Good News/Bad News: le notizie dal mondo sui diritti civili di luglio 2023

Nuovo appuntamento con la rubrica mensile sui diritti civili: a luglio parliamo di adozioni per coppie gay, bullismo che diventa finalmente reato e depenalizzazione della prostituzione

Il Ciai apre alle adozioni da parte di coppie gay o di single

Nelle settimane in cui infuria la polemica sulla linea con cui il governo ha deciso di affrontare il tema del riconoscimento ufficiale delle famiglie arcobaleno, il Ciai, Centro Italiano Aiuti all’Infanzia, ha deciso di prendere una posizione significativa e opposta.

Uno dei più famosi centri d’adozioni in Italia, attivo sin dal 1969, ha deciso di schierarsi a favore della possibilità di adottare o di avere in affido un bambino anche per single e coppie omogenitoriali. Il dibattito sul tema, all'interno del Ciai, è iniziato nel 2012 attraverso una serie di approfondimenti a livello scientifico e legale che l'hanno portato alla fine a dichiarare che «l’adozione e l’affido familiare da parte di coppie omogenitoriali e di single rappresentino, per bambini e bambine, la stessa valida opportunità di avere una famiglia stabile e affetti sicuri rispetto a una famiglia eterosessuale».

Una dichiarazione che assume particolare importanza alla luce della recente decisione, da parte della procura di Padova, di impugnare l’atto di nascita di 33 bambini figli di coppie gay, provvedimento che si aggiunge al blocco delle trascrizioni. E negli ultimi anni le richieste di adozione da parte di coppie gay o single sono aumentate significativamente, bloccate da una legge ormai vetusta, la 184 del 1983, che permette l’adozione «solo ai coniugi uniti in matrimonio da almeno tre anni tra i quali non sussista separazione personale neppure di fatto». La presa di posizione del Ciai, dunque, rappresenta un passaggio fondamentale per arrivare a un sistema che consenta le adozioni a prescindere dal modello familiare.

Il bullismo diventa reato

Il bullismo diventerà ufficialmente un reato punito con una pena che va da un anno a 6 anni e 6 mesi, mentre per i minori si arriva all’affidamento ai servizi sociali o a una comunità. Il progetto di legge è stato approvato all'unanimità dalla Commissione Giustizia, ed è pronto per approdare alla Camera e al Senato per l’esame e il voto definitivo.

A oggi l'unico reato punito penalmente - con la legge n.71/2017 - è il cyberbullismo, che all’articolo 1, comma 2, definisce il cyberbullismo come «qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo».

Per il bullismo, invece, non esisteva una definizione giuridicamente riconosciuta, e non veniva configurato un reato specifico. La proposta di legge presentata a febbraio vuole invece colmare questa lacuna introducendo l’articolo 612-bis del codice penale sui reati di bullismo e cyberbullismo, per cui si prevede la pena della reclusione per chi «con condotte reiterate, mediante violenza, atti ingiuriosi, denigratori o diffamatori o ogni altro atto idoneo intimidisce, minaccia o molesta taluno, in modo da porlo in stato di grave soggezione psicologica ovvero da isolarlo dal proprio contesto sociale», e la pena della reclusione da due a otto anni se i medesimi fatti sono commessi «mediante la rete internet o la rete di telefonia mobile».

La Camera, grazie al lavoro della commissione Giustizia e al voto unanime di maggioranza e opposizione, ha dunque colmato questa lacuna, già rilevata dalla Cassazione con diverse sentenze.

L'Estonia approva il matrimonio egualitario

cosa significa essere abrosessuale

L'Estonia è il primo tra i Paesi baltici ad approvare il matrimonio egualitario. Nel Paese le unioni omosessuali sono state legalmente riconosciute nel 2016, ma il matrimonio continuava a essere consentito solo tra persone di sesso opposto. A partire dal 2024, invece, due adulti potranno sposarsi «indipendentemente dal loro genere» grazie all'approvazione da parte del Parlamento di nuovi emendamenti alla legge sul diritto di famiglia.

«Tutti dovrebbero avere il diritto di sposare la persona che amano e con cui vogliono impegnarsi - ha detto la prima ministra Kaja Kallas, salita alla guida del Paese lo scorso marzo - Con questa decisione entriamo finalmente tra gli altri Paesi nordici e tutti gli altri paesi democratici del mondo in cui è stata concessa l'uguaglianza del matrimonio". Oggi il matrimonio tra persone delle stesso sesso in Europa è consentito da Andorra, Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Islanda, Lussemburgo, Malta, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Slovenia, Spagna, Svezia e Svizzera. Manca, ovviamente, l'Italia, dove sono previste e riconosciute solo le unioni civili.

La decisione dell'Estonia comporterà anche la possibilità, per le coppie gay che contraggono il matrimonio, di poter adottare figli.

Il Maine è il primo Stato americano a depenalizzare la prostituzione

Il Maine è il primo Stato americano a depenalizzare la prostituzione. La governatrice democratica Janet Mills ha approvato la legge 1435, che ha l'obiettivo di ridurre lo sfruttamento sessuale proprio attraverso la depenalizzazione.

A promuovere la legge è stata la deputata Lois Galgay Reckitt, che l'ha definita «il modo più responsabile ed efficace per aiutare le vittime del commercio sessuale, in particolare i bambini. È da molto tempo che dobbiamo proteggere meglio e depenalizzare chi esercita la prostituzione senza legalizzare i protettori e l’acquisto di sesso».

La norma, come spiegato dall'Associated Press, apporta anche modifiche linguistiche alla legge statale, rinominando il reato di “favoreggiamento della prostituzione di un minore o di una persona con disabilità mentale” in “sfruttamento sessuale commerciale di un minore o di una persona con disabilità mentale” e il reato di “adescamento di un minore a fini di prostituzione” in “adescamento di un minore a fini di sfruttamento sessuale commerciale”. La strategia è insomma quella di tutelare la vittima e così facendo ridurre la domanda di sesso a pagamento, modalità già adottata - con successo, stando ai dati - anche in Svezia, Norvegia, Islanda, Francia, Canada e Irlanda.

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