Good News/Bad News: le notizie sui diritti civili di marzo 2024
La Francia inserisce il diritto all’aborto in Costituzione
La prima notizia del mese è quella della storica decisione della Francia, primo Paese a inserire il diritto all’aborto in Costituzione. Dopo il via libera (non privo di ostacoli) in Senato, infatti, il 4 marzo il Parlamento francese si è riunito in Congresso a Versailles per approvare la modifica all’articolo 34 della Costituzione, con cui l’interruzione volontaria di gravidanza diventa di fatto un diritto costituzionale.
"La legge determina le condizioni in cui si esercita la libertà garantita per la donna di ricorrere all'interruzione volontaria della gravidanza”, reciterà l’articolo 34 della Costituzione dopo la modifica. Il presidente Emmanuel Macron, il 28 febbraio, aveva annunciato la convocazione del Parlamento al Congresso per la storica decisione: «Mi impegno a rendere irreversibile la libertà delle donne di abortire, sancendola nella Costituzione - aveva annunciato su Twitter - Dopo l’Assemblea nazionale, il Senato sta compiendo un passo decisivo di cui mi compiaccio».
"In un momento in cui i diritti della donna sono minacciati in tutto il mondo - ha detto il premier francese, Gabriel Attal - la Francia si erge e si pone all'avanguardia del progresso. Ci sono giorni che segnano la storia politica e parlamentare del nostro Paese”. La decisione ha suscitato il plauso delle associazioni che si battono per la tutela dei diritti delle donne: “Questa decisione ha portata globale, è un'ispirazione per le donne di tutto il mondo - ha detto all'Afp Claudine Monteil, pioniera femminista, che ha definito “una sveglia” la decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti di annullare la sentenza Roe vs Wade, mettendo a rischio il diritto all’aborto per milioni di donne.
La decisione della Francia ha una portata talmente ampia che anche la Torre Eiffel la celebrerà: un messaggio vi sarà proiettato sopra alle 18,30, ora della votazione, come ha fatto sapere la Società di Gestione della Torre Eiffel.
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Dalla Corte d’Appello via libera a “Genitore 1” e “Genitore 2” sulla carta d’identità
Scrivere sulla carta d’identità “Genitore 1” e “Genitore 2” è legittimo. Lo ha stabilito la Corte d’appello di Roma, a metà febbraio, confermando la sentenza del 2022 con cui una coppia di donne aveva vinto un ricorso contro un decreto approvato nel 2019 da Matteo Salvini, all’epoca ministro dell’Interno.
VEDI ANCHE CultureFamiglie omogenitoriali: fine dei diritti? Intervista a Francesca VecchioniIl decreto, tuttora in vigore, imponeva la dicitura “madre” e “padre” sulla carta di identità dei figli e delle figlie minorenni al posto di “genitori”. Nel 2020 le due donne avevano chiesto l’inapplicabilità del decreto, e la sezione civile del tribunale di Roma aveva dato loro ragione. La Corte d’appello ha confermato la sentenza, creando un importante precedente per tutti i casi simili e ribadendo che sulla carta d'identità di un bambino o di una bambina non possono essere indicati dati personali diversi da quelli che risultano nei registri dello stato civile.
«Se nei registri è indicato che è figlio/figlia di due madri, una delle quali lo ha adottato, allora i "modelli ministeriali" devono rispettare quella indicazione e sulla carta d'identità devono essere indicate due madri (o eventualmente due padri) - hanno spiegato l’avvocata Susanna Lollini e l’avvocato Mario Di Carlo, che hanno difeso le due mamme - Noi lo abbiamo sempre pensato, il Tribunale ci aveva dato ragione, adesso la Corte d'Appello lo ha confermato, non possiamo che essere felici».
«L’Associazione Famiglie Arcobaleno già nel 2019 aveva denunciato, supportata dal parere del Garante della Privacy, il qualunquismo ideologico del decreto Salvini che aveva modificato le diciture delle carte di identità solo per attaccare le famiglie omogenitoriali ma mettendo in difficoltà anche tutti quei minori che presentano situazioni familiari differenti - è stato il commento della presidente di Famiglie Arcobaleno, Alessia Crocini - Io stessa sono riportata come “padre” sul documento di mio figlio, con tutto ciò che comporta ad esempio nel caso di un viaggio all’estero. Che un paese civile come l’Italia emetta, attraverso il Ministero dell’Interno, carte d’identità che riportano dati falsi è semplicemente imbarazzante. Speriamo che il Governo intervenga subito riportando la dicitura che da sempre accompagna i documenti dei minori: genitori o chi ne fa le veci».
La Grecia legalizza i matrimoni tra persone dello stesso sesso
Un’altra buona notizia sul fronte dei diritti è arrivata anche dalla Grecia, dove il Parlamento a metà febbraio ha approvato, con 176 voti favorevoli, la legge che riconosce il matrimonio egualitario e consente le adozioni alle coppie del medesimo sesso. Il voto è stato anche in questo caso estremamente dibattuto, ma il risultato ottenuto, per le associazioni, è qualcosa senza precedenti.
La legge permetterà alle coppie gay e lesbiche di accedere all’adozione di bambini orfani e senza legami con chi li adotta, e consentirà alle coppie di donne di riconoscere i figli nati con fecondazione eterologa fatta all’estero. Resta vietata la gestazione per altri per le coppie dello stesso sesso e per i single, anche se in Grecia è legale per le coppie eterosessuali sposate.
«Questa legge rappresenta una pietra miliare nella lotta contro l’omofobia e la transfobia. È una vittoria per tutte le persone che hanno portato avanti una lunga campagna per dare alle coppie omoaffettive e ai loro figli visibilità e diritti da tempo negati - ha detto Despina Paraskeva-Veloudogianni, coordinatrice delle campagne di Amnesty International Grecia - La Grecia è il ventunesimo stato europeo che prevede il matrimonio egualitario. La legge introduce importanti cambiamenti, sebbene non preveda la piena uguaglianza per i genitori non biologici e non riconosca le identità non binarie. Non agevola l’accesso alla tecnologia riproduttiva assistita per le persone del medesimo sesso, gli uomini single, le persone transgender e intersex, né ha modificato la norma che impedisce di cambiare il nome e il genere di una persona transgender nel certificato di nascita».
A oggi, oltre all’Italia, i Paesi dell’UE che non riconoscono il matrimonio egualitario sono Croazia, Bulgaria, Ungheria, Cipro, Romania, Slovacchia, Repubblica ceca, Polonia, Lituania, Estonia, Lettonia.