Congedo di paternita

Congedo di paternità di 3 mesi, l’Italia punta allo “zero gender gap”: cosa cambierà

L'Italia oggi è agli ultimi posti in Europa per durata del permesso di paternità. Il Paese più virtuoso è la Spagna, che ha sancito per entrambi i genitori 16 settimane di licenza. Con il Family Act la situazione italiana potrebbe però cambiare
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I neo papà avranno diritto a un congedo di paternità di tre mesi, e non più di soli dieci giorni come previsto sino a oggi. È uno dei contenuti della riforma dei congedi parentali, annunciata nei giorni scorsi dalla Ministra per la Famiglia e le Pari Opportunità, Elena Bonetti.

Bonetti ha partecipato alla firma del patto “Zero gender gap”, promosso dai rappresentanti di 30 grandi aziende italiane e internazionali in apertura del “Women’s Forum G20 Italy” organizzato a Milano. E ha annunciato che «nel Family Act si prevede fino a tre mesi di congedo di paternità con un aumento graduale, ma l’importante è parificare la responsabilità maschile a quella femminile».

Il Family Act, in particolare, riforma interamente i congedi parentali, con l’obiettivo di «colmare il divario salariale - ha confermato Bonetti - che è uno degli obiettivi della strategia nazionale della parità di genere. Il nostro Paese è agli ultimi posti in Europa per figli che nascono e lavoro femminile. Noi vogliamo ribaltare questo schema e lo facciamo con il Family Act e con la strategia nazionale sulla parità di genere».

Congedo di paternità e congedo parentale in Italia

Il Family Act attende l’ultimo voto alla Camera, poi passerà in Senato. Oggi in Italia il congedo di paternità è disciplinato dall’articolo 4 della legge 92 del 28 giugno 2012, che istituisce il congedo obbligatorio e il congedo facoltativo alternativo al congedo di maternità. Possono chiederlo i padri lavoratori dipendenti, anche adottivi e affidatari, e se ne può fruire entro e non oltre il quinto mese di vita del figlio.

Una prima modifica alla legge del 2012 è arrivata con la legge di bilancio del 2017, che ha previsto per il 2018 un aumento del congedo obbligatorio da due a quattro giorni. Negli anni successivi altre leggi di bilancio hanno aumentato i giorni: nel 2019 sono diventati 5, nel 2020, anno della pandemia, 7, nel 2021 sono arrivati a 10 adeguandosi allo standard minimo comunitario, con l’inserimento dei casi di morte perinatale del figlio (la morte nei primi 10 giorni di vita o dal primo giorno della 28esima settimana di gestazione) tra quelli che danno diritto al congedo.

I 10 giorni si possono utilizzare, viene specificato nella norma, anche in via non continuativa. Nei giorni di congedo il padre riceve lo stipendio al 100%, un’indennità giornaliera di cui si fa carico l’Inps erogando un importo pari alla retribuzione normale percepita. Il papà che intenda usufruire del congedo deve presentare richiesta almeno 15 giorni prima del periodo in cui intende astenersi dal lavoro, e se il periodo coincide con i giorni in cui nasce il figlio il calcolo va fatto in base alla data presunta del parto, con la domanda presentata direttamente sul sito dell’Inps.

Si parla in questo caso di congedo di paternità esclusivo e obbligatorio, ovvero dei giorni di assenza giustificata e retribuita che spettano al solo padre e che non possono essere "ceduti" alla madre. Discorso diverso, invece, per il più generico congedo parentale, di cui possono usufruire entrambi i genitori ed è frazionabile. Il congedo parentale è infatti il diritto ad astenersi dal lavoro per un periodo di 10 mesi spettante sia alla madre sia al padre lavoratori, da ripartire tra i due genitori e da fruire nei primi 12 anni di vita del bambino.

In particolare, l'art. 32 del Decreto Legislativo 26 marzo 2001, n. 151, prevede che ciascun genitore lavoratore dipendente possa assentarsi dal lavoro per un periodo di 6 mesi, anche frazionabile, nei primi 12 anni di vita del bambino. Il congedo parentale spetta al genitore richiedente anche qualora l’altro genitore non ne abbia diritto, e se il rapporto di lavoro cessa all'inizio o durante il periodo di congedo, il diritto al congedo stesso decade dalla data di interruzione del lavoro.

Se la richiesta è della madre, ne ha diritto per un periodo continuativo o frazionato non superiore a 6 mesi, trascorso il periodo di astensione obbligatoria (“maternità”). Se la richiesta è del padre ne ha diritto dal momento della nascita del figlio per un periodo continuativo o frazionato non superiore a 6 mesi; il limite si estende però fino a 7 mesi nel caso in cui il padre lavoratore eserciti il diritto di astenersi dal lavoro per un periodo (continuativo o frazionato) non inferiore a 3 mesi. In questo secondo caso, quindi, il limite complessivo dei congedi parentali dei genitori è elevato a 11 mesi.

