Barbie Samantha Cristoforetti

Perché abbiamo bisogno di una Barbie astronauta (oggi più che mai)

Una Barbie ispirata all’astronauta Samantha Cristoforetti per aprire le bambine al fascino della scienza e delle materie STEM, ancora oggi considerate perlopiù “cose da maschi”

È recente la notizia del lancio da parte del brand Mattel, in collaborazione con ESA (l'Agenzia Spaziale Europea), di una Barbie ispirata all’astronauta italiana Samantha Cristoforetti, rilasciata in occasione della Settimana Mondiale dello Spazio - in corso fino al prossimo 10 ottobre - che per l’edizione 2021 ha posto il focus sulle donne.

La Barbie, che era già stata realizzata in edizione unica nel 2019, è ora disponibile in tutta Europa ed è stata protagonista di una curiosa vicenda: è infatti partita dalla base ESA in Germania viaggiando su un volo a gravità zero, come una vera astronauta, in attesa di salire sulla navicella spaziale insieme a Samantha Cristoforetti, che nella sua prossima missione, nel 2022, ha scelto di portarla con sé.

L’idea è un ulteriore passo di quel Dream Gap Project, lanciato nel 2018 da ESA e Mattel, con l’ambizioso scopo di superare il Dream Gap e aprire le bambine a interessi e a immaginari a loro spesso preclusi, incoraggiandole a diventare la prossima generazione di astronauti, ingegneri e scienziati spaziali. Perché, ancora oggi purtroppo, la scienza non sembra essere considerata materia per donne.

Una Barbie per superare il Dream Gap

Con il termine “Dream Gap” si indica quell'atteggiamento tipico delle bambine, anche in tenera età, che le porta a dubitare di se stesse e delle proprie capacità, e che getta, in maniera inconsapevole, i semi di quelle che potrebbero diventare in futuro possibili scelte al ribasso e una certa tendenza a evitare di sognare in grande.

Si tratta di una fase purtroppo molto precoce, incoraggiata da un insieme di stereotipi culturali e condizionamenti ideologici tuttora dominanti, che può manifestarsi già a partire dall'età di 5 anni: alcune ricerche hanno infatti messo in luce come molte bambine a quell’età comincino a sviluppare convinzioni autolimitanti e a pensare di non essere intelligenti e capaci "come i ragazzi".

Da questo scoraggiante sostrato socio-culturale nasce la partnership tra Barbie e ESA, che ha preso forma ispirandosi alle conclusioni di una importante ricerca inglese del 2019, da cui emergeva chiaramente come le giovanissime si autoconvincessero di non essere portate per certe materie e professioni, perlopiù inerenti all’ambito STEM, acronimo inglese che indica i campi di scienze, tecnologie, ingegneria e matematica.

Da qui l’impegno comune di Mattel e ESA per scardinare queste false convinzioni e promuovere una nuova cultura della consapevolezza nelle più giovani, quale preziosa porta verso un futuro pieno di possibilità e libere scelte.

Stem e sottorappresentazione femminile: perché agire dall’infanzia

Come anticipato, la ricerca ha mostrato come all’origine di questa situazione vi sia un forte condizionamento culturale e familiare, pesante eredità dell’ideologia patriarcale, che agisce, forma e influenza silenziosamente comportamenti e convinzioni sin dalla primissima infanzia.

Dallo studio emerge ad esempio come quattro genitori su dieci tendano a spingere le loro figlie a non intraprendere alcuni tipi di studi, e quindi carriere, in ambito STEM, tradizionalmente considerati più adatti agli uomini. Una situazione confermata dai dati OCSE, (l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), secondo cui le famiglie riporrebbero un’aspettativa tre volte maggiore nei ragazzi e nella loro possibilità di fare ingegneria rispetto alle figlie femmine, appunto indirizzate con maggiore facilità verso corsi di laurea e percorsi in ambito umanistico.

Sulla base di queste considerazioni, non dobbiamo stupirci se buona parte delle giovani studentesse mostrano sin da subito – già alle elementari - una certa insicurezza riguardo le loro abilità matematiche a scuola, anche di fronte a voti e performance che le smentiscono nei fatti. Nella maggior parte dei casi, infatti, si tratta di credenze esterne, nate dalle convinzioni sociali e dagli stereotipi di genere, che portano a considerare più idoneo, logico e naturale vedere un maschio nelle vesti di un matematico, scienziato o ingegnere.

