Chi sono i deinfluencer e perché sono le nuove star di TikTok

Protagonisti di video virali in cui smontano recensioni e video promozionali firmati da influencer, hanno milioni di visualizzazioni: ecco in cosa consiste il deinfluencing

In principio erano consigli su cosa acquistare, persone che hanno costruito un'intera carriera sull’abile utilizzo dei social, da TikTok a Instagram, per pubblicizzare in modo più o meno esplicitio prodotti o servizi, dai rossetti agli abiti passando per ristoranti e parrucchieri, sfruttando la popolarità online. Adesso, però, sui social lo scettro sembra passare, lentamente ma inesorabilmente, dalle mani degli influencer a quello dei “deinfluencer”. Ovvero persone che nei loro video consigliano cosa non comprare, smontando recensioni eccessivamente entusiaste - e magari falsate da omaggi, sconti o provvigioni - e fornendo alternative più economiche ed efficaci.

Come è nato il trend del "deinfluencing"

Il trend del “deinfluencing” ha preso sempre più piede su TikTok e riguarda principalmente il mondo del beauty, del fashion e del lifestyle. L’obiettivo è contrastare l’eccessivo consumismo e la corsa all’acquisto, e puntare i fari anche sulla sostenibilità dei prodotti che vengono consigliati dagli influencer. Lo ha spiegato chiaramente, a inizio anno, la content creator Shelbi Orme in un video visualizzato 100 milioni di volte: «Abbiamo tutti scoperto l’impatto dell’industria della fast fashion, sappiamo della violazione dei diritti umani, ma sull’industria del “fast make-up” sappiamo molto poco, anche se è ugualmente problematico». 

@shelbizleee

we all know how horrific fast fashion is but this cycle of fast make up leads to A LOT of waste & a lot of people exploited along the way. Just for most of it to end up going to landfill. #wasteofmoney #deinfluencing #anticonsumerism #fastfashion #fastmakeup

♬ Elevator Music – Bohoman

Un vaso di Pandora, quello scoperchiato da Orme, che su TikTok sta guadagnando sempre più attenzione: le beauty influencer finiscono spesso nel mirino dei deinfluencer, che smontano parola per parola recensioni e video sponsorizzati chiamando in causa la pubblicità ingannevole. Basti pensare alla bufera in cui si è ritrovata Mikayla Nogueira, truccatrice con milioni di follower su TikTok, quando ha postato un video in cui pubblicizza un mascara che, a suo dire, regalerebbe un effetto “ciglia finte”. Peccato che per la gran parte degli utenti che hanno commentato si sia trattato di pubblicità ingannevole, perché Nogueira avrebbe applicato proprio un paio di ciglia finte tra una clip e l’altra usata per creare il video.

@mikaylanogueira

THESE ARE THE LASHES OF MY DREAMS!! @lorealparisusa never lets me down 😭 #TelescopicLift #LorealParisPartner #LorealParis @zoehonsinger

♬ original sound – Mikayla Nogueira

L’hashtag #deinfluencing imperversa in migliaia di video su TikTok, alcuni dei quali sono stati visualizzati milioni di volte: tra le portavoce di questo movimento - che dal beauty si sta allargando a molte tipologie di prodotti acquistabili online - ci sono Alyssa Kromelis (@alyssastephanie) e Valeria Fride (@valeriafride).

Entrambe hanno condiviso video che hanno totalizzato milioni di visualizzazioni in cui smontano prodotti beauty resi virali proprio su TikTok, suggerendo «cosa non comprare» e offrendo alternative low cost ma «ugualmente efficaci»: inutile dire che i commenti entusiasti hanno iniziato a piovere a valanga, con richieste di postare altri video dello stesso genere.

Le critiche alle deinfluencer e alla loro "influenza involontaria"

Ovviamente, l’ascesa così rapida e imponente dei deinfluencer ha suscitato una riflessione che li accomuna, loro malgrado, agli influencer. E cioè l’influenza, appunto, che la loro opinione e i loro contenuti esercitano sulla community di TikTok. La questione riguarda in particolare quei video in cui vengono offerti altri prodotti rispetto a quelli “smontati”: dove sta la differenza, si chiedono i detrattori, rispetto a quanto fatto dagli influencer sino a oggi? La risposta starebbe nel fatto che i deinfluencer non consigliano cosa comprare, ma si limitano a dare un’opinione scevra di condizionamenti sui prodotti, criticandoli se necessario, e a suggerire alternative meno costose che non suggeriscono di comprare, ma si limitano a citare. 

https://www.tiktok.com/@valeriafride/video/7193903088783068458?embed_source=121331973%2C71011723%2C120811592%2C120810756%3Bnull%3Bembed_masking&refer=embed&referer_url=www.vanityfair.it%2Farticle%2Fdeinfluencer-beauty-chi-sono&referer_video_id=7193122514799742251

Una visione particolarmente apprezzata in questo periodo storico in cui la crisi economica ha colpito duro, e in cui la stragrande maggioranza delle persone è alla ricerca di versione meno costose dei loro prodotti preferiti, senza per questo rimetterci in qualità. Resta da capire se si tratta di un trend passeggero, o se andrà a radicarsi come alternativa alla cosiddetta “influencer economy”.

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