“Dare la vita”, esce oggi il libro-manifesto sulla famiglia queer di Michela Murgia: «Fate casino»

La scrittrice si è spenta lo scorso agosto, e ha dedicato gli ultimi mesi alla scrittura di un saggio incentrato su maternità, genitorialità e l'importanza dei legami
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La notizia della sua morte era arrivata all’improvviso, in un agosto caldissimo, lasciando annichiliti. Michela Murgia, una delle scrittrici e attiviste più note e apprezzate d’Italia, si è spenta a 51 anni, soccombendo a un tumore estremamente aggressivo di cui aveva svelato l’esistenza appena qualche mese prima. E a distanza di sei mesi la casa editrice Rizzoli ha pubblicato il suo ultimo libro, “Dare la vita”, scritto proprio nei mesi della malattia.

Il saggio, di 128 pagine, è un trattato sulla genitorialità. Quella genitorialità scelta e voluta, un modello che Murgia ha sempre definito con un termine ben preciso, “famiglia queer”, quella definizione ombrello in cui rientrano «tutte le forme di relazione che vanno oltre il modello riconosciuto dalla legge italiana». Nel suo ultimo libro la scrittrice ha voluto concentrarsi proprio su questo: partendo dal tema della GPA, la Gestazione per Altri, Murgia ha parlato di cosa significhi essere «madri di figlie e figli che si scelgono, e che a loro volta ci hanno scelte», di famiglie costruite «senza vincoli di sangue», e dell’importanza di riflettere e combattere stereotipi e pregiudizi che ancora incombono, granitici, sulla famiglia cosiddetta “tradizionale”, l’unica a oggi legalmente riconosciuta e che porta con sé intrinsecamente i diritti.

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«La queerness familiare è ormai una realtà, e affrontarla una necessità politica, come lo è quella di un dialogo lucido e aperto sulla gestazione per altrə, un tema che mette in crisi la presunta radice dell’essere donne», si legge nella sinossi di “Dare la vita”, curato da Alessandro Giammei, docente a Yale e ”figlio d’anima” dell’autrice. Una definizione da lei stessa coniata in uno dei suoi romanzi più noti, “Accabadora”. Oltre a Giammai, gli altri “figli d’anima” dell’autrice sono Raphael Luis, Francesco Leone e Michele Anghileri. Raphael Luis è il più piccolo, 21 anni, entrato nella sua vita a 9 anni: con la madre di Raphael, Claudia, architetta, Murgia ha vissuto sino alla morte nella grande casa di Roma, formando una coppia omogenitoriale. Poi ci sono Leone, cantante lirico, e Anghileri, attivista. 

Soltanto alcuni dei membri di quella grande famiglia che ha condiviso con Murgia gli ultimi mesi di vita, standole accanto nella casa che la scrittrice ha comprato proprio con questo obiettivo. Nella sua famiglia queer rientrano anche il marito Lorenzo Terenzi, sposato “in articulo mortis”, ovvero in condizione di “pericolo di vita”, e poi le scrittrici Chiara Tagliaferri (co-creatrice dell’iconico podcast Morgana, diventato poi un libro), Chiara Valerio e Teresa Ciabatti, e ancora Roberto Saviano e l’avvocata Cathy La Torre.

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Di questo, di cosa significhi essere madri per scelta e dell’importanza dei legami, Murgia ha parlato in “Dare la vita”, che diventa così il manifesto di un’autrice che sino all’ultimo istante della sua esistenza ha voluto provare a cambiare il mondo e la società: «Interrogarci, discutere intorno a questa radice (dell’essere donne, ndr) significa sfidare il concetto di normalità e naturalità a cui siamo abituati - spiegano da Rizzoli - Michela Murgia lo ha fatto per anni, nei suoi libri e sui social, e nelle ultime settimane di vita ha raccolto i suoi pensieri per donarci questo pamphlet densissimo e prezioso, in cui ci racconta, partendo dall’esperienza personale, un altro modello di maternità, come si possa dare la vita senza generare biologicamente, come i legami d’anima possano sommarsi ai legami di sangue. Pagine straordinarie che ci permettono di entrare nelle infinite sfaccettature degli affetti e di comprendere come aprire all’altrə non riduce ma amplifica l’amore».

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Michela Murgia, insomma, se n'è andata ma è non se n'è mai andata. E i suoi pensieri risuonano nell’ultimo libro, quello che raccoglie la sua eredità spirituale su temi importanti come la maternità, la gravidanza, la famiglia e il sangue: «La mia anima non ha mai desiderato generare né gente né libri mansueti, compiacenti, accondiscendenti. Fate casino»

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