Ed ecco che il Dream Gap getta proprio qui, sui primi banchi di scuola, i suoi forti e radicati semi: molte bambine iniziano a smettere di pensare che possano fare o essere qualsiasi cosa.

Un aspetto, questo, che non limita solo i desideri e le ambizioni delle più piccole, ma che ne condiziona in modo importante il corso delle future strade professionali, carriere e vite: corsi universitari e materie STEM sono infatti quelli che garantiscono maggiori opportunità di carriera, stipendi più remunerativi e un tasso occupazionale più alto. Si pensi che il tasso di crescita dell'occupazione in questi settori è tre volte superiore rispetto a quello dei lavori non STEM.

Ecco, dunque, che in questo scenario un semplice gioco può trasformarsi in un potentissimo strumento per la costruzione di un immaginario libero e ricco di opportunità future per le nuove generazioni di bambine. Fare entrare nelle camerette delle bimbe una Barbie vestita da astronauta è un piccolo passo in direzione dell’eliminazione di quel Dream Gap, oltre che un concreto gesto per instillare nelle loro coscienze la convinzione che anche il campo STEM rappresenti per loro una validissima strada da percorrere, non impossibile né inadeguata, come invece da sempre condizionamenti silenziosi e atteggiamenti automatizzati ci hanno portato a credere.

Si pensi che normalmente le bambine hanno tre volte meno probabilità di ricevere un giocattolo ispirato al mondo della scienza rispetto ai maschi. Questi, che sembrano essere gesti innocui e poco rilevanti, hanno invece un grande potere nella stimolazione degli interessi nella mente dei più piccoli. L’educazione di genere ancora imperante a tutti i livelli dell’istruzione e della società - e tutti gli stereotipi ad essa connessi - è una delle cause dell’allontanamento delle bambine dal mondo STEM e della nascita di false convinzioni autolimitanti sin dalla tenera età.

Ecco perché una Barbie che fa l’astronauta rappresenta oggi un modo immediato e diretto per insegnare alle più piccole, sin da subito, che non esistono lavori da uomini e che le porte delle più ambiziose carriere e dei più grandi sogni sono aperte anche a loro.

Donne e spazio: i dati poco incoraggianti

Anche il mondo aerospaziale ci restituisce lo stesso scenario. Si pensi che su 600 persone andate finora nello spazio, solo il 12% è rappresentato da donne. E il trend continua anche nei giorni nostri. Come dichiara Ersilia Vauro Scarpetta, Chief Diversity Officer di ESA, il numero di domande fatte dalle donne per accedere al percorso per diventare astronauta è nettamente inferiore rispetto a quello degli uomini.

Nelle campagne degli scorsi anni, quando fece il suo ingresso anche Samantha Cristoforetti, il rapporto era una donna su sei, mentre oggi siamo a una donna su quattro. Nell’ultimo periodo si è quindi registrato un cambio di passo, ancora però troppo lento perché si arrivi presto a colmare e cancellare del tutto quel divario di genere ancora importante.

Ma del resto, questi numeri sono uno specchio dell'attuale situazione: in Europa le donne che scelgono di intraprendere università e percorsi STEM sono proprio una su quattro.

Una situazione diversa viene invece registrata nei Paesi arabi, in Tunisia e in India, dove le materie STEM sono viste come una vera opportunità di emancipazione e quindi preferite rispetto a quelle umanistiche, perché garanzia di carriere a più alto grado occupazionale e a più alta progressione salariale. Si pensi ad esempio che nei Paesi del Nord Europa le ragazze che scelgono di intraprendere studi e percorsi STEM sono solo il 23% contro al 60-70% degli Emirati Arabi.

Per colmare questo divario e fare in modo che quel timido 12% raggiunga numeri più accettabili, ESA mostra da sempre il suo impegno per promuovere la diversità nel settore aerospaziale e favorire un sempre maggiore avvicinamento delle donne al mondo scientifico, mettendo a disposizione risorse e concrete possibilità per loro. E lo ha fatto anche in questo caso in modo concreto: ha infatti deciso che parte del ricavato delle vendite della Barbie ispirata a AstroSamantha sarà devoluto all'organizzazione Women in Aerospace Europe Charity, un'organizzazione internazionale senza scopo di lucro, per finanziare una borsa di studio destinata a una studentessa. Un piccolo passo per accorciare il divario di genere e costruire nuove consapevolezze e fiducia nelle donne di domani.

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