Che cos’è il femminismo glitch: il futuro della fluidità di genere è nello spazio digitale
Glitch Feminism è un vero e proprio manifesto che, nero su bianco, definisce quella che è un’urgenza contemporanea: indagare l’identità, intesa come uno spazio illimitato, creando scenari che rifuggano dalle categorie tradizionali che ordinano il mondo.
Il glitch è un errore, uno sbaglio, una falla appunto. Nella tecnocultura, il glitch è un aspetto dell’ansia meccanica, la spia che qualcosa è andato storto
Legacy Russell – curatrice museale, autrice e attivista per i diritti delle persone QTPOCI+ (Queer & Trans, People of Color, Indigenous) – parte proprio dal “glitch” per definire il suo femminismo.
Chi è Legacy Russell e come nasce il concetto di glitch feminism
Quello di Legacy Russell è un corpo nero, cisgender, femme e queer: nasce a New York e cresce nel cuore dell’East Village, negli anni ‘90 abitato «da giovani punk che si riunivano sugli scalini d’ingresso di casa mia, da drag queen che si esibivano sul palco dello Stingy Lulu’s e una volta l’anno sfilavano al Wigstock in Tompskins Square Park, ma anche dalla cultura portoricana».
Il mix di personalità diverse plasma l'identità di Russell che, per valorizzarne ogni dettaglio e sfumatura, crea un avatar digitale: LuvPunk12. In questo modo, lo spazio virtuale comincia a diventare la dimensione in cui indossare corpi diversi, un campo di prova in cui testare più identità, una dopo l’altra o insieme.
Ma non solo: lo spazio virtuale rappresenta lo scenario perfetto in cui immaginare, progettare e costruire futuri nuovi. Più inclusivi, fluidi e liberi, senza alcuna distinzione tra online e offline
Così, nel 2012, Russell elabora per la prima volta il concetto di glitch feminism – un femminismo profondamente digitale, che vede il cyberspazio come “una stanza tutta per sé” in cui esplorare ed espandere la propria identità e liberarsi da un binarismo di genere spesso opprimente.
In questo senso, Russell ribalta il significato di glitch – normalmente utilizzato per indicare un’anomalia tecnologica – e se ne riappropria:
il femminismo glitch è un moto di liberazione, un movimento in cui immergersi per demolire i limiti che definiscono il genere, la razza e l’identità sessuale
Nel 2013, da queste riflessioni nasce un manifesto che spazia dalla teoria femminista alla critica artistica contemporanea: Glitch Feminism, tradotto in italiano da Giulio Perrone Editore per la collana Le Nuove Onde.
Oltre il binarismo di genere
Il femminismo glitch che Rusell racconta nel suo libro è fortemente non binario e rappresenta una risposta netta ai movimenti che escludono le persone transessuali dalle battaglie femministe, perché considerate profondamente radicate nel corpo femminile. Come Russell ha raccontato in diverse interviste:
La mia argomentazione sull’allontanamento dal binarismo parte dal chiedere a tutti noi di lavorare per esplorare cosa significano maschile/femminile e maschio/femmina, termini che sono assegnati su base di genere e razza ma che hanno invece radici storiche complesse, con cui dobbiamo fare attivamente i conti
Per l’autrice, il binarismo di genere e il modo in cui è stato usato come arma all’interno del femminismo è qualcosa che deve essere ridefinito e decolonizzato:
un atto d’amore per le nostre sorelle trans che sono parti fondamentali della nostra storia e comunità, sia all’interno che al di là della cultura informatica. Per me si tratta anche di interrogare la lente binaria attraverso cui guardiamo all’intimità e alla cura, ai ruoli che ci si aspetta che ci atteniamo quando amiamo noi stessi e gli altri
Nell’orizzonte del femminismo glitch, l’idea che per definizione gli uomini e le persone identificate come maschili non dovrebbero entrare in contatto con una tenerezza radicale, o che le donne e le persone identificate come femminili dovrebbero rinunciare a determinati tipi di potere, è assolutamente infondata.
Per dimostrarlo, l’autrice dà forma al suo manifesto attraverso le opere di artisti che si muovono proprio all’interno dello spazio digitale portando avanti questo attivismo anti-corpo che possiamo chiamare glitch. Tra loro ci sono boychild, artista performativa che unisce nelle sue opere elementi fisici a elementi virtuali; Juliana Huxtable che si autodefinisce una cyborg e Crystal LaBeija, drag queen che nei suoi autoritratti si rappresenta sotto forma di avatar.
Il risultato è che Glitch Feminism, oltre a essere un manifesto, è anche una protesta nei confronti di un’idea di corpo rigida e controllata; una sfida ad andare oltre il binarismo di genere che, oltre a essere riduttivo e superato, per Russell è anche all’origine della soffocante ossessione dei nostri tempi: l’iperproduttività.
Sono molto d’accordo sul fatto che l’ossessione di essere utili e produttivi sia modellata attorno a un’applicazione binaria: parte del lavoro decoloniale richiesto per slegare tra di loro questi temi sta nel trovare modi per coinvolgere uso, funzione, produzione e attenzione in un modo diverso
Siamo qui per costruire un sé espansivo che, come afferma l’autrice, è:
un diritto sia mio che tu, mentre demoliamo tutto e poi ricostruiamo il mondo