Giornata delle Donne e ragazze nella scienza: abbattere gli stereotipi sulle STEM è possibile
Nel corso degli anni è diventato sempre più comune sentire, leggere o dover scrivere l’acronimo STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics), una classificazione che raggruppa le discipline scientifico-tecnologiche e i relativi campi di studio.
L’Accademia della Crusca scrive che il termine STEM è “nato negli Stati Uniti tra gli anni Novanta e i primi anni Duemila, e si è presto diffuso a livello internazionale. Tuttavia, non vi è un accordo universale su quali discipline debbano effettivamente essere incluse tra le STEM”.
STEM power: la carriera scientifica non è preclusa alle donne
Nell’immaginario comune il mondo STEM è popolato da maschi, da scienziati trincerati nei laboratori e intenti in vari esperimenti. La situazione sta però cambiando e le donne iniziano a prendersi il loro spazio, sebbene si debba ancora fare i conti con stereotipi radicati che non invogliano le donne a intraprendere una carriera scientifica, ancora vista come appannaggio dei maschi.
Eppure, ragionare fuori dagli schemi ed essere persone creative è fondamentale nell’ambito STEM, non si tratta solo di numeri e formule. Lo sa bene Floriana Filomena Ferrara, Corporate Social Responsibility Leader IBM Italia e IBM e Master Inventor, nonché autrice di 21 brevetti nell’ambito dell’innovazione digitale. «Ci si sta accorgendo che per fare la differenza nel mondo dell’innovazione e del digitale bisogna essere inclusivi, dare voce a tutti e soprattutto alle donne che sono particolarmente creative e sanno trovare soluzioni», spiega.
In Italia, però, le ragazze che scelgono corsi di laurea afferenti all’ambito STEM sono molto meno rispetto ai ragazzi (la quota di laureati STEM ogni mille giovani residenti tra i maschi è di 19,4, quella delle laureate si attesta al 13,3 - elaborazione dati Openpolis, dati aggiornati al 2021). All’origine del gap ci sono stereotipi di genere e convenzioni sociali legate alla presunta maggiore inclinazione delle donne per le materie umanistiche e degli uomini per quelle scientifiche.
Sebbene i settori della scienza, della tecnologia, dell'ingegneria e della matematica siano considerati fondamentali per le economie nazionali, finora la maggior parte dei Paesi, indipendentemente dal loro livello di sviluppo, non ha raggiunto la parità di genere nel settore STEM.
Per valorizzare l’impegno e la presenza delle donne nel settore scientifico, l’Onu ha istituito nel 2015 la Giornata internazionale delle donne e ragazze nella scienza, che si celebra l’11 febbraio
La Giornata Internazionale delle Donne e Ragazze nella scienza ha lo scopo di sensibilizzare e invitare gli Stati membri, le università e la società in generale a promuovere la piena ed equa partecipazione di donne e ragazze nelle scienze, in materia di istruzione, formazione, occupazione e processi decisionali.
Sottorappresentazione e persistenza dei pregiudizi
La Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nella scienza affronta il persistente divario di genere nelle discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche in tutto il mondo. Nonostante i notevoli progressi nell'istruzione superiore, le donne continuano a essere sottorappresentate in questi campi. Questa Giornata serve a ricordare l'importanza della diversità e dell'inclusione nella comunità scientifica, celebrando i contributi e i risultati sostanziali delle donne e delle ragazze nelle discipline STEM; sottolineando il loro impatto e sostenendo la necessità di pari opportunità e riconoscimento.
Far sentire la propria voce diventa il passaggio fondamentale, «così le donne si sono impegnate nel far notare che c’erano, che ci sono», dice Ferrara. Purtroppo, però, bisogna fare i conti con una costante invisibilizzazione. Ferrara racconta un paio di episodi in cui, per il fatto di essere la sola donna presente nella stanza, si è trovata relegata in un angolo. Da qui, il suo esperimento sociale: ogni volta che deve partecipare a un convegno, a un incontro di lavoro o deve presentare un progetto in azienda si accredita come Ferrara F., senza specificare il suo nome.
In particolare, Ferrara ricostruisce un’occasione: «siamo andati in questa azienda in tre, c'era una tavola rotonda dove c'erano delle sedie per le persone più importanti e delle postazioni vicino alle pareti per i personaggi meno importanti. Io mi ero seduta nelle postazioni centrali perché sapevo che il mio intervento era in agenda, e invece loro mi chiesero di accomodarmi in una delle sedie vicino al muro».
Ferrara assiste in silenzio alla scena e quando le persone presenti iniziano a chiedere ai suoi collaboratori perché il Master Inventor Ferrara non è ancora presente fa notare che è lei e che è lì dall’inizio
Casi come questo non sono isolati, ma sono frutto di una maschilizzazione delle professioni STEM.
