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Maternità e imprenditoria femminile: le storie di 6 donne alla guida di startup

09-03-2022
Il vuoto rappresentato dall’assenza di dati utili a quantificare quante imprenditrici in Italia sono madri impedisce di decostruire le percezioni sociali che gravano ancora sulle spalle delle donne in ambito lavorativo. Ma quali sono gli stereotipi che inquinano il mondo dell’imprenditoria femminile? Come abbatterli?

Quante imprenditrici sono mamme? Quante mamme sono imprenditrici? In Italia non esiste alcuna reportistica da cui poter attingere. Tale assenza di numeri rientra all’interno del gender data gap, quel vuoto rappresentato dalla mancanza di dati riferiti al genere femminile

Come fare, allora, per decostruire le percezioni sociali che secoli di storia hanno addossato alle donne in ambito lavorativo?

Nell’attesa che il divario rientri, 6 donne ci hanno raccontato come si sono prese cura del loro diritto alla maternità e al lavoro abbattendo 5 tra i più diffusi stereotipi che inquinano il mondo dell’imprenditoria femminile: l’impossibilità del binomio maternità lavoro, la mancanza di tempo da dedicare ai propri progetti quando si è madri, la maggior rilevanza della cura materna rispetto a quella paterna, le difficoltà legate alle gravidanze posteriori alla prima e l’incompatibilità con gli obiettivi del proprio partner.

Maternità e lavoro in Italia: cosa sappiamo?

9 padri su 10 hanno un lavoro: l’89,3%. Il tasso di occupazione delle madri, invece, si ferma ancora al 57%. Secondo i dati Consob, le imprenditrici italiane sono solo il 40,8% e non esiste un dato utile a quantificare quante di loro sono genitrici. L’attualità, però, ha acceso i riflettori sul tema accelerando la transizione verso nuove modalità di lavoro flessibili come lo smart working che, in alcuni casi, ha innescato un cortocircuito che riequilibra i doveri familiari ridistribuendo in maniera equa le attività legate al lavoro di cura e alle faccende domestiche. Il 51% dei partner maschi con figli inseriti in questo contesto, infatti, ha dedicato più tempo al lavoro per la famiglia. La percentuale, però, non è ancora compatibile con il desiderio in crescita di fare impresa al femminile. Il fenomeno delle Grandi Dimissioni, non a caso, ha coinvolto soprattutto loro, le donne che hanno deciso di avere una famiglia e che ambiscono ad aprire una loro società

“Questo non è un lavoro per mamme”: la storia di Serena Mauri e Silvia Colombo

La maternità sul luogo di lavoro non è sempre percepita in maniera positiva: che sia ad un colloquio o che arrivi durante l’esperienza lavorativa, per le donne dichiarare di essere mamme è ancora motivo di imbarazzo e paura. Degli ultimi giorni, infatti, il dibattito nato intorno alla celebrazione sui social media dell'eccezionale assunzione di Federica Granai "nonostante" la gravidanza.

Serena Mauri e Silvia Colombo, oggi fondatrici di WiZmyPARTY, startup dedicata all’organizzazione di eventi privati, prima di lanciare il loro progetto imprenditoriale lavorano nella stessa impresa. Diventate mamme, chiedono ai vertici aziendali maggiore flessibilità e possibilità di lavorare in smart working. Serena e Silvia si sono sentite rispondere:

Questo non è un lavoro per mamme: se un cliente vi chiama a casa e sente la bambina piangere è un problema

Questo riscontro è stato l’input per dar linfa a un loro vecchio sogno nel cassetto: licenziarsi e lanciare una propria startup in cui il pianto di un infante in sottofondo non fosse considerato un elemento disturbatore. 

