Perché il discorso del 2012 di Lana Wachowski sull’essere transgender è attuale ancora oggi
Lana Wachowski ha lavorato per la maggior parte della sua carriera in sodalizio artistico con la sorella Lilly Wachowski, anche lei donna transgender. Dopo un matrimonio con Thea Bloom conclusosi nel 2002 e la successiva transizione, Lana ha conosciuto e poi sposato Karin Winslow.
Insieme alla sorella, Lana Wachowski ha lavorato a film come V per Vendetta, Speed Tacer e Cloud Atlas, nonché alla serie telivisiva di successo Sense8. Ha invece diretto e prodotto da sola Matrix Resurrections, quarto capitolo della saga da poco uscito nelle sale.
Nel 2012 Lana Wachowski ha vinto un premio che non ha a che fare con la sua carriera di successo, ma che le viene conferito per chi è: il premio in questione è lo Human Rights Campaing Visibility Award, assegnatole per il suo contributo alla comunità LGBTQ+ da parte della Human Rights Campaign (HRC), la più grande associazione lesbica, gay, bisessuale, transessuale e queer (LGBTQ+) d’America che si batte per la libertà e l’uguaglianza delle persone marginalizzate.
Il discorso che ha tenuto in occasione dell'assegnazione del suo premio, dieci anni dopo, rimane fondamentale per comprendere come essere e dichiararsi una persona transgender oggi, sia un gesto politico che mette insieme sfera pubblica e privata. Ecco perché.
Perchè il suo discorso è importante oggi
Le parole scelte da Wachowski nel suo discorso rappresentano una dichiarazione limpida, accessibile e sincera di quanto, per le persone transgender, presentarsi pubblicamente per come si è non possa mai essere un’operazione privata. La regista, infatti, spiega bene quanto sia importante riuscire a farlo, dandoci l'occasione per ribadire anche nel 2022 un'evidenza importante :
è ancora attuale e necessario assumersi la responsabilità di prendere il proprio posto nella rappresentazione, quando se ne ha l'occasione
Perchè, come racconta, lo si fa non solo per noi stessi, ma per offrire una possibilità agli altri:
Sorprendentemente, però, è piuttosto raro venire visti per ciò che si è. Per Lana Wachowski, molti sono stati quelli incapaci o disinteressati a vederla, ma interessati, piuttosto, a ciò che faceva.
In un certo senso, questa spaccatura poteva rappresentare l’autorizzazione a tenere le cose separate. Come afferma:
Ogni vita umana rappresenta una negoziazione tra vita pubblica e vita privata
Non è un caso che, per circa dodici anni, Wachowski sia riuscita a evitare conferenze stampa, premiere o apparizioni in pubblico: ciò non era solo legato al fatto che, nel frattempo, avesse deciso di abbracciare il proprio essere donna; ma rappresentava piuttosto una forma di tutela della sua invisibilità. Un’invisibilità che, nelle sue parole, Wachowski definisce equalitaria. Credeva che quell’invisibilità le assicurasse uno spazio civico, un’adeguata partecipazione alla vita pubblica. Più in generale, che le assicurasse lo spazio della sua vita personale.
La responsabilità di farsi visibili
In ordine di arrivo, la prima cosa che si è scontrata con quest’esigenza è stata la produzione dei suoi film, con la quale è stata negoziata la prima apparizione pubblica dopo lungo tempo.
Subito dopo, è arrivata la consapevolezza: era anche la prima apparizione in cui non sarebbe stata riconosciuta come uomo.
Nonostante si trattasse di un’apparizione promozionale, si è ritrovata a dover fare i conti con, dalle parole di Wachowski stessa, quella che era:
la patologia di una società che si rifiuta di riconoscere lo spettro del genere nello stesso modo cieco in cui si è rifiutata di vedere lo spettro della razza o della sessualità
In altre parole, per una società che è abituata a interpretare ciò che vede riconducendolo alle due uniche possibilità, per quanto riguarda il genere, di uomo e donna, un'apparizione che era legata al suo ultimo film sarebbe diventata un atto politico.
Immaginare l'inimmaginabile
Continuare a difendere il proprio diritto all’invisibilità le sarebbe stato impossibile: avrebbe significato rifiutare la responsabilità che si ha nei confronti della verità in cui si crede.
Secondo le stesse parole di Wachowski, Cloud Atlas, il film che aveva appena finito di girare,
Riguarda la responsabilità che noi umani abbiamo uno nei confronti degli altri, che le nostre vite non sono interamente nostre
Molto spesso, nel loro passato le persone transessuali faticano a trovarsi somiglianti a qualcosa, o a sentire che le persone a loro care riescano a vederle.
Per ritagliarsi il proprio posto nel mondo non si può rimanere invisibili: bisogna prendersi la responsabilità di riuscire a immaginarsi nel mondo per cui prima eri inimmaginabile.
Dichiararsi esistenti anche per gli altri
Qualcosa la fai per te stesso, qualcos'altro lo devi fare per gli altri
Nel suo discorso, Wachowski afferma di essere stata molto colpita dall’omicidio dell’adolescente Gwen Araujo, ammazzata perché transgender. A ucciderla, secondo lei, sarebbe stata la paura di arrendersi all’evidenza che il mondo era altro rispetto a come lo voleva vedere.
Tra gli altri, anche questo pensiero ha spinto Wachowski a fare di sé stessa un esempio: rendersi visibili e dichiararsi esistenti potrebbe rappresentare per qualcuno l’autorizzazione a immaginarsi dentro a un mondo che sembrava inaccessibile.
Questo, per la regista, è ben valso il sacrificio della sua vita privata: ecco, perché ricordare il suo discorso dieci anni dopo è ancora fondamentale.