Eterobasiche: le instagrammer che giocano con gli stereotipi di genere
Partite da Tik Tok, sono approdate su Instagram lo scorso 25 novembre e lì il fenomeno è esploso: hanno già raggiunto 66 mila follower e non accennano a fermarsi.
Nei video le eterobasiche impersonano i loro alter ego maschili in situazioni da maschi: allo stadio, alla guida, a giocare ai videogiochi, quando finiscono al museo, in centro a fare shopping o a rilassarsi al lago. Lo stereotipo è messo in scena alla perfezione: dal contesto alla postura, dal linguaggio ai luoghi comuni. E funziona.
Il progetto nato per gioco che ribalta gli stereotipi
Il progetto è nato come un gioco: insieme in vacanza in un paesino di campagna, le due hanno registrato e montato un video da inviare ai loro amici per prenderli in giro. A distanza di mesi, hanno riso riguardandolo e lo hanno pubblicato su Tik Tok, per salvarlo. È diventato subito virale.
Ridere e giocare, anche con gli stereotipi, si è dimostrata la formula vincente. Valeria e Maria Chiara sono sincere nei loro video: tifose sfegatate della Lazio anche nel privato, parlano di calcio e romanità.
Uno dei punti di forza di eterobasiche, infatti, è la spontaneità. I personaggi sono dichiaratamente esagerati, ma sono ricalcati a partire da un mondo che è autentico, che è vero per chi lo vive e lo conosce bene. Anche Roma è un personaggio, pieno di stereotipi oltretutto, e viene spesso messa al centro: eppure, le eterobasiche arrivano anche a chi non coglie direttamente i loro riferimenti.
De Angelis e Cicolani, infatti, non sono diverse dai tanti che le seguono: sono ragazze, sono giovani, sono cresciute con le contraddizioni di chi ha imparato fin da piccola cos’è da maschio e cos’è da femmina. Fin da piccole, però, non si sono fatte contenere, grazie anche a famiglie di papà, zii, e cugini che non le hanno escluse dai loro giochi.
Perché funziona
Le eterobasiche fanno ridere perché conosciamo bene i loro personaggi: tutti abbiamo sentito questa o quella frase, tutti abbiamo quell’amico che:
se non m’ero fatto male da regazzino stavo in serie A” o “se tu fai na percentuale, so più e femmine che nsanno guidà”
Riconosciamo i luoghi comuni perché fanno parte del nostro quotidiano. Loro li collezionano, li gonfiano, diventano macchietta. Fra chi le critica, qualcuno dice: “eh, ma voi generalizzate: mica siamo tutti così!”. Il punto è proprio quello.
I loro sono ovviamente e dichiaratamente personaggi, ma sono ricalcati da un mondo che esiste
Un mondo che conosciamo bene, e che è pieno di stereotipi e luoghi comuni; li abbiamo interiorizzati ma non ci rappresentano davvero, stridono. Lo spazio per l’ironia è tutto lì: ridere di qualcosa che conosciamo bene ma che non funziona è un modo efficace per liberarsene senza demonizzare. “Lo sapevo fa pur’io” davanti a un taglio di Fontana vuol dire che i luoghi comuni sono orizzontali, e siamo autorizzati ad andare un po’ più a fondo, soprattutto quando ci fanno male.
Anche le eterobasiche hanno vissuto in prima persona la contraddizione degli stereotipi di genere. All’inizio di questa avventura social, in tanti sono stati pronti a ricordare loro cosa fosse adatto a una ragazza, e cosa inappropriato. Il timore che li scandalizzava era che quel modo di giocare nei video potesse influenzare davvero il loro “essere femmine”.
In tutta risposta, De Angelis e Cicolani hanno accolto la critica e l’hanno messa in scena:
infatti, bro, la donna che bestemmia nse po’ ssentì
Il messaggio
L’ironia arriva a segno e scava a fondo. Quella di De Angelis e Cicolani è un’esigenza comunicativa, che ha assicurato loro un pubblico affezionato e sempre più affamato. Entrambe, però, hanno dichiarato di voler continuare il progetto, per strutturarlo in un messaggio e dargli un’impronta specifica senza perdere la freschezza.
Molti si sono chiesti se si sentano più attiviste o comiche, e loro stesse hanno promesso contenuti che riescano a mostrare entrambe le facce, a far capire che c’è un’idea dietro.
In realtà, fino ad ora ci sono riuscite benissimo, quest’idea, a farla passare. Le costruzioni, anche quelle di genere, sono strutture con cui è possibile giocare e di cui bisogna ridere soprattutto quando non ci descrivono.
Le costruzioni di genere le conosciamo tutti, e questo non le rende automaticamente vere o date una volta per sempre. Le conosciamo tutti, e questa è la ragione per cui le eterobasiche ci fanno sbellicare, nessuno escluso
Tra le indiscrezioni, sembra che sia in cantiere un podcast eterobasico: al maschio eterobasico verrebbe dato uno spazio più esteso rispetto ai video, in cui, a quanto pare, il duo vorrebbe attaccare i pilastri del personaggio, snocciolarli per bene e con la solita irriverenza.
Non più, quindi, la comicità caustica dei video a cui le eterobasiche ci hanno abituati: dal minutaggio più lungo del podcast ci aspettiamo il maschio in scivolata, e ci aspettiamo anche di fare i conti, tutti e tutte, con le contraddizioni che abbiamo messo in scena.