Period poverty: cos’è e perché abbattere la Tampox Tax può eliminarla

Ci siamo: da gennaio 2022, la Tampon tax - ovvero l’Iva che viene pagata sugli assorbenti – sarà effettivamente ridotta dal 22% al 10%. Ma dopo 48 anni di tassazione come bene di lusso, la riduzione dell’Iva sugli assorbenti è necessaria ma non risolutiva. Ecco perché

“Il ciclo non è un lusso” recitava lo slogan della campagna lanciata dall’associazione “Onde Rosa”: a diffonderlo in tutta Italia, l’iniziativa di Laura Sparavigna, consigliera comunale di Firenze, e Lucrezia Iurlaro, presidente dell’associazione "Tocca a noi", che hanno portato il “Tampon Tax Tour” in tutte le Regioni italiane.

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Storie di attivismo a cui si deve il raggiungimento di un primo traguardo, punto di partenza per l’abbattimento della period poverty: secondo l’Unicef, le persone che non riescono a “gestire in maniera dignitosa e salubre” le mestruazioni sarebbero addirittura 1,8 miliardi.

Che cos’è la period poverty

Il termine "period poverty" indica l’impossibilità economica di potersi garantire un’igiene adeguata durante tutto il periodo mestruale attraverso appositi dispositivi sanitari (assorbenti, tamponi o coppette) e in luoghi idonei (bagni puliti e attrezzati). A scuotere la coscienza globale a riguardo ci ha pensato, nel 2019, il cortometraggio di Rayka Zehtabchi “Period. End of Sentence”, vincitore del premio Oscar come miglior documentario.

"Period", infatti, racconta l’iniziativa di alcune donne di Hapur, in India, che imparano a fabbricare assorbenti biodegradabili autonomamente, con un semplice macchinario, per venderli ad altre donne. In questo modo, abbattono il tabù delle mestruazioni, creano una fonte di reddito stabile e rendono accessibile un prodotto fino ad allora molto costoso e difficile da reperire.

Una storia che descrive bene la realtà: oggi sono circa 500 milioni le donne, gli uomini transgender e le persone non binary che non dispongono di quello di cui avrebbero bisogno per gestire le mestruazioni. La situazione è particolarmente grave nei Paesi poveri o in via di sviluppo. In Uganda, ad esempio, il 90% delle ragazze non soddisfa i criteri minimi per una buona salute mestruale: la qualità degli assorbenti, la frequenza del loro ricambio, la loro pulizia e la privacy. Inoltre, si stima che il 25% delle assenze scolastiche delle ragazze ugandesi sia dovuto proprio alle mestruazioni.

Ma il problema della povertà mestruale non riguarda solo le aree più povere del mondo: era il 2017 quando Kerry Wright, una donna scozzese di 35 anni, raccontava al Guardian:

Se si tratta di scegliere tra elettricità, snack per i bambini o assorbenti igienici… Anche quelle 2 sterline alla fine del mese sono importanti

In tutto il mondo, la situazione non cambia: un’inchiesta di Type Investigation del 2010 scoprì che in Connecticut alcune donne vendevano illegalmente i buoni pasto statali – che potevano essere usati solo per gli acquisti alimentari – per comprare altri beni di prima necessità, tra cui gli assorbenti. Anche in una delle economie più avanzate al mondo come quella degli Stati Uniti, racconta il Time, esistono milioni di donne che non hanno abbastanza soldi per acquistare i prodotti di igiene mestruale. Un dato allarmante che non esclude l’Italia, in cui 2 milioni e 277mila donne vivono in stato di indigenza: l’emergenza Covid ha aggravato ulteriormente le condizioni di povertà per molte persone e soprattutto per le donne. Parlare di povertà mestruale, quindi, è oggi più pertinente che mai.

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Perché ridurre la Tampon tax non basta

Ridurre la Tampon tax è una delle azioni intraprese da diversi Paesi per contrastare la povertà mestruale: molti Paesi in Africa, Asia e America Latina hanno eliminato la tassazione sugli assorbenti. Il Canada l’ha eliminata nel 2015, estendendola anche alle coppette mestruali. L’Irlanda non ne ha mai avuta una, mentre il Regno Unito ha eliminato qualsiasi tassazione dagli assorbenti dal 1° gennaio del 2021.

Ridurre le tasse, però, non basta: il problema della povertà mestruale affligge soprattutto le studentesse, non economicamente autosufficienti. Per questo, una soluzione sempre più adottata è quella di fornire gli assorbenti gratuitamente negli edifici pubblici, come scuole e università. La Scozia è stato il primo paese a farlo, con una votazione approvata all’unanimità dal Parlamento e un investimento di 5,2 milioni di sterline: per la prima volta è stato stabilito per legge che “chiunque abbia bisogno di prodotti per le mestruazioni ha diritto di averli gratuitamente”.

Un provvedimento importante anche per la salute mentale: la period poverty è associata a una maggior incidenza di ansia e depressione e, in ambito scolastico, difficoltà a concentrarsi. Parlare di povertà mestruale significa, quindi, parlare di salute delle donne.

Ogni persona con utero ha diritto di vivere le mestruazioni serenamente, normalizzandole e cancellando ogni tabù a riguardo. Perché, come afferma Laura Coryton, attivista della campagna "Stop Taxing Periods":

Si tratta di riconoscere che i problemi che riteniamo essere problemi delle donne riguardano tutta la società

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