Egadi Pride: Favignana si apre all’inclusività ospitando il suo primo Pride
Sabato 25 giugno per le isole Egadi è una data storica: si svolgerà il primo Egadi Pride sull’isola di Favignana. L’isola, una delle tre che insieme a Levanzo e Marettimo compone l’arcipelago al largo di Trapani, al motto di Non isole, arcipelaghə di differenze, accoglierà la prima manifestazione a carattere LGBTQIA+, patrocinata (gratuitamente) dal comune e realizzata grazie al sostegno economico della comunità e dei commercianti locali
Non è stato semplice però organizzare l’Egadi Pride. La ritrosia, i dubbi e le perplessità hanno accompagnato la nascita della manifestazione. Il piccolo collettivo guidato dall’architetto Anna Patti ha avuto poco tempo per organizzare quello che è a tutti gli effetti la prima manifestazione che si svolge sull’isola:
fa sorridere ma è vero il fatto che Favignana non conosca quasi il significato del termine “manifestazione”. Sull’isola, oramai ambita meta turistica, non si è mai scesi in piazza per manifestare, tranne per un timido tentativo a scopo ambientalista lo scorso anno
Rendere credibile l’Egadi Pride, dunque, è stata una mission a tutti gli effetti. Ma quello che conta è che grazie all’Egadi Pride per la prima volta le strade di Favignana si coloreranno di bandiere arcobaleno. Ed è significativo che il simbolo della lotta per i diritti della comunità LGBTQIA+ sventoli per le vie dell’isola, la cui forma a farfalla è da sempre sinonimo di libertà.
Il tema della giornata dell’Egadi Pride, Non isole, arcipelaghə di differenze, prende spunto dai versi del poeta inglese John Donne: "Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto". Ed è bene ricordarlo in un momento in cui la realtà sembra averci fatto dimenticare quando importanti siano le relazioni sociali, relazioni che in un’isola sono ancor più importanti a causa del distanziamento dalla terraferma.
Uno degli obiettivi dell’Egadi Pride è quello di cercare di ridurre tale distanziamento e, soprattutto, di annullare ogni suddivisione binaria: uomo/donna, bianco/nero, ricco/povero, inclusività/marginalità e, last but not least, isolano/straniero
Su quest’ultima contrapposizione potrebbero aprirsi numerosi dibattiti. A Favignana, così come a Marettimo o Levanzo, chi arriva via mare viene considerato “straniero”, ospite, turista. Non che manchi l’accoglienza, attenzione. Si tratta più che altro di una forma mentis che porta a una totale chiusura culturale e che, inevitabilmente, influisce sulla vita della comunità queer, che spesso non ha il coraggio di fare coming out. Manca il confronto e chi affronta il proprio coming in deve fare i conti con un isolamento ancora maggiore, sia d’inverno sia d’estate. Per non parlare poi di alcuni residui di latente omofobia, pregiudizi e talvolta cattiveria gratuita.
«Una società, fondata sul modello binario, lavora sulla contrapposizione delle differenze, per cui i binomi uomo/donna, etero/gay, giovane/vecchio, abile/disabile, nativo/estraneo, bianco/nero non fanno parte dello stesso insieme. Le differenze invece sono una risorsa per l’umanità e non solo vanno tutelate, ma accolte come un valore aggiunto. Sentiamo il bisogno di riconoscerci in nuovi immaginari ed essere liberə di creare nuove forme di relazione», ha dichiarato Anna Patti, portavoce di Egadi Pride che abbiamo incontrato in esclusiva a Palermo.
Alle sue parole fanno inevitabilmente eco quelle di Angelo Gallina, altro portavoce di Egadi Pride: «Lo scopo principale della manifestazione è quello di far uscire allo scoperto le nuove generazioni che hanno ancora paura di mostrare la loro identità in un contesto piccolo come il nostro. Conosco molte persone che come me si sono sentite isolate nell'isola, e hanno tentato di scappare sulla terraferma per manifestare il proprio io. Bisogna fare un cambio di rotta, bisogna vivere la propria sessualità nel luogo in cui siamo nati e cresciuti senza paura di essere giudicati».
Tra i primi a capire l'importanza di Egadi Pride, c'è stata Barbara d'Urso, una da sempre vicina alla comunità lgbtqia+, che ha fatto pervenire il suo sostegno.
Qui la nostra intervista ad Anna Patti, portavoce di Egadi Pride.
Da dove nasce l’idea di organizzare un Pride alle Egadi? E, soprattutto, perché organizzare un Pride alle Egadi?
L'idea è nata da un'associazione di Favignana, Radio Egadà, che in questi ultimi due anni di pandemia ha cercato tramite una radio on line di tenere compagnia alla comunità. Lo ha fatto principalmente per tentare di integrare i ragazzi anche d'inverno, per offrire loro qualcosa da fare. A Favignana il distacco tra le due stagioni, estate e inverno, si sente tantissimo. In inverno, non c’è nulla da fare e i giovani restano in casa. D’estate, invece, grazie al turismo di cui si nutre l’isola, lavorano e non possono muoversi per prendere parte a concerti o eventi che si tengono fuori dall’isola. Sono dunque isolani isolati: è come se vivessero in un continuo lockdown.
