Luca Trapanese: “I bambini non danno peso alle differenze” – Intervista esclusiva
È uscito lo scorso 4 ottobre in tutte le librerie il romanzo Le avventure del SottoSotto – Una città segreta sotto la 3ª C (Salani Editori), un’avventura che coniuga inclusività e unicità dalla penna di Francesca Vecchioni e Luca Trapanese con le illustrazioni di Fraffrog.
Protagonisti della storia di Le avventure del SottoSotto sono cinque bambini – Jo, Marta, Vera, Tommy e Bareggi – che non potrebbero essere più diversi di così. L’unica cosa che all’apparenza sembrano avere in comune è il frequentare la stessa scuola, un edificio i cui sotterranei nascondono un immenso labirinto sepolto da ottant’anni. Nel corso della loro particolare avventura, scopriranno quanta importanza abbia il valore dell’unicità e si relazioneranno con alcune delle tematiche più importanti dei nostri giorni: la diversità, l’inclusione, la gender equality, il sessismo, il bullismo e l’ecologia. Scopriranno che ognuno di loro ha capacità uniche che si rivelano straordinarie solo se messe al servizio degli altri. Ma per farlo dovranno imparare cos’è la fiducia reciproca e superare i pregiudizi.
Gli autori di Le avventure del SottoSotto sono noti a tutti: Francesca Vecchioni è attivista e promotrice d’inclusione sociale, oltre che Presidente della Fondazione Diversity; Luca Trapanese, invece, è da anni a servizio dei bambini con disabilità e ora assessore alle politiche sociali di Napoli. L’attenzione e la sensibilità che dedicano ormai da tempo immemore alla diversità e all’inclusione non ha bisogno di spiegazioni ma necessita di essere sottolineata ogni giorno.
Con il loro romanzo, Vecchioni e Trapanese fanno incontrare due generazioni permettendoci di accogliere tutto ciò che ci rende unici anche quando la nostra unicità ci fa sentire diversi. Ma non lo fanno con toni paternalistici, anzi. “Le avventure del SottoSotto è un’avventura, in ogni senso, e nasce da una volontà precisa: far divertire chi legge, abbattendo tanti stereotipi, a partire dal linguaggio e dalla rappresentazione”, hanno spiegato. “Jo, Marta, Tommy, Vera e Bareggi sono reali, più di quanto non sembri, e per crearli è stato importante, oltre che necessario, parlare con chi vive vite ed esperienze simili, per dare autenticità e spessore alle loro storie. Abbiamo anche ritenuto importante usare un linguaggio inclusivo e rispettoso delle persone, perché crediamo profondamente nel potere delle parole”.
Il libro è “dedicato a tutte le persone che crescendo hanno sempre faticato a riconoscersi nelle storie. Perché ritrovarsi in ciò che si legge significa poter sognare, da protagonista, il proprio futuro”. E di Le avventure del SottoSotto abbiamo voluto parlare con Luca Trapanese, in un momento particolare della sua vita: la sua storia e il suo rapporto con la figlia Alba stanno ora per diventare un film, Nata per te, diretto da Fabio Mollo.
Intervista esclusiva a Luca Trapanese
Le avventure del SottoSotto non è un saggio ma un romanzo d’avventura vera e proprio, sullo stile quasi dei Goonies.
È proprio quello che volevamo fare e se qualcuno lo nota significa che ci siamo riusciti. Le avventure del SottoSotto è un romanzo che io e Francesca Vecchioni abbiamo scelto di scrivere a quattro mani per riportare i bambini in un mondo avventuroso simile a quello di certi film, come I Goonies, con cui la nostra generazione è cresciuta.
Protagonisti sono cinque bambini molto diversi tra loro e con piccole e grandi disabilità. Sono compagni di scuola ma nessuno dà peso alle loro differenze. Faccio un esempio: quando Alba gioca con gli altri bambini, questi non sanno che è down. Per loro, Alba si qualifica in quanto Alba. Siamo noi adulti che sentiamo sempre l’esigenza di etichettare le differenze: i bambini tra di loro sono bambini.
Ed è così che nel gruppo dei nostri protagonisti c’è una bambina cinese, c’è un bambino ipovedente, c’è un bullo e c’è un bambino che non capiremo mai fino in fondo se è un maschio o una femmina. Per tutti quanti, non abbiamo voluto concentrarci né sul genere né sull’identità ma solo sulle caratteristiche e ogni loro caratteristica emergerà nella storia in seguito a una serie di avvenimenti e non perché da noi descritta.
