ciclo mestruale

Congedo mestruale: a che punto è il dibattito in Italia e nel mondo?

Nel 2016 la proposta di legge per garantire il congedo mestruale alle donne che soffrono di dismenorrea era finalmente arrivata alla Camera dei deputati. Sei anni dopo, il progetto è ancora lì, fermo, mentre sempre più donne sono sempre più consapevoli del valore politico delle mestruazioni. Ma dov’è finita la lotta per il congedo mestruale e che cosa possiamo imparare dal resto dei paesi dell’Europa e del mondo?

«Cosa accadrebbe, se di colpo, magicamente, gli uomini avessero le mestruazioni e le donne no?», si chiedeva la femminista statunitense Gloria Steinem nell’articolo Se gli uomini avessero le mestruazioni, pubblicato sul magazine Ms. a fine 1978.

«La risposta è chiara: le mestruazioni diventerebbero un invidiabile evento mascolino di cui vantarsi. Gli uomini le sparerebbero grosse su durata e quantità. La prima mestruazione sarebbe festeggiata da rituali religiosi e feste tra amici. L'Istituto nazionale per la Dismenorrea si occuperebbe di indagare eventuali sconforti mensili».

La provocazione di Steinem continua fino all’ultima riga, evidenziando come i tabù sulle mestruazioni siano una questione profondamente culturale, e quindi soggetta a cambiamenti nel tempo e nello spazio. Lo dimostra #PeriodTok, l’hashtag che molte tiktoker danno ai loro video in cui parlano liberamente di mestruazioni e sostenibilità, un tipo di contenuto che fino a pochi anni fa avrebbe scatenato l’ira delle piattaforme (la stessa che ancora oggi è riservata ai capezzoli femminili).

Ma se su certi temi il dibattito è vivace e tollerato, come quello sulla tampon tax o sulle alternative ecologiche ad assorbenti e tamponi, su di altri la conversazione sembra essersi cristallizzata

È il caso del congedo mestruale, un argomento su cui in Italia l’orologio sembra essersi fermato a qualche anno fa. Per la precisione, al 27 aprile 2016, quando la prima proposta di legge sul congedo mestruale è stata presentata alla Camera dei deputati. E lì è rimasta.


Che cos’è il congedo mestruale e a cosa serve

Il congedo mestruale è una forma di tutela lavorativa che garantisce a chi soffre di dolori mestruali debilitanti il diritto di assentarsi dal lavoro per un dato periodo di tempo ogni mese. In Italia si era iniziato a parlare della possibilità di introdurre il congedo mestruale nel 2016, quando la notizia che un’azienda inglese chiamata Coexit aveva introdotto il congedo mestruale per le sue dipendenti aveva fatto il giro del mondo.

Avevo visto una mia dipendente che serviva i clienti piegata in due sul bancone dal dolore, bianca come un fantasma

ha raccontato la fondatrice dell’azienda Bex Baxter al Time. Lei stessa aveva sofferto di dolori mestruali molto forti in passato, e da lì era nata l’idea di introdurre un congedo mestruale pagato per le sue dipendenti.

«Il contraccolpo è stato fortissimo», continua Baxter, riferendosi soprattutto alla reazione di molte donne alla proposta. «In questo modo riporti il femminismo indietro di cento anni», dicevano alcune. Altre erano preoccupate che questo tipo di tutela potesse «attirare l’attenzione sulle debolezze femminili, aumentare lo stigma e allontanarle da possibili promozioni», racconta Baxter.

congedo mestruale

Un’accoglienza simile è stata riservata alla proposta di legge di quattro deputate del PD nel 2016, che citava proprio il caso di Coexist come esempio insieme alle leggi già promosse da Giappone, Corea del Sud e Taiwan.

All’interno del testo si richiedeva che le donne che soffrivano di mestruazioni dolorose (dismenorrea) potessero avere diritto a un congedo per un massimo di tre giorni al mese e che per tale diritto fosse dovuta un'indennità pari al 100% della retribuzione giornaliera.

Per esercitare questo diritto le lavoratrici avrebbero dovuto esibire il certificato firmato da un medico specialista e i loro giorni di congedo avrebbero potuto essere equiparati ad altre cause di assenza dal lavoro.

mestruazioni

Da subito si erano scatenate le ipotesi sulle potenziali conseguenze negative dell’approvazione della proposta: per alcuni e alcune, il congedo mestruale sarebbe potuto diventare l’ennesimo ostacolo all’entrata delle donne nel mondo del lavoro in un paese dove il tasso di occupazione femminile è uno dei più bassi d’Europa.

Da un punto di vista culturale, il congedo mestruale avrebbe potuto rafforzare gli stereotipi sull’emotività e la fragilità femminili, spesso legati all’arrivo del ciclo mestruale

Tanto rumore (e tanti condizionali) per nulla: la proposta è ancora lì, dove le quattro deputate l’hanno lasciata sei anni fa, in attesa di essere discussa.

Congedo mestruale: Giappone e Australia a confronto

Tra gli esempi positivi indicati dalla proposta del 2016 figurava anche quello del Giappone, dove il congedo mestruale è stato adottato nel 1947. Visto da vicino, tuttavia, il Giappone oggi non è tanto una guida da seguire, quanto un monito di quanto una legge davvero efficace debba essere sempre accompagnata da un cambiamento culturale e sociale.

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«L’idea che ha spinto il Giappone [ad adottare il congedo mestruale] viene da alcune teorie sulla fertilità femminile: i sindacati infatti mettevano in guardia dalle conseguenze che i lunghi orari di lavoro e le scarse condizioni sanitarie avrebbero potuto avere sulla capacità riproduttiva [delle lavoratrici]», spiega Izumi Nakayama, un professore all’Università di Hong Kong che ha studiato a lungo il congedo mestruale giapponese.

Una misura che fin dall’inizio ha deciso di non tutelare le lavoratrici in quanto persone, ma in quanto possibili madri. A questa motivazione ben poco femminista si aggiunge poi il grande paradosso dei congedi effettivi: nel 1965, circa il 26% delle lavoratrici giapponesi usufruiva del congedo mestruale. Nel 2017 la percentuale è scesa al di sotto dell’1%.

«Le mestruazioni sono un affare privato, una specie di tabù. Le donne non ne vogliono parlarne con gli uomini», spiega una lavoratrice giapponese alla CNN. Per lei e per molte altre professioniste, ancora oggi l’imbarazzo di dover dire al proprio capo che si hanno le mestruazioni è infatti molto più intenso di qualsiasi dolore provocato dalle mestruazioni stesse.

assorbenti

A qualche chilometro più a Sud, invece, il congedo mestruale non è più una vergogna, ma un modo per tutelare le lavoratrici tentate dalle Grandi Dimissioni. In Australia infatti molte aziende hanno introdotto il congedo mestruale per rispondere alle insistenti richieste di maggiore flessibilità provenienti dalle professioniste di tutto il mondo.

Un cambiamento che richiede una buona dose di fiducia nelle proprie dipendenti e che si basa sull’idea che «tu sia capace di scegliere cosa sia meglio per il tuo corpo, per la tua vita» spiega Lucy, un manager di Melbourne intervistata dalla BBC. Per lei il congedo mestruale è stata una rivelazione: il suo rapporto con il lavoro è cambiato in meglio, si sente più responsabile dei propri risultati e più fiera dell’azienda per cui lavora.

Ma soprattutto, oggi Lucy si sente profondamente rispettata:

Oggi in ufficio non mi sento più come un semplice ammasso di gambe e braccia che serve solo a lavorare, ma come una persona in carne e ossa

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