Disabilità: un viaggio nel tempo per una nuova cultura dell’inclusione
Quando parliamo di disabilità appare opportuno chiarire che prima della disabilità c'è sempre una persona e ci sono dei modi corretti per parlare di questo tema. Dunque sono assolutamente da evitare termini stigmatizzanti ed è fondamentale promuovere l'autodeterminazione e la partecipazione sociale delle persone con disabilità.
Sicuramente il concetto di disabilità è cambiato nel tempo e per comprendere ciò possiamo conoscere brevemente la storia della disabilità e di come essa sia diventata, oggi, una questione di diritti umani e di inclusione sociale per aiutare ad identificare le sfide e i problemi che le persone con disabilità hanno dovuto affrontare nel passato e come queste sfide possono essere superate e arginate in futuro.
Per capire meglio il nostro passato e avere uno sguardo sul futuro è importante sapere quali passi sono stati fatti prima di noi, disabilità o meno
Erroneamente si pensa però che il concetto di disabilità sia un discorso prettamente moderno che riguarda solo i nostri tempi. Invece, già alle prime forme di civiltà ritroviamo molti cenni alla disabilità.
In passato la diversità fisica veniva rappresentata come qualcosa di positivo: ad esempio nella società egizia era considerata segno della presenza degli Dei. Una concezione che però si è persa con le prime società greche in cui vediamo la disabilità associata, al contrario, ad un "castigo" degli Dei.
È purtroppo noto che alle origini della società greca e romana si uccidevano i neonati nati con qualche malformazione. Questo fenomeno così brutale e assurdo trova una "giustificazione" nel fatto che la decisione di crescere un bambino spettava a una commissione di anziani che aveva il compito di scegliere il futuro della città e di renderla uniforme con canoni standard, dunque la nascita di un bambino con disabilità non era una situazione privata ma riguardava l'intera società. Ricordiamo anche che la società greca era fondata sugli ideali della perfezione, della forza e della bellezza. Elementi all'epoca lontani dal mondo della disabilità.
Fino alla fine dell'Impero Romano purtroppo la società non cambiò idea nei confronti delle persone con disabilità e anzi, spesso le madri erano ritenute anche responsabili. Un'ulteriore discriminazione in un contesto storico già difficile per le donne, ricco di ignoranza, paura e superstizione che non aiutava né le donne né le persone con disabilità.
Durante il Medioevo il concetto di disabilità viene collegato a quello di povertà: i cittadini disabili erano considerati inabili al lavoro e di conseguenza poveri. Questo durò fino a quando un nuovo atteggiamento portò ad inserire nel mondo del lavoro alcune persone con disabilità.
È stato solo però grazie al secolo dei Lumi, ovvero al Settecento, che iniziarono a instaurarsi delle azioni a favore delle persone con disabilità
Qesto perché vi era l'idea che ogni persona sia dotata di dignità e natura umana, anche se veniva sempre intesa come una persona da dover curare, bisognosa di cure.
Durante i primi decenni del Novecento, lo scoppio della Prima Guerra Mondiale portò ad avere circa 10 milioni di persone in Europa mutilate e invalide, aprendo un nuovo scenario della disabilità, con veloci ampliamenti nella produzione di ausili per persone con disabilità nonchè l'accelerazione in misure previdenziali.
In Italia, per esempio, ci fu l'obbligatorietà dell'assicurazione per l'invalidità e la vecchiaia nel 1919. Solo però negli ultimi decenni del Novecento, si è assistito a un cambiamento epocale ed effettivo che ha visto affermati i diritti delle persone con disabilità nell'ambito sociale e lavorativo. Tutto questo grazie anche allo sviluppo di politiche dello Stato sociale sulla disabilità, grazie ad associazioni costituite per le persone con disabilità, per lo sviluppo della scienza, della medicina e per la voce di tante persone con disabilità che finalmente non passa più in secondo piano.
Anche gli anni Settanta e Ottanta hanno contribuito molto a rendere la società più inclusiva grazie a una serie di leggi e provvedimenti per le persone con disabilità. Un esempio eclatante è stato l'abbattimento delle barriere architettoniche, l'istituzione del contrassegno per i veicoli delle persone con disabilità e la legge del 1977 che aprì le scuole comuni agli alunni con disabilità per una totale integrazione e la L.104/1992, tutti traguardi importanti per le persone con disabilità e per l'intera società.
Negli ultimi decenni, la voce delle persone con disabilità è diventata sempre più importante e rilevante.
La Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità sottolinea l'importanza di garantire alle persone con disabilità il diritto di partecipare pienamente alla vita sociale, economica e culturale
Partendo proprio da questa definizione - "Per persone con disabilità si intendono coloro che presentano durature menomazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali che in interazione con barriere di diversa natura possono ostacolare la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su base di uguaglianza con gli altri" - possiamo dedurre che si usa un linguaggio "person first", ovvero mettendo la persona in primo piano, affermando che la disabilità non fa parte della persona ma diventa un problema quando sussistono le barriere architettoniche che di fatto ostacolano l'effettiva e piena partecipazione nella società delle persone con disabilità.
Abbiamo fatto un breve excursus di come le persone con disabilità abbiano dovuto lottare per far sentire e far tutelare i propri diritti, e ognuno di noi può contribuire a questo cambiamento culturale, partendo anche dalle piccole cose, come ad esempio l'uso di un linguaggio corretto. Sappiamo che le parole formano le idee e il senso, abbattono muri e costruiscono ponti. Dunque se per decenni si è fatto un uso scorretto di numerosi termini come "minorato", "invalido e mutilato" "handicappato" "infermo" "inabile" "diversamente abile", evidenziando così una concezione negativa della disabilità perché sinonimo di sofferenza e malattia, oggi possiamo contribuire a eliminare questi bias e garantire un'uguaglianza sostanziale.