Mattia Vernengo, il tiktoker che voleva un abbraccio
Incontro Mattia Vernengo un martedì mattina come tante altre. Siamo alla periferia di Palermo, in un centro commerciale. Sia io sia il filmmaker che mi accompagna, Giuseppe Mazzola, veniamo accolto dal più spiazzante dei sorrisi: Mattia non aspettava altro che il nostro arrivo. Sin da subito, ci colpisce: alla sua prima intervista, è da solo ad affrontare le domande. Nessuno lo sta accompagnando e, nonostante i suoi 19 anni, ci appare sicuro di sé. «Puoi chiedermi quello che vuoi», è la prima cosa che mi dice, «mi basta poco per capire se è una persona è sincera o ha doppi fini».
Non dubito delle sue parole. Penso tra me e me che Mattia Vernengo di persone forse ne ha conosciute più di quanto io creda. Ma è un pensiero fugace, che scompare al primo “ciao Mattia”, che qualcuno esclama. Ed è in quell’attimo che realizzo quanto di vero ci sia dietro a quei numeri che sui social media tendiamo a spersonalizzare con il termine followers.
Mi appare freddamente una cifra davanti agli occhi: 138mila. Sono le persone che su TikTok seguono Mattia Vernengo, soprattutto dopo quelli che lui chiama esperimenti sociali. Spiegare i suoi esperimenti non è semplice: dietro l’angolo c’è il rischio di cadere nella retorica o nel racconto del super eroe che ce l’ha fatta. Mattia ha concretamente voluto mostrare come l’inclusività non sia una chimera e la diversità un tratto distintivo e non punitivo.
Mattia Vernengo: Le foto
1 / 3Gli esperimenti sociali
Come? Con i suoi esperimenti sociali, appunto. Nel primo video messo online, Mattia Vernengo finge di cadere dalla sedia a rotelle nella centralissima via Ruggiero Settimo per testare la sensibilità dei suoi concittadini. E ad accorrere in suo soccorso sono in molti, tanti, tutti mossi dal desiderio di dargli una mano: non c’è tentennamento nei passanti. Così come non c’è distinzione di genere, razza o età, disabilità o meno.
Nel secondo video, forse ancor più esemplificativo del primo, Mattia Vernengo percorre la storica via Maqueda del capoluogo siciliano. Sulle sue gambe un cartello che invita ad abbracciarlo. E anche questa volta Palermo non si smentisce. Adolescenti e adulti non gli negano il loro calore. Stupisce anche il numero di immigrati che avvicina Mattia e che copre quel bisogno di contatto, non solo fisico ma anche emotivo.
Il sorriso di Mattia Vernengo
Una delle prime cose che chiedo a Mattia Vernengo all’inizio della videointervista esclusiva che segue è perché abbia scelto di portare avanti quei due esperimenti. E la risposta, ancora una volta, non è scontata: «Volevo mostrare che Palermo non è quella che raccontano la televisione e i giornali». Tuttavia, sono diverse le risposte con cui ha saputo disarmare chi scrive, spesso condite da sana ironia e autoironia, due doti a cui si è affidato sin da piccolo.
“Il disabile più figo di TikTok” è la definizione che si legge sul profilo social di Mattia Vernengo. E non possiamo dargli torto. Mattia Vernengo è figo non perché persona con disabilità, un’etichetta che non vuole vedersi cucire addosso dagli altri. È figo perché ha resistito agli urti delle prese in giro, della solitudine e della vita in generale affidandosi a se stesso, al suo carattere, alla famiglia, agli amici e al desiderio di essere libero e indipendente. «Io sono fortunato», sussurra. «Se Dio mi ha dato questa disabilità, un motivo ci sarà».
La fede è un argomento che ritorna spesso nelle parole di Mattia Vernengo. Sin dalla sua nascita, Dio sembra aver giocato un ruolo fondamentale: lo ha salvato là dove la scienza non lasciava speranza e vuole ricordarselo tutti i giorni, con un tatuaggio sul collo che non ha bisogno di sottolineature. Ma fede anche in se stesso e nelle proprie capacità: create yourself si legge sul suo braccio. E, dopotutto, Mattia Vernengo un self made man lo è: ha dipinto il quadro della sua vita in ogni sua sfumatura riempiendo gli spazi a sua disposizione con il pennello della gioia di vivere.
Piangersi addosso per Mattia Vernengo non è mai contemplato. Come dimostra, fuori intervista, la sua vicinanza a una ragazza che interrompe la nostra chiacchierata per salutarlo.
Ed è nelle parole private che si scambiano che sta racchiusa l’esigenza di raccontare la diversità nella maniera più inclusiva possibile. Siamo tutti legati da un continuo abbraccio indissolubile, anche quando sembriamo percorrere linee parallele destinate apparentemente a non incrociarsi mai.
Profilo Instagram di Mattia Vernengo