Ricerca, scienza e donne è un trinomio che fatica ancora ad affermarsi. I dati dell’ONU delineano un quadro chiaro: per quanto riguarda gli investimenti, le donne ricevono in genere borse di studio inferiori rispetto ai colleghi maschi e, pur rappresentando il 33,3% di tutti i ricercatori, solo il 12% dei membri delle accademie scientifiche nazionali sono donne.
In campi all'avanguardia come l'intelligenza artificiale, solo un professionista su cinque (22%) è una donna.
Le ricercatrici tendono ad avere carriere più brevi e meno retribuite. Si innesca così un circolo vizioso che porta le scienziate a essere sottorappresentate, e ciò ha un impatto importante nella persistenza degli stereotipi
Questo è quello che viene definito “effetto Matilda”, una teoria coniata dalla storica della scienza Margaret W. Rossiter nel 1993 per descrivere la natura sessista del mancato riconoscimento delle donne nella scienza. Ad avvalorare questa tesi è un saggio pubblicato nel 2013 - “The Matilda Effect in Science Communication: An Experiment on Gender Bias in Publication Quality Perceptions and Collaboration Interest” - in cui emerge come i lavori e le scoperte firmate da scienziate ricevano meno citazioni, ossia le donne sono sistematicamente penalizzate in termini di visibilità e autorevolezza rispetto ai colleghi uomini.
Il progetto “NERD? - Non È Roba per Donne?”
Floriana Filomena Ferrara è stata la prima italiana a ricevere il riconoscimento di Master Inventor. Dal 2008, ogni tre anni, le è stato rinnovato questo titolo. Ferrera spiega che per diventare Master Inventor bisogna “creare innovazione, innovazione disruptive ed essere anche in grado di divulgare il valore dell’innovazione”.
L’impegno di Ferrara nella divulgazione, infatti, è costante: «Mi piace aiutare le donne a le ragazze a trovare fiducia in se stesse e far prendere loro consapevolezza che non ci sono limiti».
Il progetto “NERD? - Non È Roba per Donne?”, è nato nel 2013 da una collaborazione tra IBM e il dipartimento di informatica dell’università la Sapienza di Roma grazie all’impegno della professoressa Paola Velardi. L’obiettivo è avvicinare e incuriosire le ragazze alle discipline STEM, aiutarle a porsi delle domande sul futuro e guidarle alla scoperta di questo settore eterogeneo mettendo le mani sui tasti e tra i meccanismi.
Il progetto prevede la realizzazione di una chatbot sui temi dell’agenda 2030. Per partecipare non sono richieste competenze specifiche, anzi, il punto di forza è la contaminazione tra le partecipanti. Si sviluppa un forte spirito di collaborazione e si lavora in gruppi per la realizzazione del proprio progetto. La dimensione della rete costituisce un punto cruciale per Ferrara, che racconta di come negli anni persone che hanno partecipato al progetto abbiano intrapreso una carriera nell’ambito STEM e adesso condividano la loro esperienza con le nuove ragazze di NERD.
È importante creare reti di supporto per combattere il sessismo e la misoginia, in modo che le ragazze e le donne possano entrare nei settori STEM ed essere sostenute
Dal progetto pilota l’iniziativa si è allargata in modo capillare e partendo dalle università si è riusciti a coinvolgere varie scuole sparse in tutta Italia. Il numero delle partecipanti al progetto è cresciuto, di edizione in edizione, e ha raggiunto le 10.000 studentesse e attualmente sono 27 le università partner del progetto. Per Ferrara questo è il valore aggiunto di “NERD? - Non È Roba per Donne?”: la presenza sul territorio rende possibile a tutte le ragazze partecipare al progetto, sia che vivano in un grande città sia che si trovino in un paese di provincia.
«Siamo riuscite ad arrivare a tutte le ragazze. Ci sono grandi progetti per abbattere gli stereotipi di genere su Roma, Milano, Torino, ce ne sono tanti ma perdiamo quelle ragazze che si trovano in quei territori distanti che non potrebbero venire in presenza. Così abbiamo deciso di fare questo percorso di formazione in streaming, in modo che le ragazze da casa possano collegarsi e avere l’opportunità di partecipare a questo progetto».
Ferrara conclude: «Quello che chiediamo a tutte le ragazze è: fermatevi, concedetevi il beneficio del dubbio, perché quando si fa una scelta in seconda media per la scuola superiore non tutte hanno già capito i propri interessi e inclinazioni. E allora con il progetto NERD vogliamo fare proprio questo, concedere il beneficio del dubbio alle ragazze provenienti da tutte le scuole».