Da Gender & Inclusion Editor di The Wom a G7 inclusione e disabilità: il mio racconto tra storie, inclusione e cambiamento.

Essere Gender & Inclusion Editor di The Wom non è semplicemente un ruolo per me. Da anni, con profondo orgoglio e impegno, condivido con The Wom il mondo della disabilità, dell'inclusione e della parità di genere per chi, come me, vive la disabilità e le unicità come parte della loro vita.

Il mio ruolo mi permette di far emergere quelle narrazioni che troppo spesso restano non ascoltate o ignorate, per questo essere stata al G7 sull'inclusione e la disabilità ad Assisi non è stato solo un riconoscimento personale, ma anche la possibilità di portare sul piano internazionale il messaggio di cui sono portavoce ogni giorno: l'inclusione non è un'eccezione, ma deve essere la norma.

Ho sempre sperato che un giorno, avrei avuto l’opportunità di raccontare la mia storia non solo come testimonianza e sui social, ma come voce di tante persone che, come me, hanno affrontato la vita con la forza di chi non si arrende, disabilità o meno.

Quel giorno è arrivato appunto qualche giorno fa, ad Assisi, in occasione del primo G7 sull’inclusione e la disabilità voluto dal ministro Alessandra Locatelli.

È stato un evento storico, che ha portato sul palco storie incredibili di persone straordinarie, non per la loro disabilità ma per tanto altro fino alla firma della Carta di Solfagnano con azioni dunque concrete.

Io ero lì, circondata da altre testimonianze, ognuna con la propria forza, e insieme abbiamo dato voce a chi, per troppo tempo, è rimasto in silenzio.

Partecipare a questo evento è stato molto più di una semplice occasione. È stato un viaggio nel mio passato, nelle difficoltà che ho affrontato da bambina, quando nascondevo la mia disabilità, perché la società non era pronta ad accoglierla. Ricordo i sorrisetti di scherno, i momenti in cui mi sentivo invisibile, diversa. Ma, salire su quel palco, parlare davanti alla delegazione ministeriale più importante del mondo per la disabilità e l’uguaglianza, è stato un momento di riscatto, non solo per me, ma per tutte le persone che condividono questo percorso di vita.

Durante l’evento ho incontrato realtà straordinarie che lottano per i diritti di inclusione sociale e lavorativa. Tra le tante ho conosciuto la Dream aps e la dolcissima Valentina che mi ha abbracciato e raccontato della sua passione nel fare i dolci e non dimenticherò mai la sua dolcezza. Poi ho conosciuto i ragazzi dell’organizzazione no-profit Frolla Microbiscottificio, una realtà che racchiude in ogni biscotto un sogno, lo stesso anche il biscottificio di Anffas Mirandola o Chicchiamo, insomma tutte realtà che lottano per i diritti di inclusione sociale e lavorativa, che garantiscono dignità alle persone con disabilità, garantendo loro un diritto sacrosanto: il lavoro.

Ho incontrato Daniele che con un sorriso immenso mi ha parlato delle sue escursioni accessibili sul lago Trasimeno.

Mentre dietro le quinte, aspettando il mio turno per salire sul palco ho condiviso momenti di grande emozione anche con gli altri testimoni.

Ricordo Paolo Puddu, uno dei primi a salire, un ragazzo straordinario che non può esprimersi con le aprole ma lo fa attraverso una tabella speciale e la sua pedagogista, ma la sua straordinarietà non è in questo ma in tutte le sue innumerevoli attività come consulente e formatore anche nelle scuole.

Poi c’era Giulia Ghiretti, atleta paralimpica di nuoto fortissima che ci ha raccontato il suo incidente e della sua rinascita con lo sport.

C’era Enrico Delle Serre, portavoce Anffass Salerno, con lui avevo già condiviso l’emozione di un convegno precedente ad Assisi che ha condiviso la sua esperienza con grande forza e determinazione ribadendo che l’autismo non lo definisce e le sue innumerevoli passioni e la sua professionalità ne è una conferma.

Ho conosciuto Francesca, socia della Lega del filo d’oro per bambini sordo ciechi. Anche lei laureata come me in giurisprudenza e il suo aver detto: “ grazie ad ausili audiovisivi e tecnologie assistiva son riuscita a laurearmi” mi ha fatto capire quanto dobbiamo impegnarci affinché ogni tipo di ausilio e teconologia assistiva possa esistere per aiutare nel percorso scolastico e accademico ogni tipo di disabilità.

