L’abuso invisibile: la violenza contro le donne con disabilità
Purtroppo nel mondo di oggi esistono ancora tante barriere architettoniche e culturali, ed esiste una violenza nascosta, subdola ma purtroppo frequente e attuale: è la violenza che avviene nei confronti delle donne con disabilità. Subdola perché nasce da una doppia discriminazione: verso il genere, ma anche verso quella componente di maggior vulnerabilità e fragilità che spesso porta la disabilità. Questo espone le donne a forme di abuso e di violenza sia fisica, economica e psicologica soprattutto da persone a loro vicine.
Se ne parla ancora troppo poco, in primo luogo perché un primo grande problema sono i pochi dati a disposizione.
Secondo i dati ISTAT del 2014, le donne con disabilità sono più spesso vittime di violenza sessuale rispetto a donne senza disabilità
Molte di loro però non hanno gli strumenti economici e fisici per poter denunciare o, ancor peggio, alcune di loro non vengono credute, soprattutto quando parliamo di disabilità cognitive, questo perché la disabilità nell'immaginario collettivo è un concetto lontano dalla sessualità e dal desiderio sessuale.
Oltre il 66% delle donne con disabilità ha subito violenza, e più dell'87% dichiara di averla subita da chi gli è vicino
"C'è molto lavoro da fare, e oltre che con le associazioni è importante unire le forze anche a livello istituzionale, affinché si arrivi a una cultura del rispetto che deve partire anche dai più piccoli. Il tema della violenza sulle donne disabili è frequentissimo e poco capito", ha dichiarato la ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli alla riunione straordinaria dell'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità.
VEDI ANCHE CultureDisabilità: un viaggio nel tempo per una nuova cultura dell’inclusioneLa percentuale di donne che hanni subìto violenza è senza dubbio più alta, se consideriamo le donne che non vengono credute o che non hanno i mezzi necessari per denunciare. Per queste ragioni, a queste donne non si può semplicemente dire "denunciate" o "recatevi in un centro di accoglienza". Molte di loro non hanno la possibilità di spostarsi in autonomia e, qualora ce l'avessero, spesso i centri accoglienza non sono pronti ad accogliere anche disabilità motorie, cognitive e sensoriali.
Manca la consapevolezza, sia da parte della società che dalle famiglie stesse. Di frequente queste donne non vengono credute all'interno del proprio contesto familiare, soprattutto se parliamo di disabilità cognitive.
Esistono strumenti idonei per persone con disabilità contro la violenza che non vengono però comunicati nella maniera corretta. Un esempio? Il numero antiviolenza 1522, che fortunatamente conosciamo tuttə, è una linea telefonica che può essere contattata anche tramite messaggi o whatapp. Se all'apparenza può sembrarvi scontato, per le donne sorde non lo è.
Purtroppo, però, questa seconda opzione non viene quasi mai comunicata nella promozione del numero, e molte donne con sordità non sanno di poter avere questa valida alternativa per essere tutelate.
Per affrontare questo problema, il primo ostacolo da superare è dunque il silenzio. La mancanza di consapevolezza e la scarsità di dati rendono difficile quantificare l'entità del problema ma è importante farlo, prima che sia troppo tardi
È fondamentale un coinvolgimento generale di tutti. Del governo, dei media, delle organizzazioni, delle associazioni, di ognuno di noi. C'è bisogno di una maggiore indipendenza economica e dell'abbatimento delle barriere architettoniche e culturali nei confronti delle persone con disabilità.
Tuttə noi possiamo promuovere educazione e consapevolezza per eliminare questo alone di silenzio e per garantire che tutte le donne, e in particolare le donne con disabilità, si sentano più tutelate e mai più sole. In ogni azione, ogni parola, ogni gesto che compiamo oggi risiede la promessa di un domani più giusto e accogliente per tuttə.