Proprio per tale ragione, Le avventure del SottoSotto non è soltanto un romanzo per bambini. Forse è meglio che lo leggano prima gli adulti.
Penso che qualunque libro per bambini vada sempre letto dagli adulti perché molto spesso i libri per bambini sono scritti per gli adulti.
- Il confronto tra più generazioni
E questo è uno di quei casi. La vostra storia è ambientata ai giorni nostri ma presenta tutta una parentesi dedicata al 1944, a una pagina sicuramente buia della storia italiana.
Abbiamo voluto la parentesi per creare un collegamento tra più generazioni. Molto spesso gli anziani vengono completamente dimenticati e sembra che non servano più alla società per niente. I cinque bambini, dopo una punizione a scuola, finiscono per caso nel sottosuolo di Napoli e scoprono una serie di cose che sono successe a dei loro coetanei di un’altra epoca, alcuni dei quali potrebbero essere oggi anche dei loro nonni. Quella parentesi sottolinea anche che si è sempre bambini anche a diversa dell’epoca in cui si nasce: si ha sempre lo stesso modo di relazionarsi e di vivere tra loro l’adolescenza e l’infanzia.
- L’unicità
Dalle pagine di Le avventure del SottoSotto si evince come in realtà il vero superpotere che tutti abbiamo è l’unicità. Quanto è importante sottolinearlo come valore oggi in una società che ci vuole tutti uguali?
È importantissimo. Abbiamo presentato in questi oggi il Capability Festival, una manifestazione che parte dalla disabilità per dire che si deve smettere di parlare di disabilità come il problema della legge 104, della pensione di invalidità o delle terapie… Iniziamo a parlare di capacità. Ognuno di noi è unico così come ha delle sue capacità che devono essere valorizzate e inserite nella nostra comunità.
Questo è fondamentale: quello che ci fa stare male come esseri umani è non partecipare al mondo e non essere nel mondo per quello che siamo. Attraverso le nostre capacità noi possiamo essere noi stessi ed essere felici rispetto a quello che possiamo portare come contributo. Quindi, l’unicità è sicuramente il valore di Le avventure del SottoSotto: ogni bambino rappresenta il suo mondo e la sua unicità. E ognuno di loro si scoprirà pagina dopo pagina essere funzionale agli altri.
- Linguaggio, gender equality e social media
In Le avventure del SottoSotto si affronta anche la questione della gender equality, non solo attraverso i cinque bambini protagonisti ma anche attraverso l’uso appropriato del linguaggio. Quanto pensi che i mass media siano ancora in debito nel combattere il sessismo presente nel linguaggio?
Sono tanto in debito perché non riescono a essere al passo con il cambiamento. Qualcosa è cambiato con l’uso dei social media. Sui social non è più il mezzo che comunica al mondo ma è la persona che lo fa. C’è quindi una comunicazione più personalizzata e incentrata sulla persona. Io, ad esempio, nei miei profili parlo di disabilità, di inclusione, di diversità, di handicap, di omosessualità, perché le vivo. Non ne parlo dal punto di vista politico: non mi interessa. Ne parlo da un punto di vista personale che arriva alla gente e che comunica alle persone non un’idea ma una realtà.
Anche i social hanno un altro risvolto negativo: permettono di lasciarsi andare alla violenza in maniera spesso inaudita.
Mi trovi d’accordo e questo andrebbe molto regolamentato. Ho profili su tutti i social e a volte rimango un po’ sbalordito da come sia possibile che ci siano dei video o altre forme di contenuto molto violenti. Andrebbe redatta una carta che regolarizzi l’uso dei social e che moderi certi argomenti, certe modalità di risposta o certe pubblicazioni che sono esplicitamente violenti o tendenti a fomentare odio.
- L’ecologia
Le avventure del SottoSotto presenta due elementi quasi favolistici. C’è un aiutante magico, Rosalina la tortorella che con le sue bombecacca aiuta i protagonisti. E c’è una formula magica per la risoluzione di uno dei più grandi problemi legati alla salvaguardia dell’ambiente. Quanto era necessario per voi introdurre il tema ecologico all’interno del romanzo?
