Intimacy Coordinator, che cos’è la nuova (e richiestissima) figura sui set: ce ne parla Georgia Lepore

Georgia Lepore è la Presidente di IC Italia, la prima associazione italiana nata per rappresentare e promuovere la figura professionale dell'Intimacy Coordinator: ecco cosa ci ha raccontato

Le scene di nudo, sesso e in generale intimità sono parte integrante di molti film e serie tv. E il talento degli attori è anche quello di far trapelare dallo schermo il risultato finale, ovvero chimica, intesa e feeling, nonostante si tratti di scene molto spesso difficili da girare, tra persone che si conoscono poco e devono - letteralmente - mettersi a nudo davanti a moltissime persone. Le capacità di attori e registi, da sole, spesso non sono sufficienti per realizzare alcune delle scene più complesse che gli spettatori osservano placidamente seduti in poltrona. Ed è anche per questo che negli ultimi anni è diventata sempre più ricercata sui set una particolare figura professionale specializzata nell’aiutare gli attori a girare queste scene, contribuendo a creare il giusto setting e anche a impedire che vengano a crearsi situazioni spiacevoli e potenzialmente rischiose. Si tratta dell’Intimacy Coordinator, professionista che dopo il #MeToo è diventato praticamente onnipresente sui set delle produzioni hollywoodiane e che anche in Italia si sta diffondendo. 

IC Italia è la prima associazione italiana di categoria nata per rappresentare e promuovere la figura professionale dell’Intimacy Coordinator tramite iniziative di sostegno, formazione e divulgazione delle Linee Guida e Protocolli per delineare gli standard e il corretto svolgimento del lavoro.

Georgia Lepore, attrice, doppiatrice e regista ne è la Presidente: l’abbiamo intervistata per capire meglio che cosa fa l’Intimacy Coordinator, perché è necessario su un set e come l’industria cinematografica italiana si sta allineando al crescere delle ricerche di professionisti di questo tipo.

Il (delicato) ruolo dell'Intimacy Coordinator. Intervista a Gerogia Lepore

Georgia, partiamo dalle basi: chi è l’Intimacy Coordinator?

L’Intimacy Coordinator è una figura arrivata da qualche anno sui set e sui palcoscenici a tutela del benessere psicofisico dei performer coinvolti nelle scene d’intimità. È intimo tutto ciò che coinvolge il corpo e le emozioni, le scene di intimità infatti sono di varia natura, non sono solo di natura sessuale. Anche una scena in cui una mamma e suo figlio dormono abbracciati, per esempio, è una scena di intimità. I due performer interpretano una mamma e suo figlio, e il pubblico sullo schermo li “vede” così, ma nella realtà sono una donna adulta e un minore che probabilmente si sono conosciuti il giorno prima, due performer, appunto. 

Che cosa fa un IC sul set, e quali sono i suoi compiti?

L’IC collabora con il regista, i performer e con i reparti coinvolti nella scena di intimità - fotografia, costumi, trucco - creando una sorta di “coreografia” della stessa che ne restituisce la verità rispettando le esigenze tecniche e artistiche e permettendo ai performer di lavorare in un contesto fisicamente e psicologicamente sicuro. Lavora in sinergia con il regista affinché, pur tenendo conto della sicurezza e del benessere dei performer, la realizzazione della scena rispetti la sua visione. 

Il percorso per diventare Intimacy Coordinator

Com’è iniziata la tua esperienza in questo mondo?

Ho sentito parlare dell’Intimacy Coordination per la prima volta a Londra nel 2016 mentre frequentavo un corso di regia alla RCSSD (Royal Central School of Speech and Drama) e un paio di anni dopo, durante un incontro del Director’s Cut, ho conosciuto Yarit Dor, una delle pionieere dell’intimacy coordination in UK e fondatrice della Moving Body Arts di Londra, la prima e più importante realtà del settore in UK. L’incontro con lei è stato determinante: da attrice e regista ho sentito l’urgenza di “portare” questa figura anche in Italia e da quel momento mi sono dedicata alla realizzazione di questo “sogno”. 

Una vera e propria "fulminazione". Come si è poi tradotta nella pratica?

