Perché la Barbie dedicata all’attrice transgender Laverne Cox è la svolta che la comunità LGBTQIA+ stava aspettando
Ha ottenuto quattro nomination agli Emmy, diventando la prima persona transgender a raggiungere questo risultato, ne ha vinto uno come produttrice, ma soprattutto è stata la prima donna transgender di colore ad avere ottenuto un ruolo da protagonista in una serie tv, diventando un modello di riferimento per milioni di giovanissime e giovanissime in tutto il mondo e aprendo la strada a decine di personaggi venuti dopo di lei. Oggi Laverne Cox festeggia tutti questi traguardi, oltre che i suoi 50 anni, e lo fa con una Barbie a sua immagine e somiglianza.
Mattel ha infatti deciso di dedicare all’attrice una bambola della collezione Tribute, disegnata e realizzata con il contribuito della stessa Cox, che ha voluto vestirla con un abito bustier rosso con lunga gonna in tulle e jumpsuit argentata, i capelli biondi acconciati in morbide onde stile Old Hollywood. Un outfit ispirato ai look più glamour sfoggiati sul red carpet, dove oltre a parlare di moda non si è mai fatta sfuggire l'occasione per portare avanti la causa dei diritti della comunità LGBTQIA+.
«Laverne Cox usa la sua voce per amplificare il messaggio di andare oltre le aspettative della società e vivere in modo più autentico», hanno sottolineato da Mattel, che da qualche anno è impegnata in una profonda rivoluzione del marchio, cercando a sua volta di andare oltre le aspettative create in milioni di giovanissime con quella bambola alta, bionda, magra e sempre perfettamente agghindata. E così, dopo avere aggiunto alla collezione Fashionistas la Barbie curvy, quella in sedia a rotelle e quella con la protesi, ha deciso di dedicare un’intera collezione alle donne che hanno fatto la storia in materia di diritti ed emancipazione: Laverne Cox è l’ultima, che si aggiunge a una serie in cui compaiono tra le altre, anche le Barbie ispirata a Maya Angelou, Ida B. Wells, Ella Fitzgerald, Lucille Ball, la regina Elisabetta ed Eleanor Roosevelt.
L'infanzia difficile di Laverne Cox, tra bullismo e un tentativo di suicidio
La scelta di Cox non è affatto casuale. Nata a Mobile, in Alabama, nel profondo (e conservatore) sud degli Stati Uniti, da piccola è stata vittima di bullismo e discriminazioni, e lei stessa ha rivelato di avere anche tentato il suicidio a 11 anni, quando ha iniziato a provare un interesse per un compagno di scuola: «A 8 anni tutti mi dicevano che era un bambino, quando io semplicemente mi sentivo una bambina - ha raccontato - Sono stata vittima di bullismo per anni, soltanto perché non mi comportavo nel modo in cui una persona nata maschio avrebbe dovuto fare».
La svolta per Cox è arrivata nel 2013, quando le fu assegnato il ruolo della carcerata Sophia Burset nella serie cult “Orange is the new black”, una donna transgender finita in prigione per truffa: «Sofia è un personaggio sfaccettato con cui il pubblico può empatizzare - l’aveva definita - ed è meraviglioso che all’improvviso stiano empatizzando con una persona trans vera. Per tutte le persone trans che sono là fuori, e che hanno bisogno di vedersi rappresentante insieme con le loro esperienze, questo è diventato molto importante».
Nel giro di pochissimo tempo l’attrice è diventata una delle voci più potenti della comunità LGBTQIA+, utilizzando il suo ruolo per parlare apertamente dei diritti delle persone transgender. È stata la prima persona transgender a finire sulla copertina della rivista Time e ad avere una statua di cera al museo di Madame Tussauds, e nel maggio 2016 ha ricevuto un dottorato onorario dalla New School di New York per il suo lavoro nella lotta per l'uguaglianza di genere.
I diritti LGBTQIA+ a rischio erosione negli Stati Uniti
Mai come adesso la sua voce è importante: negli Stati Uniti sono in fase di discussione centinaia di progetti di legge finalizzati a minare i diritti LGBTQIA+, ed è notizia di poche settimane fa che in Alabama, lo Stato in cui Cox è nata, sarà considerato reato fornire cure mediche per il cambio di genere ai giovani transgender. E in Oklahoma il governatore Kevin Stitt, che ha già siglato la legge sull'aborto più restrittiva degli Stati Uniti, ha firmato un provvedimento che impone a ragazzi e ragazze transgender di usare, a scuola, i bagni corrispondenti al genere registrato sul loro certificato di nascita.
La decisione di Mattel di dedicare a Cox una Barbie è stata vista come una presa di posizione, e per questo è stata particolarmente apprezzata: «Per anni ho sognato di lavorare con Barbie per creare la mia bambola - ha detto Cox - Non vedo l'ora che i fan trovino la mia bambola sugli scaffali e abbiano l'opportunità di aggiungere una Barbie modellata su una persona transgender alla loro collezione. Spero che le persone possano guardare questa Barbie e sognare in grande come ho fatto io nella mia carriera. Lo spazio del sognare e del manifestare è una forza incredibilmente potente, e ti porta a ottenere molto più di quello che pensavi fosse possibile all’inizio».
«Ci sono così tante ragazze trans che crescono desiderando di avere delle bambole, in particolare delle Barbie, con cui giocare - ha detto Cox - Ora ce n'è una fatta apposta per noi. Sono grata per questo momento importante per la comunità LGBTQIA+ in questi tempi così difficili, soprattutto per i bambini transgender. Spero che questa bambola sia un faro di speranza e possibilità».