Sono in pochi quelli che generalmente possono viaggiare e vedere un “mondo” diverso: la maggior parte rimane sempre sull’isola. Le uniche cose che i giovani vivono devono arrivare dall’isola stessa ma spesso, ahimè, non arrivano. Sono pochissime le proposte culturali, ad esempio, così come quelle sociali o i nuovi stimoli. Per i giovani isolani, tutto quello che leggono o sentono è qualcosa che avviene sempre in un altrove lontano e non vicino a loro. Figuriamoci quindi se la comunità LGBTQIA+ ha modo di confrontarsi: è come se non ci fosse e non avesse eco. Aggiungete poi qualche episodio di bullismo verso chi ha atteggiamenti ritenuti diversi e un po’ di omofobia ed è spiegato il perché di un Pride alle Egadi.
E quindi come vivono la propria condizione i giovani omosessuali dell’isola? Per loro sarà ancora più complicato.
Chi può permetterselo, vive quasi una doppia vita. Manifesta il suo essere andando fuori dall’isola durante i fine settimana, a Trapani o a Palermo. A Favignana non c’è nemmeno la possibilità di confrontarsi gli uni con gli altri. Non c’è una sede Arcigay, ad esempio, e mancano i punti di ritrovo per il confronto e lo scambio di opinioni, esperienze e vissuto.
Come hanno reagito le autorità locali quando avete proposto loro l’idea del Pride?
Nonostante sia di sinistra, il sindaco inizialmente ha tentennato ma non perché non appoggiasse la manifestazione. Ho avuto come la sensazione che il Pride lo mettesse per certi versi in difficoltà, che quasi non trovasse un motivo valido per cui dovesse farsi. Come giustificare il patrocinio, gratuitamente, era la preoccupazione principale tant’è che ha chiesto la prova che i Pride di Palermo fossero realmente stati patrocinati dal Comune.
Perché secondo te lo metteva in difficoltà?
Per timore di essere attaccato dall’opposizione di destra ma anche da quella all’interno della sua stessa area politica. C’era come una sorta di paura a esporsi.
Eppure, il Pride è una manifestazione che sottolinea l’importanza dell’inclusività, non solo nei confronti della comunità queer ma anche nei confronti delle minoranze. Al Pride vanno anche gli eterosessuali che vogliono sostenere la causa: uguali diritti per tutti.
Ma non solo. Il Pride è la celebrazione della libertà di scelta, una libertà che ad esempio può riguardare anche un eterosessuale che vuole vivere immaginari diversi da quelli che vogliono imporre, che ha un ideale diverso di famiglia, sulla sessualità o sulle relazioni amorose.
Come ha reagito invece la comunità favignanese? So che i commercianti hanno sostenuto il Pride anche da un punto di vista economico.
Io e Dario Di Vita ci siamo recati personalmente dai negozianti. Hanno tutti subito capito di cosa si trattava, tranne qualcuno a cui abbiamo spiegato cosa fosse il Pride. C’è chi ha mostrato maggior entusiasmo e chi meno, chi ha sostenuto la manifestazione appoggiando la causa in maniera sostanziosa e chi, invece, con diffidenza metteva a disposizione contributi irrisori, partecipando soltanto per timore delle eventuali ripercussioni generate da una possibile accusa di omofobia.
E la gente del posto come ha accolto la notizia del Pride? Parteciperà alla manifestazione?
Sai che non lo so? Ci potrebbe essere la paura di essere etichettati come omosessuali solo partecipandovi ma il problema di fondo è un altro: i favignanesi non sono abituati alle manifestazioni. Che io ricordi, non ce n’è mai stata una se non forse, se così vogliamo chiamarla, quella contro il radar lo scorso anno.
Come avete organizzato praticamente questo primo Egadi Pride?
Sarà nella giornata di sabato 25 ma, ovviamente, chi vuole può approfittare del weekend e arrivare a Favignana già dalla sera del venerdì e trascorrere sull’isola anche la domenica. Ma si può anche arrivare e ripartire in giornata con gli aliscafi da e per Trapani.
La prima tappa sarà costituita dal Wake Up Yoga, previsto dalle 9 alle 10 al Giardino dell’Impossibile, una location unica tra le cave di tufo e le rigogliose piante endemiche. A tenerla sarà Michela Mansueto, cofondatrice della Residenza Yoga Om Shanti Home e attivista del movimento LGBTQIA+ che si è trasferita sull’isola da una decina d’anni. Come molti altri, è rimasta a Favignana dopo essersene innamorata. La location è una delle più suggestive dell’isola, messa a disposizione dal proprietario, Nunzio Campo. Portandosi materassini o asciugamani, sarà così possibile risvegliare mente e corpo.
Si prosegue poi con la Bike Parade prevista dalle 11 alle 14. In cosa consiste?
