Queer è ora: in Salento, una mostra racconta il lavoro dei centri antidiscriminazione

Al Castello Volante di Corigliano d’Otranto, in provincia di Lecce, fino al 31 ottobre è possibile visitare la mostra “Queer è ora - Essere senza confini”, il progetto fotografico che ripercorre l'impegno dei centri antidiscriminazione in tutta Italia

La fotografia e la ricerca artistica e visiva come strumenti di consapevolezza e testimonianza contro le discriminazioni di genere. È da questo significato che parte “Queer è ora - Essere senza confini”, il progetto a cura dell’Associazione culturale Transparent e prodotto in collaborazione con Big Sur e 73100Gaya.

Un programma di ricerca artistica e sociale che attraverso la narrazione fotografica della storia e dei vissuti di 16 tra persone e gruppi appartenenti alla comunità LGBTQIA+, racconta il prezioso lavoro svolto dai centri antidiscriminazione su scala nazionale, che offrono spazi e servizi a supporto della comunità queer.

ll focus della mostra ruota attorno ai CAD - Centri contro le discriminazioni motivate da orientamento sessuale e identità di genere, luoghi diffusi in tutta Italia nei quali vengono garantiti assistenza legale, sanitaria, psicologica, in materia di mediazione sociale e, ove necessario, anche alloggio e vitto a tutte quelle persone che subiscono discriminazione e violenza.

Realizzato dalla fotografa e artista visiva Alessia Rollo, il progetto fotografico è stato presentato in anteprima il 19 luglio al Castello Volante di Corigliano d’Otranto, in occasione de La Festa di Cinema del reale, il festival di cinema e arti visive organizzato da Big Sur e OfficinaVisioni, e sarà visitabile nella sale del Castello fino al 31 ottobre 2023.

I 16 scatti raccontano di “identità in movimento”, come sottolinea la stessa autrice, che ha deciso di intervenire su ogni fotografia in maniera analogica attraverso l'inserimento di elementi pittorici e testuali.

Una scelta non casuale, quella di Alessia Rollo, artista con all'attivo numerose mostre internazionali, che ha scelto di andare oltre la staticità della fotografia per unire segno e significante. Una decisione maturata dall'ascolto delle storie e delle testimonianze delle persone incontrate, in grado di riportare incisivamente il loro vissuto anche a livello iconografico: per dare spazio alle voci, alle esperienze, alle parole raccontate. Per rendere del tutto inclusiva la partecipazione alla narrazione.

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