Giornata della salute mentale, perché quella delle donne è più a rischio

Il 10 ottobre è la Giornata mondiale della salute mentale. Un’occasione per riflettere sull’importanza degli interventi e della prevenzione in questo senso, in particolare sul benessere psicologico femminile

La Giornata mondiale della salute mentale è un’occasione importante per approfondire un argomento che ancora per troppe persone è considerato un tabù o fonte di vergogna. Purtroppo, nel nostro paese il malessere mentale è ancora minimizzato, e l’attenzione che vi viene posta non è ancora paragonabile a quella relativa a problematiche di tipo fisico.

Eppure, soprattutto dopo la pandemia, la popolazione italiana mostra di avere bisogno di un sempre maggiore supporto dal punto di vista psicologico. Basti pensare che, a poche ore dall’apertura della piattaforma dedicata al bonus psicologico nel luglio 2022, le richieste pervenute erano già più di è 120.500, molte di più rispetto a quelle previste dai fondi stanziati.

Un tema dunque urgente, che è importante approfondire anche in ottica di parità di genere.

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La salute delle donne è sottovalutata

La salute delle donne, in generale, è stata da sempre sottovalutata. Mentre viene data molta enfasi alla salute riproduttiva, il resto delle problematiche legate al corpo femminile sembrano non interessare la medicina.

Lo dimostra il fatto che vi sono 5 volte più studi sulle disfunzioni erettili che sulla sindrome premestruale, nonostante il 90% delle donne soffra di PMS e solo il 15% degli uomini abbia problemi di erezione

Negli ultimi anni, inoltre, diverse attiviste hanno portato alla luce le difficoltà riscontrate nell’ottenere la diagnosi di endometriosi e vulvodinia, malattie molto comuni ma che spesso per essere diagnosticate impiegano fino a 8 anni a causa della poca preparazione sul tema del personale medico.

Proprio per questo si sta formando un nuovo approccio a cure e diagnosi: la medicina di genere.

Viste le difficoltà nella legittimazione della sofferenza fisica femminile, non stupisce la difficoltà della società a validare quella di tipo psicologico. Il malessere mentale femminile in passato veniva solitamente liquidato sotto il nome di isteria, un termine cappello che racchiudeva gli effetti degli influssi negativi dell’utero sulla mente.
Questa visione ottocentesca risuona ancora in molti stereotipi legati alla salute femminile, che vedono la loro psiche in balia di variazioni ormonali.

In realtà, gran parte di rischi per il benessere mentale delle donne derivano da condizioni socioculturali

L’incidenza del malessere femminile

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha messo in luce come le donne siano più a rischio di problemi mentali rispetto agli uomini. Infatti, i dati dell’OMS e del Ministero della Salute italiano confermano che sia nel mondo che in Italia vi è un’emergenza che riguarda una maggiore incidenza di patologie psichica, e in particolare di depressione, per le donne di età compresa tra 15 e 44 anni.

La presenza di un picco di malessere in questa fascia di età corrisponde alle difficoltà in età adolescenziale e delle donne adulte ­– spesso con figli minori.

I fattori ormonali sembrano agire in minima parte su questo scenario. Che il ciclo mestruale possa influenzare in modo talmente grave i cambiamenti di umore non è sufficientemente dimostrato.

La depressione post partum viene diagnosticata su 1 o 2 casi ogni 1000 donne, numero che non spiega la percentuale quasi doppia di incidenza della depressione sulle donne rispetto agli uomini.

Emerge dunque che i rischi per la salute mentale sono legati soprattutto alle pressioni sociali, alle responsabilità di tipo socio-familiare, alle discriminazioni e alla violenza di genere.

I rischi per la psiche femminile

Già in giovane età e nel loro percorso educativo, le bambine e ragazze si trovano a subire stereotipi di genere che peseranno poi nella loro evoluzione come persone e sulla loro psiche.

Il mito della femminilità che vuole le donne accoglienti, coscienziose e tranquille – se non sottomesse – porta molte donne e ragazze a celare o nascondere alcuni lati della propria personalità, con conseguenti ricadute psicologiche anche gravi

La pressione alla perfezione e in particolare alla bellezza, inoltre, porta a un’ansia costante verso il proprio aspetto fisico. Un fenomeno giudicato spesso con leggerezza dalle famiglie, dalla scuola e dalla società stessa, le cui gravi conseguenze sono tuttavia evidenti: il 95% delle persone che soffrono di disturbi alimentari sono ragazze.

I ruoli sociali hanno inoltre un impatto fondamentale sulla salute mentale delle donne in età adulta.
Infatti, nonostante soprattutto nelle generazioni più giovani le cose stiano cambiando, al momento le donne hanno ancora le maggiori responsabilità nei ruoli di cura e casalinghi, e quindi un maggiore carico mentale domestico. Questo accade soprattutto in Italia: secondo l’Ocse le italiane dedicano 175 minuti in più al giorno al lavoro domestico rispetto ai compagni.

Anche nei nuclei familiari dove il lavoro domestico è condiviso, spesso il carico mentale è ancora appannaggio delle donne. Tutto questo lavoro in più non può che avere conseguenze sulla psiche

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Un altro impatto distruttivo sul benessere mentale è causato dalle discriminazioni e dalla violenza di genere, che minano profondamente la serenità e il senso di sicurezza delle donne.

Secondo l’Istat il 31,5% delle donne italiane ha subito un qualche tipo violenza nel corso della sua vita.
In questo scenario le bambine imparano subito da piccolissime a doversi difendere da eventuali aggressioni o attenzioni non richieste, con un carico di angoscia, rabbia e ansia molto forte che può sfociare in patologie anche gravi.

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Non vanno dimenticate poi le donne transgender, per le quali le discriminazioni sono più gravi e frequenti, rendendo la situazione ancora più complessa e delicata.

Gli uomini: un malessere silenzioso  

In questo scenario va osservato che gli uomini non sono esenti dalle problematiche relative alla salute mentale.
Anzi, anche nel loro caso gli stereotipi di genere hanno conseguenze deleterie.

Infatti, tra gli uomini risulta più elevato il tasso di suicidio. Secondo l’OMS, gli uomini in difficoltà dal punto di vista psicologico si rifiutano di chiedere aiuto o attuano dei comportamenti che impediscono al personale sanitario di riconoscere i sintomi di malessere.

Lo studioso Harry Brod ha osservato che la mascolinità tossica è una delle cause della depressione maschile che riguarda il 25% degli italiani.

È evidente che è proprio a causa di un’idea sbagliata di mascolinità – che implica il non parlare delle proprie emozioni – che gli uomini sono portati nascondere le proprie fragilità, con conseguenze gravissime.

Alla luce di questo, appare dunque di fondamentale importanza il supporto e la prevenzione per le patologie legate alla salute mentale di tutte le persone. Una particolare attenzione è necessario sia data alle cause che sono alla base di queste tipologie di malessere: ancora una volta i ruoli di genere e le problematiche ad essi connesse.

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