Sport e disabilità: la storia di Arturo Mariani, fondatore della Roma Calcio Amputati
Superando alcune sfide personali, Arturo Mariani ha non solo raggiunto vette professionali nel calcio, ma ha anche fondato la squadra ASD Roma Calcio Amputati, diventando una vera e propria icona. In questa chiacchierata con lui esploriamo il suo viaggio, dai campi da calcio alla scrittura. Immergiamoci in questo racconto capace di ridefinire il concetto di abilità e di mostrare il potere dello sport di unire e ispirare.
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Arturo, la tua storia è un incredibile. Cosa ti ha spinto a perseguire una carriera nel calcio?
La mia storia è incredibile, sì, ma penso sia anche credibile perché è reale, perché si può! La passione per il calcio l'ho avuta sin da piccolo, infatti i primi passi, grazie ad una protesi, li muovevo con il pallone. Un amore tramandato da mio padre e mio fratello. Giocavo con gli amici o da solo sul terrazzo di casa: era lo stadio dei miei sogni.
A 18 anni, dopo vari sacrifici, ho scoperto che stava per nascere in Italia la Nazionale di Calcio Amputati. Così ho abbandonato la protesi, una protesi più mentale che fisica e, grazie alle stampelle, ho iniziato a giocare
Questo mi ha spinto a vivere oltre quei limiti che spesso la società mi imponeva. Ed è stato così che sono riuscito a far succedere ciò che avevo in mente.
Sei anche un autore bestseller e un coach. Come riesci a bilanciare queste diverse passioni e responsabilità?
Insieme al calcio ho avuto sin da sempre la passione per la scrittura. Sono indubbiamente passioni diverse, ma che si intersecano tra loro. Già dall'età di 12 anni scrivevo pensieri, riflessioni e appunti. Era una valvola di sfogo e soprattutto un modo per aiutarmi, per trovare me stesso. Ad oggi ho scritto sette libri. Nei libri, nel coaching e nello sport c'è una chiave che unisce tutto ed è il nostro mindset, il modo in cui decidiamo di bilanciare le nostre parole e i nostri pensieri.
Qual è stata l'ispirazione dietro la fondazione dell'ASD Roma Calcio Amputati?
Sono sempre stato tifoso della Roma ed il mio sogno più grande era quello di diventare calciatore, ma mai avrei immaginato di giocare su una gamba sola nella Nazionale! Il desiderio è senz'altro di Arturo, perché nasce dalla mia passione, ma è un sogno capace di ispirare gli altri nel poter realizzare i propri obiettivi con determinazione e coraggio.
Quali sono state le sfide più significative e i traguardi più importanti nel team ASD Roma Calcio Amputati?
Con la Roma Calcio Amputati abbiamo disputato fino ad oggi due campionati, e sono stati tanti i momenti difficili. Il primo anno, per esempio, abbiamo faticato per trovare risorse economiche e giocatori, ma poi all'ultima partita di campionato siamo riusciti a pareggiare la partita che ci ha permesso di conquistare il terzo posto, con un goal dell'ultimo secondo, ed è stata un'emozione incredibile. Oggi siamo la prima accademia a far parte di una squadra di serie A. Dieci anni fa non avrei mai pensato di poter realizzare tutto questo.
Quando ci credi davvero le cose si realizzano. La Roma Calcio Amputati per me è questo: un sogno realizzato
Come definiresti il concetto di "proabile" e perché è importante sostituire il termine "disabilità" secondo te?
La parola "proabile" l'ho coniata per l'esigenza di lavorare sulle parole stesse, perché le parole identificano la persone. Per molto tempo negli anni abbiamo utilizzato parole come "handicappato", "disabile", " diversamente abile": sono tutte accezioni molto negative. Nel caso di disabile, il termine "dis" davanti significa "non abile". E mi sono sempre chiesto: "non abile rispetto a chi e a cosa?" Si tratta di qualcosa che va rivisto. Modificando il termine, modifichi anche la cultura. Ci vorrà indubbiamente del tempo. Proabile è riferito a tutti, non solo alle persone con disabilità. Pro= guardare alle possibilità. Guardare in positivo e non in negativo, è qui la differenza.
Tu sei anche content creator. Con un seguito così ampio sui social quale messaggio vuoi trasmettere ai tuoi follower?
Come content creator lavoro sui social per cercare di diffondere il messaggio che "si può fare". Il tutto con leggerezza e ironia, e con il "piede giusto!". Guardiamo alla presenza, anziché alla mancanza. Proprio dalle difficoltà riscopriamo la nostra essenza. Tutto accade per un motivo, sta a noi coglierlo.
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Progetti futuri?
A fine Gennaio sono diventato genitore insieme a Marialaura, e dunque il mio cuore per ora è in quella direzione. Senza dubbio continuerò a portare avanti messaggi del genere, anche attraverso la pubblicazione di altri libri. Spero di continuare a crescere con l'academy proabile di calcio inclusivo. Sicuramente nel mio percorso lavorativo ho l'obiettivo di formarmi sempre di più e di continuare a fare eventi in giro per l'Italia e, perché no, nel mondo.
Grazie Arturo, in bocca al lupo per la tua carriera personale e professionale!