Good News/Bad News: le notizie sui diritti civili di ottobre 2023

Nuovo appuntamento con la rubrica mensile sui diritti civili: nell'ultimo periodo si è parlato di contraccezione forzata, molestie sul lavoro e diritti delle persone transgender. Ecco una carrellata degli avvenimenti più importanti

In Zimbabwe è polemica per l’elezione della nuova Miss nazionale

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L’elezione della nuova Miss Zimbabwe, la modella Brooke Bruk-Jackson, fa scoppiare la polemica nello stato africano. Alla base delle contestazioni, il colore della sua pelle: bianca, in un Paese in cui il 98% della popolazione è nero.

Bruk-Jackson, 21 anni, di professione modella ed estetista, è nata nella capitale, Harare, e la sua vittoria la concorso comporta che rappresenterà la nazione a Miss Universo, il 18 novembre. A esacerbare gli animi il fatto che il concorso per eleggere Miss Zimbabwe si sia tenuto a 22 anni dall'ultima edizione che vede il ritorno del Paese africano nella kermesse dopo oltre due decenni di assenza: era da 22 anni che lo Zimbabwe non teneva il suo concorso di bellezza.

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Tantissime le critiche piovute sui social per la decisione di consegnare scettro e corona da miss alla 21enne, critiche che in alcuni casi si sono trasformate in insulti. La nuova miss, dal canto suo, dopo avere chiarito che «ho vinto questa corona per il nostro bellissimo Paese, per amare e servire la nostra gente, per rappresentare lo Zimbabwe a livello internazionale e per mostrare al mondo l'unicità dello Zimbabwe e di chi lo popola», e avere chiarito che «voglio essere un esempio di grazia, comprensione e ispirazione per i giovani dello Zimbabwe», si è limitata a dire che «il colore della pelle non dovrebbe definire una persona», e ha poi disattivato i commenti sotto ai suoi post sulla sua elezione su Instagram.

Danimarca, le donne inuit denunciato: «Contraccezione forzata»

Sessantasette donne nate in Groenlandia hanno presentato una richiesta di risarcimento alla Danimarca sostenendo che, 60 anni fa, il governo danese avrebbe organizzato una campagna di contraccezione forzata.

Il caso è esploso dopo la diffusione di una serie di podcast basati sugli archivi nazionali e trasmessi nella primavera del 2022 dalla radio e dalla televisione danese Dr. Nel corso delle puntate è emerso come, tra gli anni '60 e '70, circa 4.500 giovani donne Inuit furono sottoposte all'inserimento della spirale senza il loro consenso, nell'ambito di una politica contraccettiva finalizzata a limitare la natalità in Groenlandia. Paese che, sebbene non fosse più una colonia danese dal 1953, rimaneva comunque sotto il controllo di Copenaghen, e così è stato sino al 2009.

Una commissione di inchiesta sta adesso indagando sui fatti denunciati, e dovrebbe pubblicare le sue conclusioni nel 2025: «Non vogliamo aspettare i risultati dell'indagine - ha detto la psicologa Naja Lyberth, che ha avviato la richiesta di risarcimento - Stiamo invecchiando: le più anziane tra noi, che avevano la spirale negli anni '60, sono nate negli anni '40 e si avvicinano agli 80 anni». Ogni donna chiede al governo danese 300mila corone a titolo di risarcimento, l'equivalente di circa 40.200 euro.

La proposta in Gran Bretagna: donne trans bandite dai reparti femminili degli ospedali

Le donne transgender potrebbero essere bandite dai reparti ospedalieri femminili britannici. La proposta è del ministro della Salute, Steve Barclay, che l'ha definito un provvedimento finalizzato a "ripristinare il buon senso" nel Servizio sanitario nazionale (NHS).

Nello specifico, nel corso di una conferenza stampa Barclay, rappresentante del governo conservatore, ha annunciato l'intenzione di cambiare la costituzione del National Health Service «a seguito di una consultazione che si terrà più avanti nel corso dell'anno, per assicurarci di rispettare la privacy, la dignità e la sicurezza di tutti i pazienti, di riconoscere l'importanza delle diverse esigenze biologiche e di proteggere i diritti delle donne».

Immediata la reazione delle associazioni che si battono per la tutela della comunità transgender: «La proposta di bandire le donne trans dai reparti ospedalieri femminili è una risposta alla ricerca di un problema, architettata senza il contributo di alcuna organizzazione che rappresenti le persone che hanno maggiori probabilità di essere colpite da questo diktat, ovvero le persone trans - hanno commentato da TransActual - Non ci sono prove di problemi derivanti dalle donne trans nei reparti femminili, mentre ci sono stati casi di personale maschile che ha abusato di pazienti donne. Anche casi di donne trans che hanno subito abusi nei reparti maschili. In altre parole, nel perseguimento di una “guerra culturale” e suscitando preoccupazioni su cose che non stanno accadendo, i conservatori ancora una volta non stanno facendo nulla per fornire una reale protezione alle donne, rendendo la vita delle persone trans significativamente più pericolosa».

La Cassazione: «Sì al licenziamento per una pacca sul sedere»

Sentenza fondamentale della Cassazione sul tema delle molestie sul lavoro. I giudici della Suprema Corte hanno infatti dichiarato legittimo il licenziamento del capo del personale di una Fondazione che opera nell'ambito del mondo del teatro palermitano, licenziato appunto per avere toccato il fondoschiena a due lavoratrici.

I fatti risalgono al 2017. L'uomo, stando a quanto riportato nelle lettere di licenziamento, avrebbe dato "una pacca sul sedere" a una dipendente della Fondazione e, in un precedente episodio, "aveva commentato che un'altra dipendente della Fondazione, intenta a fare fotocopie, girata di spalle, 'data l'età, aveva un bel sedere' e l'aveva invitata a girarsi in modo tale da mostrarlo anche a un altro dipendente affinché anche lui potesse fare i propri apprezzamenti".

Le due donne lo avevano denunciato al datore di lavoro, ed era scattato il licenziamento per giusta causa. L'uomo aveva presentato ricorso, e due anni dopo il Tribunale di Palermo aveva dichiarato illegittimo il licenziamento. La Corte d'Appello aveva ribaltato la decisione, ritenendolo invece motivato, e la Cassazione ha messo la parola fine alla vertenza confermando il verdetto d'appello.

Per gli Ermellini, "i fatti erano rilevanti sotto il profilo della lesione del vincolo fiduciario e andavano dunque valutati per il loro disvalore sociale", ed è necessario evidenziare che il rapporto tra i protagonisti "era connotato da assoluta formalità" e quindi non si sarebbe potuto creare "un clima cameratesco" considerando che si trattava di un capo del personale e di due subordinate "che a lui si rivolgevano dando del lei e con il dovuto rispetto dovuto a un soggetto in posizione di superiorità gerarchica".

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