Un’altra storia che mi ha strappato un sorriso è stata quella di una ragazza meravigliosa con un unico grande sogno: andare a ballando con le stelle, speriamo che Milly la inviti quanto prima!

Un altro momento che mi ha emozionato tanto è stato quando Anna, una bambina stupenda, è salita sul palco con la sua famiglia e sua sorella maggiore. Questo incontro mi ha ricordato la mia infanzia, perchè anche io sono la più piccola della famiglia e la loro complicità mi ha fatto rivivere tanti momenti trascorsi con mia sorella. Le parole della sorella di Anna che ha detto quanto sia felice di vedere che Anna a scuola è amata e che i suoi compagni non vedono alcuna diversità, mi hanno profondamente emozionato, perché per me da bambina invece è stato totalmente l’opposto e l’essere stata vittima di bullismo ne è l’esempio lampante.

Tutte queste storie, non mi hanno emozionato per il semplice fatto dell’esistenza di una disabilità, ma ho visto in tutti una risorsa comune: affrontare il tutto con determinazione, che sia nel lavoro, in un percorso scolastico, universitario o nello sport.

Perché la disabilità non è un limite e con le giuste risorse e con la rimozione di ogni tipo di ostacolo la disabilità è anche un ‘opportunità. E queste testimonianze dovrebbero farci capire quanto l’inclusione vera, quella che non si ferma al mero assistenzialismo ma che garantisce dignita, opportunità lavorative ed extra lavorative con risorse concrete e supporto reale, permetta noi di vivere una vita piena e soddisfacente, al pari di tutti.

È stata un’emozione fortissima sapere che, se un tempo mi nascondevo, oggi posso parlare apertamente, condividendo non solo le mie fragilità e insicurezze, ma anche la gioia di vedere riconosciuti quei diritti che per tanto tempo sono stati negati.

La mia storia ad oggi però posso dire, non è solo una storia di sofferenza. È anche una storia di speranza e di futuro.

Sul palco, ho raccontato la mia infanzia, di quando, nata con una malattia rara, nessun medico riusciva a diagnosticarmi. Non ero vista come una bambina, ma solo come una paziente “x”.

dottori dicevano a mia madre: “Signora, si rassegni, sua figlia non arriverà a un anno di vita.” Nessuno, però, le chiedeva mai il mio nome. Nessuno vedeva in me una bambina con sogni, speranze, progetti. Nessuno, tranne un medico. Un uomo che prima di essere un professionista, era una persona profondamente umana.

Quando incontrò mia madre per la prima volta, le chiese: “Signora, come si chiama sua figlia? Io vedo in lei un bellissimo progetto di donna, e tale la faremo diventare.” Queste parole hanno cambiato tutto. Mi hanno accompagnato per tutta la vita. E ancora oggi, sul palco del G7, le ho portate con me, condividendole con chi ascoltava.

l medico disse a mia madre: “Sua figlia è come un bel libro di musica, caduto in una bacinella piena d’acqua. Per sfogliare le pagine dobbiamo fare molta attenzione a non strapparle.” Questa metafora è rimasta nel mio cuore, perché descrive perfettamente come vedo la disabilità. È una fragilità, certo, ma è anche poesia, magia, e purezza. È un libro di musica, dove ogni pagina è preziosa e va maneggiata con cura.

Questa giornata ad Assisi ha rappresentato per me una grande conquista, non solo personale, ma anche sociale. È stata la dimostrazione che la disabilità non deve più essere nascosta. Deve essere vissuta con dignità, con orgoglio, e con il rispetto che merita.

Ogni volta che parliamo di inclusione, abbattiamo un pezzo di quella barriera che ci separa dall’uguaglianza. E io sono felice di aver contribuito nel mio piccolo, mattoncino dopo mattoncino, a costruire una casa solida di inclusione.

Continuerò a farlo ogni giorno nella mia vita quotidiana, nelle scuole, nel volontariato e sui social attraverso il mio prezioso lavoro di prima Gender and Inclusion Editor di The Wom che hanno creduto in me e in questi valori già da tre anni e sui miei canali social.

Ma so che questo è solo l’inizio. Continueremo a lottare, a farci sentire, a costruire un mondo dove ogni fragilità, disabilità o meno, diventa forza, ogni differenza diventa un’opportunità, e dove la voce di ognuno di noi può essere ascoltata.

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