“Entrambe abbiamo sempre lavorato nel mondo degli eventi corporate e ci piaceva molto. Ma nel momento in cui siamo diventate mamme, realizzando il nostro desiderio di creare una famiglia, per i nostri referenti in azienda tutta la nostra competenza ed esperienza nel settore magicamente è passata in secondo piano e la cosa più importante era diventata il non poter più garantire la presenza incondizionata. La cosa più assurda è che non si è neanche provato a trovare un compromesso, hanno deciso loro per noi o addirittura ci hanno messe nella condizione di non aver altra scelta se non abbandonare il lavoro. Abbiamo quindi deciso di crearci l’opportunità che non ci è stata concessa e oggi siamo qui per dimostrare che le mamme possono fare tutto quello che facevano prima con la stessa competenza e anche molto molto di più!”, hanno raccontato a The Wom Serena Mauri e Silvia Colombo.

https://www.instagram.com/p/CQ_dxWnIhz_/

Dal 2021, sono oltre 100 i professionisti che hanno già scelto WiZmyPARTY.

“Ma non ti senti in colpa?”: la storia di Sara Plaga

Sara Plaga è co-founder di Levante, startup green tech nata nel 2021 che produce pannelli fotovoltaici modulati. Lei e suo marito hanno gettato le fondamenta del loro progetto mentre crescevano una figlia di un anno e mezzo e aspettavano la seconda.

Durante l’esperienza di Sara come startupper, il senso di colpa si è manifestato spesso: 

È da egoisti sottrarre del tempo alla genitorialità per lavorare al proprio progetto imprenditoriale? 

Sara ha trovato una risposta nei momenti più difficili del suo percorso da startupper che, per quanto fossero complessi, la rendevano comunque felice e appagata come donna.

“Quando ho lanciato la startup, era appena nata la mia prima figlia. Ero lavoratrice dipendente e la maternità mi ha permesso di prendermi una pausa e trovare il coraggio per partire. Lancio la startup, mi licenzio, e dopo 5 mesi scopro di essere nuovamente incinta. Adoro questa nuova nuova vita, sono libera di gestirmi, vedere le figlie crescere e sentirmi appagata lavorativamente” ci testimonia Sara Plaga.

https://www.instagram.com/p/CRQaraWITKf/

Levante si è qualificata tra le 12 finaliste del round South Europe di Shelovestech 2021, la più grande competizione di startup al mondo per donne e tecnologia. La realtà è anche stata selezionata tra i vincitori della call W4RES per WOMEN-LED PROJECTS, un progetto finanziato dall'UE che mira al coinvolgimento delle donne nel sostenere e accelerare l'adozione da parte del mercato delle fonti di energia rinnovabili per il riscaldamento e il raffreddamento. 

“I bambini hanno bisogno della mamma”: la storia di Olga Puccioni

Le donne scelgono di essere imprenditrici non perché qualcuno glielo concede, ma perché desiderano far valere le proprie competenze nel momento in cui le loro analisi rendono fattibile lo sbocco sul mercato della loro idea. Il supporto degli altri, però, non deve mai mancare.

Secondo Olga Puccioni, CEO e fondatrice di Optimens, startup che opera nel settore delle neuroscienze cognitive e che ha come obiettivo lo sviluppo di soluzioni per contrastare l'impatto del declino cognitivo legato all'invecchiamento, è vitale sottolineare che:

La famiglia fornisce un prezioso supporto, ma non una gentile concessione a svolgere l'attività imprenditoriale

Puccioni ci ha rivelato: “Alcuni anni fa stavo per lanciare la mia startup, ma allo stesso tempo volevo avere dei figli... Ho allora "messo in pausa" il progetto per loro: ne ho avuti 2 in circa 2 anni e mezzo, e quando la più piccola aveva 1 anno e mezzo ho ripreso; è vero, in questo periodo dedicato al mio essere madre ho in un certo senso perso del tempo prezioso per il progetto. Ma nel frattempo ho anche imparato altro, soprattutto sulla gestione del tempo, conosciuto altre persone, tra cui quelle che costituiscono il team attuale di Optimens e rivisto il modello di business. Volevo essere sia madre sia imprenditrice e sto lottando per far crescere entrambi questi aspetti di me al meglio, contemporaneamente.”

