Medusa: quando un trend TikTok aiuta a denunciare la violenza di genere
La malinconica canzone “Everyting I Wanted” fa da sottofondo a foto e testi che descrivono situazioni banali della quotidianità. All’improvviso, compare sullo schermo di un’immagine della creatura mitologica Medusa.
Questa è una tipologia di video che si può trovare nell’ultimo periodo su TikTok. Un trend che non è, volutamente, di immediata comprensione. Si tratta infatti di un modo per condividere la violenza sessuale e gli abusi attraverso i social.
Può un trend social aiutare a denunciare o ad aprirsi su un tema così sensibile?
Medusa, la rielaborazione di un mito
Sono molte le figure femminili malvagie e che hanno un’accezione negativa nella mitologia. Circe, Medea, Medusa, Clitemnestra ne sono un esempio e rappresentano donne potenti, sole, violente.
Una rappresentazione che è l’evidenza di una cultura patriarcale che temeva l’indipendenza e la forza delle donne
Tra queste figure la più mostruosa è sicuramente Medusa: creatura non umana dai capelli di serpe, riduce in pietra chiunque la guardi. Verrà sconfitta solo dal giovane Perseo, che dopo averla decapitata continuerà a usare il suo potere su altri nemici.
La potenza dei miti è che possono essere rielaborati e riletti nelle diverse epoche storiche, creando sempre nuove interpretazioni. Ed è proprio quello che sta succedendo oggi alla storia di Medusa.
Sui social, in particolare TikTok, questa ha avuto una rilettura completamente diversa da parte delle generazioni più giovani, diventando da emblema di mostro terribile a personaggio positivo, se non salvifico
La sua figura è stata reinterpretata, divenendo simbolo delle vittime di violenza, a partire dalla riscoperta di una versione del mito Medusa già esistente, ma meno nota. In questa variante della storia la creatura è in origine una donna bellissima. Poseidone, Dio del mare, si invaghisce di lei e la abusa sessualmente. Atena, gelosa di questo atto, trasforma per vendetta la fanciulla in un mostro spaventoso.
Medusa, quindi, diventa da mostro a duplice vittima: della violenza di Poseidone e poi di Atena, che rappresenta la società che non solo non aiuta le vittime, ma le colpevolizza.
Una nuova lettura in cui Medusa diventa emblema di tutte le vittime di violenza sessuale.
Il tatuaggio Medusa e il trend TikTok
Alla luce di questa riscoperta, per le persone survivor è diventato sempre più comune rifarsi al personaggio di Medusa come a un simbolo della propria sofferenza. Una sorta di madre archetipica oscura, ma comprensiva e accogliente. Proprio per questo è sempre più diffuso tatuarsi il volto della creatura mitologica, diventato un vero e proprio riconoscimento per le survivor.
Questo significato dell’immagine di Medusa è stato reso ancora più noto su TikTok.
Le persone, solitamente ragazze ma non solo, raccontano la propria storia tramite l’utilizzo di immagini simboliche
Il video inizia con la condivisione delle vicende che hanno portato all’abuso. Poche frasi ad introdurre ciò che stava accadendo, dove si stava andando. Solitamente si tratta di situazioni quotidiane corredate da foto in pose sorridenti e ignare del pericolo imminente ma sconosciuto: «Sto andando da un amico mamma, non preoccuparti se torno tardi.»
Un taglio nel montaggio e appare un’immagine di Medusa, accompagnata dalla canzone “Everyting I Wanted” di Billie Eilish. Il testo è riprodotto in un punto preciso, a voler rimarcare il fatto che le vittime non fossero al corrente del pericolo imminente:
«If I knew it all then, would I do it again?
Would I do it again?»
Condividere questo genere di contenuti è un modo per riflettere su ciò che è accaduto, denunciare e parlare della propria sofferenza attraverso un mezzo considerato sicuro.
Si tratta di traumi mai sopiti: le persone raccontano spesso di fatti accaduti molti anni prima, spesso durante l’infanzia
Il personaggio di Medusa e il suo trend rimandano alla consapevolezza dell’innocenza persa e delle aspettative mal riposte. Allo stesso modo, la sua figura così minacciosa ma allo stesso tempo forte, rappresenta l’oscurità del vissuto delle ragazze, la rabbia e i tormenti interiori che hanno bisogno di essere esorcizzati.
Il trend, tra polemiche e desiderio di denuncia
Il Medusa Trend ha generato del dibattito.
Infatti, mentre come abbiamo visto le vittime affermano sia un modo di condividere e trovare supporto, si sono create polemiche sul fatto che si tratti di spettacolarizzazione del dolore
Si pensa infatti che i social non siano il luogo adatto per condividere un certo tipo di storie. Per molte persone queste sono situazioni che sarebbe più consono affrontare nelle aule di un tribunale o all’interno di un percorso psicologico.
Per altre persone, invece, le storie raccontate spesso sono bugie, inventate solo per scioccare e raccogliere like e commenti. Una strumentalizzazione, dunque, del dolore delle vittime, al fine di riuscire a ottenere fama e followers.
Ovviamente, nessuna persona è tenuta a raccontare avvenimenti così delicati sui social. Molte persone possono non sentirsi a proprio agio a raccontare avvenimenti così traumatici
Bisogna però riflettere se esista un canale migliore o peggiore degli altri per un certo tipo di condivisione.
Criticare o non credere a chi decide di aprirsi, in qualunque modo, su un determinato tipo di situazione appare problematico: si tratta di fatto di screditare ancora una volta le vittime di violenza o potenziali tali.
Dietro una voglia apparente di condannare l’esposizione social, può nascondersi una problematica insita nella società: il victim blaming, il condannare le vittime, che vengono per l’ennesima volta screditate in qualsiasi modo cerchino di parlare di violenza subìta.
Condividere e denunciare le violenze subite può essere invece un tassello in più per fare sentire meno sole molte persone, meno sbagliate. E magari dare loro il coraggio di esporsi a loro volta