Alessandro Gassmann premiato da ReWriters per l’impegno ambientale: «Non lasciamo soli i ragazzi che lottano»

L'attore e regista Alessandro Gassmann ha ricevuto il riconoscimento per l'impegno nel promuovere una visione che metta al centro l'ambiente, e non gli interessi del singolo: la nostra intervista

Da una visione “egocentrica” a una visione “ecocentrica” del mondo. È stato questo il tema della nuova edizione del premio ReWriters.it, che quest’anno è stato consegnato ad Alessandro Gassmann per l’impegno profuso nella riscrittura dell’immaginario contemporaneo così da diventare, da predatori, custodi del pianeta che abitiamo.

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Il premio è assegnato dall’Associazione culturale ReWriters, che si impegna a creare nuovi modelli di ruolo nell’ottica della sostenibilità sociale, un valore al centro del Manifesto etico di ReWriters, per ispirare e facilitare l’adozione di comportamenti responsabili verso il futuro del pianeta e il benessere delle persone che lo abitano: «La sostenibilità sociale è uno dei tre pilastri, insieme alla sostenibilità ambientale e alla governance, dell’Agenda ONU 2030, ma viene ancora troppo spesso trascurata - ha detto Eugenia Romanelli, presidente e founder di ReWriters.it - Alessandro Gassmann ha messo la sua popolarità a disposizione di chi sta già cercando di coniugare protezione dell’ambiente con equità sociale, scegliendo di valorizzare e far conoscere quelle imprese ecosensibili ed innovative dietro le quali si celano altrettanti ReWriters. D’altronde è proprio dal Manifesto etico di ReWriters che è nata ReWorld, che ha messo a punto l’S-Assessment, il primo strumento scientifico italiano per misurare la sostenibilità sociale delle imprese».

Dalla pubblicazione del libro “Io e i #GreenHeroes”, Gassmann in effetti non si è mai fatto sfuggire l’occasione per schierarsi al fianco di chi è impegnato sul fronte del cambiamento climatico, della riduzione dell’inquinamento ambientale, della produzione sostenibile. Sul suo account X, accanto a nome e cognome, campeggia l’emoticon dell’albero, e i cinguettii (e le dichiarazioni pubbliche) a sostegno di iniziative in favore dell’ambiente e contro il riscaldamento climatico non si contano più. La sua posizione, insomma, è chiara: ben venga la lotta, soprattutto se a imbracciare le armi - metaforiche, ovviamente - sono i più giovani. A patto che venga sempre fatto nel massimo rispetto. Ne abbiamo parlato proprio con lui alla consegna del premio, il “Sampietrone”, concesso a ReWriters in esclusiva dall’artista-inventore Marco Duranti e curato dall’architetta e inventrice Cristiana Meloni

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Lei non ha mai avuto remore a schierarsi e prendere pubblicamente posizione di fianco ai “guerrieri dell’ambiente”, anche in situazioni in cui sono stati aspramente criticati. Ritiene che il loro sia l’unico modo per farsi ascoltare? Il fine, insomma, giustifica i mezzi?

Varrebbe qualsiasi mezzo sinché i mezzi sono utili e costruttivi. Quello che ho detto agli attivisti per il clima che gettano vernice sui monumenti o sui quadri è che sono d’accordo sulla protesta, ma penso che quel tipo di gesto sia controproducente, perché dà appigli a chi dice che chi lo commette è solo un delinquente “figlio di papà”, che sporca i monumenti perché si annoia. Questo non è vero: si tratta di ventenni, di ragazzi che vogliono garantirsi un futuro come accaduto per le generazioni precedenti, dunque il mio consiglio per loro è di trovare altre forme di protesta altrettanto visibili. Credo innanzitutto che debbano essere di più, e che debbano andare davanti ai palazzi del potere per ribadire a gran voce che vogliono un cambiamento. Ovviamente non devono essere soli, ma devono essere aiutati dai più grandi.

Il suo ultimo progetto la vede nei panni di Dante Balestra, un professore di filosofia in un liceo romano. Qualche mese fa lei ha proposto di insegnare nelle scuole educazione ambientale, oggi si parla di istituire lezioni di educazione sessuale e sentimentale. Si torna insomma moltissimo al tema dell’insegnamento: qual è il ruolo della scuola, oggi?

Io sono un esempio di studente pessimo, avevo paura della scuola e avevo professori terrificanti, avevo paura dei voti e delle interrogazioni. Quando potevo non ci andavo, o comunque vivevo male il mio percorso. La scuola invece dovrebbe fare il contrario, far capire che non è un luogo dove ci sono adulti che ti dicono cose e tu devi impararle a memoria perché loro le sanno e tu no, ma dovrebbe invece, come fa il professor Balestra, entrare nella psicologia dei ragazzi e aprire loro le porte di accesso a un mondo più complesso che li guidi a diventare adulti. Tutto questo va fatto con diplomazia, intelligenza e delicatezza, non con la frusta, ma con la necessaria attenzione psicologica nei loro confronti. Va anche detto che nella scuola italiana ci sono professori bravissimi, ma l’intero sistema soffre di mancanze gravissime, strutture fatiscenti, stipendi bassissimi, mancanza di insegnanti, è da quando sono nato che si parla di questa cosa. Bisognerebbe intervenire anche in questo senso. 

Da attore e regista, cosa ha pensato quando le hanno annunciato che aveva vinto questo premio?

Devo dire che mi è capitato di ricevere altri premi che vanno in questa direzione, e sono quelli che mi riempiono maggiormente di gioia. Mi piace molto essere regista e attore, ma avere la possibilità di essere utile alla società svolgendo una professione “futile” mi riempie di orgoglio. Questo premio per me è un “sanpietrone” che terrò con grande cura, sperando di invitare tutti a riflettere di più.

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