La donna sostiene, tra le altre cose, l’urgenza di sfatare il luogo comune secondo cui i bambini, di default, “cercano la mamma” quando invece, ciò di cui hanno bisogno, è cura, attenzione e relazioni, indipendentemente da quale sia il genitore che le offre.

Purtroppo, ancora oggi ci sono reazioni di ammirazione o, al contrario, di disaccordo, se capita che i bambini siano a casa con il papà quando la mamma è fuori città per lavoro. Mentre che avvenga il contrario non desta nessuna meraviglia”, ha aggiunto Puccioni.

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Olga Puccioni, CEO e fondatrice di Optimens

A dicembre 2021 Optimens era tra le vincitrici del contest GoBeyond, competizione che supporta le iniziative con un alto potenziale innovativo nel trasformarsi in un progetto di valore. Olga e il suo team hanno ricevuto il premio dedicato all'imprenditoria femminile, promosso da Angels4Women, aggiudicandosi un percorso di accelerazione di Impact Hub Milano.

“Hai già tre figli, dove troverai il tempo per un progetto imprenditoriale?”: la storia di Simona Baseggio 

Simona Baseggio è CEO e founder di Lexup, startup del legal tech il cui obiettivo è, tramite una sola app, permettere agli attori del mondo legale di avere sempre a portata di mano tutti i codici, articoli e appunti aggiornati.

Nel settore in questione, è raro trovare donne che vogliano innovare e proporre una loro idea

Nel cammino per la realizzazione del suo progetto, Simona ha ingoiato molti rospi. Oggi la distinzione tra chi la sminuiva per il fatto di essere donna, mamma e imprenditrice e chi la vedeva semplicemente come una professionista nell’ambito legal le è chiara.

“A volte per capire le priorità bisogna andare in 'overbooking' e poi trovarsi a decidere cosa entra nelle nostre 24 ore. Io ho mille interessi, tante passioni, ma non potrei mai portare avanti tutto. Allora scelgo cosa è importante, e per scegliere bisogna fermarsi ogni tanto e chiedersi di cosa non si possa fare a meno. Non posso fare a meno della mia famiglia, dei miei 3 figli e di quel santo di mio marito che mi sostiene sempre; non posso fare a meno del lavoro che mi gratifica, almeno in quelle azioni che mi fanno sentire utile al mondo; non posso fare a meno degli amici veri, pochi ma essenziali e unici; non posso fare a meno di un po’ di tempo per me stessa, per rigenerarmi di energia nuova. Tutto il resto… fa volume. Se entra bene, altrimenti pace”, riferisce Baseggio.

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Simona Baseggio, CEO e founder di Lexup

Lexup ha già raccolto circa 500.000 euro tra equity e bandi a fondo perduto vinti.

“Fare startup con tuo marito rovinerà la famiglia”: la storia di Giulia D’Amato

Il percorso di Giulia D’Amato racconta il lancio di un progetto imprenditoriale, l’incubatore online di startup Startup Geeks, per opera di una madre e compagna che ha incontrato un partner con il quale condividere gli stessi obiettivi e gli stessi valori.

La ricetta giusta prevede una buona organizzazione, la scelta di persone fidate nel team e la creazione di un ambiente in cui regnino rispetto e stima: ingredienti necessari per chi decide di essere imprenditrice e mamma a tempo pieno.

“Quando io e il mio compagno abbiamo creato lo Startup Builder, l’abbiamo fatto con l’obiettivo che diventi la possibilità per chi ha un’idea di business di compiere i passi per portarla sul mercato in modo consapevole. Una possibilità estesa a chi non vive in grandi città, a donne e uomini di tutte le età ma anche alle mamme che ora hanno uno strumento in più per capire se il proprio progetto può avere un futuro o meno. Poi ci sarà da lavorare, da rivoluzionare la propria vita e le proprie regole ma se l’idea di business ha un mercato, non deve essere la maternità a fermare una donna dal poterla sviluppare” ha concluso Giulia D’Amato, fondatrice di Startup Geeks.

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