Ai genitori lavoratori dipendenti spetta un’indennità pari al 30% della retribuzione media giornaliera, calcolata in base alla retribuzione del mese precedente l'inizio del periodo di congedo, entro i primi sei anni di età del bambino (o dall'ingresso in famiglia in caso di adozione o affidamento) e per un periodo massimo complessivo (madre e/o padre) di sei mesi; viene poi riconosciuta un'indennità pari al 30% della retribuzione media giornaliera dai sei anni e un giorno agli otto anni di età del bambino (o dall'ingresso in famiglia in caso di adozione o affidamento), solo se il reddito individuale del genitore richiedente è inferiore a 2,5 volte l'importo annuo del trattamento minimo di pensione, ed entrambi i genitori non ne abbiano fruito nei primi sei anni o per la parte non fruita anche eccedente il periodo massimo complessivo di sei mesi.

Perché il congedo di paternità va allungato

Del congedo di paternità si è parlato dunque nel corso del Women’s Forum G20 di Milano in ottica di “She Covery”, ovvero di una ripresa economica che passi anche attraverso le donne: «Il tema dell’empowerment femminile, e più in generale della parità di genere, è sfida riconosciuta come prioritaria nell’agenda del Paese - aveva detto Bonetti presentando l’evento - La ripartenza passa da un investimento deciso nel protagonismo delle donne, nel loro talento e nella liberazione delle loro energie, in ogni settore e a tutti i livelli. La presidenza italiana del G20 e progetti come questo ci consegnano l’opportunità straordinaria di innescare oggi un cambiamento che non è più rinviabile e che grazie al contributo delle donne porterà alle nostre economie nuove energie, benessere e sviluppo». 

La decisione di allungare il congedo di paternità a tre mesi va proprio nella direzione della parità di genere, dell’azzeramento del gender gap e delle pari opportunità, nel tentativo di stravolgere un paradigma che sino a oggi vedeva nelle donne, e solo le donne, il genitore principale in caso di nascita di un figlio. A oggi in Italia alle neo-mamme spettano cinque mesi di maternità, che possono essere suddivise in due mesi prima del parto e tre dopo, o un mese prima del parto e quattro dopo, con un’indennità che va dall’80 al 100% a seconda della contrattazione, e sono pochi i Paesi in cui il congedo è equivalente per madre e padre.

Congedo di paternità, la Spagna pioniera per le pari opportunità

Uno studio diffuso dall’Unicef nel ha evidenziato infatti come le politiche sociali si differenzino molto da uno Stato all’altro, e come spesso il congedo di paternità, pur potenzialmente lungo, non venga utilizzato. È il caso del Giappone, il solo Stato sui 41 analizzati da Unicef che offre almeno 6 mesi di paternità interamente retribuita per i padri, dove solo 1 su 20 ha chiesto un congedo retribuito nel 2017. La Corea del Sud ha il secondo periodo più lungo di congedo per i neo-papà (17,5 settimane), ma i padri sono soltanto un sesto dei genitori che richiedono il congedo.

Dal primo gennaio 2021 invece la Spagna ha deciso, primo Paese al mondo a farlo, che i congedi di paternità diventano equivalenti a quelli di maternità: donne e uomini hanno un’uguale licenza di 16 settimane, non trasferibile e pagata al 100%, in un’ottica di “diritti per tutti” che tenta di colmare diversi gap, da quelli occupazionali a quelli sociali. Non solo: la rivoluzione sta anche nel fatto che il congedo, ribattezzato “permessi di nascita” per superare un altro stigma già a livello nominale, quello sui genitori dello stesso sesso, non sono trasferibili.

L’obiettivo è consentire a entrambi i genitori di vivere insieme le prime 6 settimane del bambino (le altre 10 sono facoltative) incoraggiando gli uomini a utilizzarli: il messaggio è che i padri hanno il diritto e l’obbligo di prendersi cura dei figli, nelle stesse condizioni e agli stessi termini delle donne, come aveva spiegato la sociologa Constanza Toblò a El Pais. 

Proprio questa caratteristica rende la Spagna un caso unico, e la mette davanti persino ai Paesi del Nord Europa, famosi per l’attenzione alle politiche sociali. In Europa settentrionale infatti i permessi sono più lunghi, ma sono trasferibili, il che si traduce spesso nella fruizione non da parte degli uomini, ma delle donne. 

Congedo di paternità in Europa: Italia agli ultimi posti

Stando ai dati elaborati dall’Osservatorio Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, quasi tutti i paesi europei hanno previsto un congedo per i padri tranne Austria, Croazia, Germania, Lussemburgo e Slovacchia. Oltre alla Spagna è il Portogallo a prevedere quello più lungo, 5 settimane, seguono Slovenia, Lituania e Finlandia, che si mantengono tutte sopra le due settimane, mentre la stragrande maggioranza degli altri Paesi europei resta a due settimane.

Ci sono però dei vincoli anche nei Paesi più virtuosi: in Irlanda i congedi di maternità e di paternità forniscono un contributo limitato, al di sotto del 66 per cento della retribuzione, mentre in Portogallo esiste un periodo di congedo parentale iniziale che spetta per le prime tre settimane alla madre, mentre il resto del congedo può essere ripartito tra i due genitori. In Svezia, invece, è obbligatorio per le donne prendersi due settimane prima o dopo il parto, ma per ricevere un’indennità devono far ricorso al congedo parentale. L’Italia, con i suoi 10 giorni di congedo di paternità, è comunque agli ultimi posti della classifica, davanti soltanto a Romania, Ungheria, Grecia e Malta.

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