Esiste una differenza tra uguaglianza ed equità?
Facendo riferimento alla nostra Costituzione, l’articolo. 3 recita :
"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese"
Volendo analizzare tale articolo, possiamo affermare che esistono due tipi di uguaglianza: una formale e una sostanziale
Capire le differenze è molto semplice.
L’uguaglianza rende tutti uguali davanti alla legge: tutti sono trattati allo stesso modo in qualsiasi circostanza, anche se questo può portare ad avere risultati disuguali. Questo accade perchè un'uguaglianza formale non tiene conto delle diverse e mutevoli condizioni soggettive. Ed è per questo che, al contrario, l’uguaglianza sostanziale, oltre ad affermare che tutti sono uguali di fronte alla legge, garantisce effettivamente questa uguaglianza.
In che modo?
Eliminando ogni tipo di ostacolo, da quelli di natura economica a quelli di natura sociale.
Se dovessimo spiegare questa differenza a un bambino e fargli capire l’importanza di questi principi lo faremmo con un’immagine, tanto semplice quanto d’effetto, questa:
Immaginiamo tre persone che hanno come obiettivo quello di vedere un paesaggio oltre la recinzione. Ogni persona avrà un’altezza diversa quindi, anche se a ognuno di loro è stato fornito un supporto per vedere oltre la recinzione (immaginiamo dei cubi di uguale altezza per ciascuno), cosa accadrà?
La persona più alta sarà in grado di vedere perfettamente ciò che c’è oltre la recinzione, la persona di altezza media riuscirà a malapena a vedere oltre il recinto, mentre la persona più bassa non riuscirà a vedere proprio nulla. Questo significa che anche se tutti hanno le stesse disponibilità e strumentazioni, non tutti otterranno lo stesso risultato.
Immaginiamo dunque la stessa immagine con le stesse persone ma con risorse diverse: la persona più alta riceve meno risorse (cubo più basso) della persone con altezza “media” e quella più bassa riceverà il massimo della risorsa (cubo più alto): in questo modo si riuscirà a ottenere un punto di partenza equo per ogni persona e tutti avranno lo stesso risultato.
Dopo questa metafora possiamo riprendere il discorso e affermare che l'uguaglianza formale è dare alle persone le stesse risorse, mentre equità è dare a tutti le stesse possibilità
Uguaglianza ed equità dunque si focalizzano su due punti diversi: il primo sul punto di partenza, mentre il secondo riguarda un eventuale punto di arrivo, considerando le opportunità offerte e la valorizzazione della diversità. Possiamo raggiungere gli stessi obiettivi con il livello adeguato di mezzi per ognuno di noi, in base alle nostre esigenze e difficoltà.
Facciamo un esempio su ciò che più mi riguarda da vicino, ovvero quello di una persona con disabilità.
Sentirsi parte integrante e attiva della società è fondamentale per qualsiasi essere umano, ma per una persona con disabilità lo è ancor di più. Non deve essere la persona disabile a doversi adeguare all’ambiente, ma è l’ambiente che deve essere in grado di accogliere e di ospitare una disabilità attraverso l’eliminazione delle barriere architettoniche e culturali.
Ben venga la diversità, che ci rende unici e speciali. Ma quanto è facile per noi accettare il confronto con chi ha un pensiero diverso dal mio e quindi da chi presenta una disabilità? Con chi è diverso da noi? L’essere umano è portato a considerare normali le caratteristiche e usanze comuni tra le persone che è abituato a vedere e frequentare, ritenendo dunque sbagliato tutto ciò che non rispecchia le sue abitudini. Per questo vedere una persona di un’etnia diversa, di orientamenti sessuali diversi, con un corpo diverso o con una disabilità fa ancora scalpore e nella peggiore delle ipotesi ci porta a prenderne le distanze.
Viviamo in una società che ci vuole tutti uguali: la stessa scuola stabilisce di insegnare con la stessa metodica a persone che sono l’una diversa dall’altra, iniziando a reprimere e fin da piccoli la nostra unicità.
Non si dovrebbe formare ma informare e non si dovrebbe cercare di plasmare l’essere umano ma guidarlo nella propria crescita personale e interiore
Questo è chiedere troppo ad una collettività dove il “diverso” non è considerato come una risorsa ma un qualcosa da temere e starne lontano?
Dovremmo imparare a conoscere e apprezzare la nostra unicità per scoprire cosa possiamo offrire di unico all’altro. Dovremmo riuscire ad aprirci al confronto con chi ha caratteristiche, origini e pensieri diversi dai nostri, dovremmo imparare a cogliere il valore della diversità, la straordinarietà ed unicità di ognuno di noi.
L'essere diversi ci rende importanti e fa sì che ognuno di noi possa essere un piccolo patrimonio per la comunità.