Era fondamentale. Oggi non possiamo immaginare di andare avanti senza avere rispetto per l’ambiente e senza pensare di educare i giovani allo stesso. Purtroppo, i grandi abbiamo ormai quasi distrutto il mondo: ciò che lasceremo ai nostri figli è qualcosa che chissà come sarà.
Quindi, per noi era importante affrontare il tema ed era importante anche farlo in maniera un po’ avventurosa, attraverso la magia e degli strumenti che non capiamo fino in fondo se sono reali o se sono frutto della fantasia dei bambini.
- Il bullismo
Non possiamo non notare come l’argomento bullismo entri a pieno titolo nella narrazione. Bareggi, uno dei protagonisti, è all’inizio della storia un bullo. Va poi incontro a una particolare evoluzione che gli permette di integrarsi tra coloro che prima bullizzava. Qual è secondo te l’istituzione che oggi dovrebbe affrontare di petto la piaga del bullismo tra i ragazzi?
Tutte. Non possiamo immaginare di lavorare ognuno a casa propria. Il mio assessorato sta cercando di costruire una rete che sia operativa, fatta di chiesa, Asl, prefettura, questura, scuola, famiglia e via dicendo. È tutto un mondo che si deve unire: non possiamo immaginare di relegare problemi così grandi e importanti a una sola realtà. Ho partecipato una volta alla bellissima presentazione del libro di una mamma il cui figlio si era suicidato in seguito a una serie di azioni bullistiche. La prima cosa che ha detto è: “Non è colpa di quei ragazzi”. Quei ragazzi sono vittime di una società che li ha diseducati e non li ha preparati al rispetto dell’altro.
Bareggi, il bullo della nostra storia, vive all’interno di una famiglia con componenti violenti, sessisti, omofobi e razzisti. In un contesto del genere come avrebbe potuto crescere? Chiariamo subito che non è un'attenuante però occorre capire che non basta solo trovare i colpevoli delle azioni ma bisogna iniziare a capire perché le si commettono.
Trovare la colpa è facile, più difficile diventa trovare il perché o la spiegazione per cui si è arrivati a quella colpa. La responsabilità è di tutta la società. Viviamo in una società che ci ha educato a essere primi, migliori, perfetti, irraggiungibili. Dobbiamo avere la casa migliore, la macchina più bella, il lavoro perfetto, essere visti in un certo modo: sono tutte stronzate che non fanno che renderci infelici e scoppiati. E i ragazzi sono scoppiati.
All’interno del gruppo dei bambini di Le avventure del SottoSotto, nessuno viene trattato o guardato con pietismo. Hanno tutti in qualche modo una propria diversità ma passa quasi in secondo piano: nessuno la sottolinea e tutti vengono inclusi. Anche perché, a mio parere, il pietismo non è altro che l’altra faccia del bullismo.
Sono convinto che questo sia l’atteggiamento naturale che avrebbero tutti i bambini se non fossero inquadrati dai loro genitori e dalla società. Pietismo e bullismo sono due atteggiamenti agli estremi ma nascono dalla stessa radice.
- Nata per te
Nonostante non volessi parlare con te di Alba, è uscita la notizia che la tua storia personale, raccontata già nel libro Nata per te, sta diventando ora un film con la regia di Fabio Mollo. Cosa rappresenta per te il fatto che la tua vicenda diventi ora un film?
Sto sudando da quando hanno cominciato a girarlo: mi mette addosso ansia perché non mi piace stare al centro dell’attenzione. Al di là dell’aspetto personale, credo che sia una grande opportunità per arrivare nelle famiglie e nelle case delle persone per parlare di disabilità, paternità e famiglia. È una storia che non è straordinaria per noi - siamo molto ordinari, molto umani – ma lo è perché affronta temi di cui oggi abbiamo una forte necessità di raccontare per farli capire a chi ancora non ci arriva.
Quanto è importante per Alba vedersi rappresentata?
Molto, com’è importante la rappresentazione della disabilità. Mi sono trovato in grande sintonia con Fabio: ha scelto di inserire nel film persone realmente disabili e non attori per far vedere la disabilità così com’è. E questa è una grande opportunità: la persona disabile si vede e si rispecchia nella visione mostrata. La disabilità va raccontata se le diamo l’opportunità di essere protagonista e non se la lasciamo rappresentare da chi non sa cosa sia perché non fa parte del suo vissuto.