La creatività che cambia il mondo: a Milano “A Creativity Revival”, l’unconference di Fondazione Moleskine

Dal 14 al 18 ottobre, gli spazi di BASE a Milano si sono trasformati in un hub internazionale che ha accolto le storie di 100 change-makers provenienti da 35 Paesi del mondo. L’occasione è stata quella di A Creativity Revival, il public program di Fondazione Moleskine che ha offerto una serie di conversazioni dedicate all'esplorazione del ruolo della creatività nella trasformazione sociale. Abbiamo partecipato alla giornata del 17 ottobre

Un’iniezione di speranza: è questa la sensazione che ha accompagnato A Creativity Revival, la seconda edizione del ciclo di incontri dedicati alla creatività come motore del cambiamento di Fondazione Moleskine. L’evento ha portato a Milano 100 “creative pioneers” da tutto il mondo che attraverso l’arte, la musica, il teatro, la consapevolezza ambientale e la cultura stanno creando un impatto positivo nelle loro comunità di appartenenza.

Dal 14 al 18 ottobre, le loro storie sono state le protagoniste dei workshop, open talk e conversazioni che hanno animato gli spazi di BASE.

A dominare il programma, una domanda su tutte: può la creatività cambiare il mondo?

Un interrogativo che si è ripetuto nel corso dei giorni come un mantra, e che trova nella fitta rete di associazioni fondate dai partecipanti dell'evento una sola risposta: sì. Ma sono state tante altre le domande a susseguirsi: quale ruolo può svolgere la musica nel reimmaginare le carceri? Cosa può fare il teatro per coloro che sono colpiti dalle guerre in luoghi come l'Ucraina e la Palestina? Come può il cinema trasformare l'apatia degli elettori in Sudafrica in un ritrovato senso civico e rafforzare la democrazia? E cosa può fare un circo per coltivare resilienza e vitalità nei giovani dello Zambia?

L’evento è stato organizzato nella modalità dell’”unconference”, format che ha voluto favorire la collaborazione tra i partecipanti e l'apprendimento non competitivo tra pari. Un formato interattivo che ha permesso a chiunque di avviare una discussione rivendicando tempo e spazio. Ai 100 change-makers partecipanti, una sola richiesta: mettersi a proprio agio nella complessità, senza intimorirsi di fronte alle contraddizioni, né provare a risolverne le cause.

I partecipanti di A Creativity Revival

Provenienti da ogni angolo del mondo e da alcuni luoghi percorsi da conflitti, i partecipanti hanno raccontato la loro storia e le loro esperienze nell’utilizzare la creatività al servizio della comunità. Tra le organizzazioni presenti, la Escuela de Teatro Musical de Petare a Caracas, in Venezuela, associazione civile che offre alla comunità di Petare, uno dei quartieri più pericolosi del mondo, uno spazio gratuito di formazione e professionalizzazione nelle arti dello spettacolo per bambini e giovani; Active Vista, istituto di formazione filippino nato per rispondere all'urgente necessità di formazione sui diritti umani; Bridges for Music, associazione che a Cape Town offre educazione artistica ai ragazzi in difficoltà; Circus Zambia, impresa sociale che a Lukasa fornisce un sostegno ai giovani provenienti da contesti emarginati; Fragments Theatre, realtà di Jenin, in Palestina, che ha la missione di diffondere le arti nella comunità locale.

Tra le associazioni e imprese sociali italiane, invece, 167rEvolution, associazione senza scopo di lucro che promuove uno sviluppo sociale nel quartiere Stadio di Lecce; NatWorking, APS che favorisce lo sviluppo e il turismo dolce nelle aree rurali e interne, mettendo in rete una comunità di persone che desiderano migliorare le proprie condizioni di lavoro; XFARM, cooperativa formata che sta trasformando 50 ettari di terreno confiscati alla criminalità organizzata in un'impresa agricola, ecologica e sociale; T12 Lab, organizzazione culturale e di ricerca che utilizza il design per rigenerare gli spazi urbani coinvolgendo le comunità.

I protagonisti delle giornate del 15 e 16 ottobre

Dopo una prima giornata di benvenuto, il 15 e il 16 ottobre il programma dell’Unconference è entrato nel vivo, includendo una conversazione con il giudice sudafricano Albie Sachs, figura chiave nella lotta contro l'apartheid e nella stesura della costituzione sudafricana. Nel suo intervento ha spiegato come abbia dedicato la sua vita e la sua carriera proprio all'esplorazione delle potenzialità dell’arte e della cultura nella creazione di un mondo migliore.

