in Lazio almeno venti in più. Rispetto agli anni passati è emerso un miglioramento, il che dimostra crescente sensibilità e presa di coscienza sul tema dell’inclusione.
Non solo le scuole superiori, ma anche le università italiane che stanno introducendo la possibilità di una carriera alias e di bagni genderless sono in aumento.
A giugno l’ateneo di Pisa ha inaugurato più di ottanta bagni gender neutral, il mese successivo è invece stata la volta del Politecnico di Torino, dove il Senato accademico sta valutando come attuare l’iniziativa sulla base degli spazi presenti e quelli da costruire
Il caso del comune di Reggio Emilia
Un esempio innovativo nel campo della pubblica amministrazione e con anticipo rispetto al dibattito recente è quello del comune di Reggio Emilia. Già nel 2019, infatti, tale comune si è mosso in favore dell’inclusione, creando un protocollo per contrastare l’omotransfobia e l’omotransnegatività.
Il documento, con una durata quinquennale, è stato firmato da Comune, Provincia, Tribunale, Ausl, Istituti Penali, l'ateneo Unimore, l'ufficio scolastico territoriale, l'istituto scuole e nidi d'infanzia: le istituzioni hanno preso posizione con un atto di civiltà a tutela dei propri cittadini, mancano però provvedimenti a livello statale.
Bagni gender neutral, l’aggiunta nei questionari della casella “altro” alla voce “identità di genere”, la possibilità di utilizzare l’alias per i dipendenti degli enti aderenti in fase di transizione: queste sono solo alcune tra le novità introdotte dal protocollo, che lanciano sicuramente un messaggio positivo e ottimista per il futuro.
È evidente che ci sia ancora molto da fare per rendere gli spazi pubblici italiani, soprattutto quelli così importanti per la formazione come scuole e università, luoghi davvero inclusivi e sicuri per tutte le persone, ma sembra che finalmente qualcosa stia cambiando
L’Europa e gli esempi all’avanguardia a cui guardare
In tal senso esistono Paesi europei molto virtuosi. Ad esempio, nel Regno Unito, il sindaco di Londra Sadiq Khan ha introdotto nel palazzo municipale bagni genderless già dal 2018, per venire incontro alle esigenze di chiunque vi acceda.
Altro esempio positivo viene dai Paesi del Nord Europa come Danimarca, Svezia e Norvegia. In queste nazioni i bagni genderless sono praticamente la normalità in tutte le strutture pubbliche, tra cui scuole, musei, ma anche esercizi commerciali. In questi paesi i servizi igienici sono accessibili tenendo conto di una moltitudine di esigenze, tra cui gli accorgimenti per le persone con disabilità motoria ma anche cartelli in Braille per le persone cieche.
Nel Nord Europa si lavora molto fin dall’infanzia anche per eliminare gli stereotipi di genere a partire dalla scuola. I bambini vengono chiamati semplicemente per nome e per riferirsi a loro si utilizza il pronome neutro (presente nella lingua svedese), inoltre sono liberi di vestirsi come vogliono e di scegliere i giocattoli che preferiscono.
Modelli da cui sicuramente si può prendere spunto per una società ancora più aperta e inclusiva.