Favignana si presta particolarmente a essere percorsa tutta in bicicletta, il mezzo più ecologico ma anche il più diffuso sull’isola, la usano tutti. La bicicletta è anche il mezzo di trasporto, secondo alcune ricerche, più sexy. C’è un intero movimento di sessualizzazione della bicicletta. Abbiamo pensato di unire le due cose, ovviamente senza eccessi: alla Bike Parade possono venire anche le famiglie con i loro bambini.
Partiremo dal porto, aspettando coloro che arriveranno in mattinata con gli aliscafi. A chi prenderà parte alla Bike Parade daremo un braccialetto Pride, con cui avrà diritto a particolari sconti, a cominciare proprio dal costo di noleggio della stessa bicicletta. Tra gli sconti, ci sono anche quelli per un pranzo o una cena.
Dal porto proseguiremo fino a Lido Burrone, una delle poche spiagge sabbiose dell’isola: l’area marina protetta ha messo a disposizione del Pride per tre giorni il mezzo elettrico che solitamente usa per le tartarughe per diffondere musica. A Lido Burrone ci sarà il Beach Party con previsto bagno a mare collettivo come rito liberatorio. Ognuno potrà tornare a casa o in albergo, restare in spiaggia o girare l’isola, andare a pranzo dove vuole.
La fine del Beach Party è prevista per le 14. I Priders avranno dunque tre ore libere per godersi Favignana prima dell’inizio della Walking Parade. Come sarà strutturata la Walking Parade?
Ci sarà il corteo vero e proprio a piedi. Il concentramento sarà alla Marina, una piazza sul mare che funge da porticciolo turistico. Si proseguirà poi a zig zag tra le strade del paese fino ad arrivare a Piazzetta Sant’Anna, quella in cima al paese. Da lì, si proseguirà scendendo lungo un lunghissimo corso per raggiungere piazza Matrice prima di rientrare alla Marina attraversando il corso principale. Sarebbe bello vedere lungo il percorso tutti quanti in festa, dai commercianti alle persone comuni. Sarebbe un modo per dire: siamo con voi.
Al corteo, accompagnato sempre dalla musica, prenderà parte anche una drag queen di Trapani, Giuliana Della Litoranea. Ma possono prendervi parte tutti quanti per richiamare l’attenzione verso tematiche che vanno sostenute. Una volta terminato il corteo, a piazza Marina ci saranno le Sound Stories con diversi interventi dal palco appositamente allestito. Parlerà il sindaco ma mi piacerebbe anche che aprisse il corteo. Interverrò io, Luigi Carollo (il coordinatore del Palermo Pride), Daniele Viotti (attivista ed ex rappresentante dell’intergruppo LGBTQIA+ al Parlamento Europeo) e Maria Guccione, ex assessore alla cultura delle Egadi, che ha preparato un discorso sul ruolo della donna ai suoi tempi. Ma anche Josephine, un’attivista transgender di Trapani che racconterà una storia. Non mancheranno poi gli artisti: da Giuliana già citata a Nuwella, Diamante e Jonas Aloja.
Ci saranno storie dei ragazzi dell’isola?
Mi piacerebbe. Vorrei che parlasse Angelo Gallina, il portavoce di Egadi Pride. Gli altri, purtroppo, hanno paura di esporsi. Lo sfottò, le battutine e le maldicenze incutono timore.
E si arriva così alle 22, orario di inizio della festa vera e propria, il Popshock Pride Party.
Si terrà al Sea Club, un lido a due passi dal centro del paese. Il Popshock è lo storico queer party che da anni è resident ai Candelai di Palermo. Ideato da Marco Agnello, è una sorta di presidio di libertà in cui i giovani si sentono in Europa, si mischiano e si integrano senza distinzione di genere e orientamento. I ragazzi del Popshock, attivisti del Palermo Pride, hanno deciso di aderire solo con rimborso spese: è il loro modo per supportare l’Egadi Pride, vogliono essere parte di questo primo Pride. Dicono che l’emozione più forte sta proprio nel fatto che è il primo che si organizza, nell’incertezza su come sarà l’accoglienza.
E come pensi che sarà l’accoglienza da parte della gente comune?
Mi piacerebbe che tutti aprissero le porte al passaggio del corteo, dal più anziano al più giovane. Vorrei che sapessero che aprire le persiane o affacciarsi al balcone è un gesto altamente simbolico di apertura. Un po’ quello che si fa quando in paese passa la banda musicale: tutti accorrono a vederla o a seguirne il percorso. Sarebbe bello se ci riservassero la stessa accoglienza.
Qual è il diritto più grande che ti auguri venga concesso ai giovani di Favignana?
Intanto, quello di essere libero di scegliere e di essere al di fuori della logica della famiglia, che ti spinge a essere una persona diversa da quella che sei o a seguire una strada già segnata. Il mio impegno è quello di far sì che questo Pride dia l’input decisivo a stimolare le persone a ricercare nuovi immaginari e a non seguire quelli già segnati. Ognuno di noi è diverso e differente l’uno dall’altro: liberiamoci dalle etichette e cerchiamo ognuno la nostra strada. Usciamo anche da quella binarietà che vede i favignanesi da un lato e tutti gli altri, gli “estranei”, dall’altro.