Nella stessa giornata, Albie Sachs ha portato fuori dalle mura di BASE lo spirito e i temi dell’Unconference, partecipando insieme a Lwando Xaso, alla Professoressa e Presidente emerito della Corte Costituzionale Marta Cartabia e al Prof. Giulio Napolitano a un panel dal titolo “The Law of Creativity".

Albie Sachs
Albie Sachs

Il giorno seguente, Lwando Xaso ha incontrato Adama Sanneh, CEO di Fondazione Moleskine, per lanciare alcuni interrogativi sul ruolo della collettività nei conflitti: che cosa significa essere testimoni delle guerre e dei conflitti in corso nel mondo? Cosa dovrebbe fare la comunità creativa in questo periodo?

Lwando Xaso
Lwando Xaso

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Un'immersione nel cambiamento: la giornata del 17 ottobre

Giovedì 17 ottobre è stata la volta di una serie di panel che hanno affrontato alcune delle sfide globali più urgenti di oggi. La giornata si è aperta con una conversazione tra Adama Sanneh, CEO di Fondazione Moleskine e il sindaco di Milano Beppe Sala, che ha raccontato così il suo rapporto con la creatività: «Per amministrare una città come Milano è molto utile essere creativi. Ma è anche necessario avere metodo. In generale, il mio lavoro è guidato dalla ricerca di un senso, di una motivazione profonda in ciò che faccio. È stato anche questo a spingermi anni fa a candidarmi come sindaco. Dopo tanti anni nell’imprenditoria, avrei potuto ritirarmi in Liguria, al mare. E invece ho scelto di essere qui, e l’ho fatto per un motivo, una causa. Il senso è ciò che rende una vita piena, ricca. E la ricerca del senso scorre anche attraverso la creatività».

Beppe Sala e Adama Sanneh
Beppe Sala e Adama Sanneh

A seguire il talk sono stati i panel che hanno fatto incontrare le riflessioni di alcuni change-maker su specifiche tematiche. Le intersezioni tra l’elemento locale e “glocal” sono state al centro della conversazione “The beauty of movement: cultures and identities shaping our cities”, che ha visto intrecciarsi le storie di Milano Mediterranea, centro d'arte partecipata decoloniale e nomade; Seven Hills, organizzazione senza scopo di lucro di Amman, in Giordania, che utilizza lo skateboard e i programmi creativi come strumenti di sviluppo sociale e personale e Oroko Radio, stazione radio comunitaria ad Accra, in Ghana, che crea una piattaforma per le comunità creative africane e diasporiche. L’incontro, che ha visto al centro il tema dell’inclusione e dello sviluppo delle comunità locali urbane attraverso la creatività, è stato moderato da Marta Foresti, fondatrice di LAGO Collective, collettivo di ricerca su creatività, migrazione, cultura e arti.

A sinistra, Victoria Dabdoub, Deputy Director di Seven Hills; a destra Vittoria Lombardi, Project Ma
A sinistra, Victoria Dabdoub, Deputy Director di Seven Hills; a destra Vittoria Lombardi, Project Manager di Milano Mediterranea

Tra i talk del pomeriggio, “The power of stories: re-imagining the future and strengthening communities” ha esplorato il ruolo dello storytelling nel decostruire narrazioni dominanti e nel lasciar emergere una visione più completa della complessità. A moderare il panel è stata Elena Pasquini, giornalista che si è spesso occupata di conflitti, e che ha spiegato: «Come reporter mi rendo conto di aver contribuito a un tipo di narrazione che dipingeva le persone che vivevano in situazioni di conflitto semplicemente come vittime: è necessario creare una nuova narrazione delle zone colpite da guerra che faccia anche emergere tutta la bellezza che viene costruita in questi contesti».

A sinistra, Clara Amante, Board Member di Gerador; a destra la giornalista Elena Pasquini
A sinistra, Clara Amante, Board Member di Gerador; a destra la giornalista Elena Pasquini

Protagonisti del panel sono state le realtà Circus Zambia, che ha trasformato l’arte circense in strumento di sviluppo sociale, Seenaryo, associazione che in Libano e in Giordania utilizza l’arte e il teatro come attivatori sociali e Gerador, piattaforma portoghese per il giornalismo, la cultura e l’educazione. I loro interventi hanno provato a rispondere alla domanda: com'è possibile trasformare lo storytelling in una porta di accesso verso un mondo che dia voce alle persone che non ce l’hanno?

A chiudere la giornata è stata poi la mostra della collezione della Fondazione Moleskine e il dj set a cura di Oroko Radio.

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