Non ho mai perso i contatti con Yarit e a novembre del 2022 abbiamo organizzato una giornata di introduzione alle pratiche dell’Intimacy Coordination a Roma agli Studios ex-DePaolis, dove abbiamo invitato “cast&crew” dell’industria cinematografica italiana per introdurre, appunto, questa nuova figura. Continuo a dire “abbiamo”, perché nel frattempo avevo coinvolto in questa avventura le mie amiche Sara Palma (autrice e regista) e Manuela Parodi (attrice e fotografa) e da quel momento in poi è successo tutto molto rapidamente: abbiamo fondato la IC Italia e abbiamo portato in Italia il corso di formazione della Moving Body Arts, grazie alla collaborazione con Amazon Prime che ha generosamente offerto otto borse di studio.

Quali sono i principi alla base dell'associazione?

Quelli dell’intimacy coordination: la tutela, la collaborazione, la sicurezza, il supporto, tutte cose di cui ha bisogno una nuova figura professionale che si affaccia in un mondo che comincia appena a riconoscerne l’importanza. 

I benefici per la salute mentale

Negli ultimi anni si parla moltissimo delle difficoltà, soprattutto da parte delle attrici, nel girare scene che comportano nudo e intimità. In che modo un professionista può intervenire, e quali sono i benefici a livello pratico e anche psicologico?

La nudità o l’interpretazione di scene sensibili come per esempio un aborto o un parto o una violenza fisica o verbale, sono responsabilità che sono state lasciate per lungo tempo alla sensibilità personale dei performer che singolarmente dovevano trovare una “soluzione” interpretativa, mettendo da parte fragilità, limiti o disagi dovuti ai temi trattati o all’iper-esposizione del proprio corpo. I benefici che porta l’IC sono molteplici, perché ci occupiamo noi di tutti quegli aspetti ignorati, o quantomeno sottovalutati, fino al nostro arrivo sui set. Il lavoro sulla preparazione, che prevede un attento studio della scena prima e colloqui privati con i performer e con il regista poi, è molto importante: garantisce sicurezza e consenso, i due punti cardine sui cui si muove il nostro lavoro.

L’Intimacy Coordinator può avere anche un ruolo di prevenzione e di garanzia di tutele per gli attori?

La IC Italia ha stilato degli specifici protocolli da applicare sui set a tutela di tutti: cast, crew e produzione, ed è sul set anche quando il set è chiuso e con crew ridotta, per supervisionare che venga applicato. Si occupa dei performer prima, durante e dopo la scena di intimità.  

I task dell'Intimacy Coordinator

Ci puoi raccontare una giornata tipo sul set di un Intimacy Coordinator?

Di solito abbiamo la stessa ora di convocazione sul set dei performer per fare un agile check di tutto quello che è stato stabilito con loro nella fase di preparazione. Ci confrontiamo con il regista, e con l'aiuto regista se la scena prevede un set chiuso o sensibile, verifichiamo che i modesty garment (indumenti intimi specificamente creati a protezione delle parti intime) siano stati correttamente applicati, facciamo una breve prova prima di girare e poi supervisioniamo la scena per tutto il tempo dello shooting. Se serve interveniamo su richiesta degli attori o del regista, adattando la coreografia stabilita in prova o trovando soluzioni alternative se necessario. A fine scena o a fine giornata, se necessario o richiesto, possiamo suggerire ai performer delle pratiche di de-roling per “uscire dal personaggio” o per “lasciare sul set” il bagaglio emotivo che la scena ha portato a loro e/o alla crew, perché il benessere e la sicurezza sono importanti per tutti, non solo per chi la scena la interpreta, ma anche per chi ne è partecipe con il suo lavoro.

Spiegato cosa fa esattamente l'Intimacy Coordinator, non resta che dire come lo si diventa.

Con tanto, tanto studio e tanta pratica dalla quale non si finisce mai di imparare. È una professione seria che richiede una certificazione, sicuramente non è una professione che si può improvvisare. Al momento le realtà più importanti di formazione sono in UK e in USA, la Moving Body Arts (MBA) in UK  e la Intimacy Professionals Association (IPA) in USA, per esempio, sono sicuramente tra queste; entrambi i training sono accreditati Sag-Aftra e entrambi gli istituti hanno contribuito alla stesura dei protocolli rispettivamente di Bectu e Sag-Aftra. Il training per la certificazione è lungo, articolato tra teoria e pratica, e ha un costo importante, senza contare i corsi aggiuntivi esterni al training, alcuni dei quali vanno aggiornati ogni tot anni. Sicuramente non è qualcosa a cui si può dedicare un “workshop” di 3 giorni come si usa fare qui in Italia. 

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