Il Quirinale di Roma

“Una donna al Quirinale”, l’appello di scrittrici e intellettuali. Ma l’Italia è pronta?

Un gruppo di scrittrici, attiviste e intellettuali ha firmato una lettera aperta rivolta alle forze politiche per chiedere che si cambi passo e si scelga una donna come capo dello Stato. Ma la storia italiana rimanda una visione opposta, e l'estero ci dà lezioni

«Vogliamo una donna al Quirinale». L’appello arriva da un gruppo di scrittrici, attiviste e intellettuali italiane nei giorni in cui si dibatte sempre più animatamente del successore di Sergio Mattarella, in vista di una data cruciale: quella del 24 gennaio, giorno in cui è fissata la prima votazione per eleggere il nuovo presidente della Repubblica.

In un documento aperto, nomi del calibro di Dacia Maraini, Edith Bruck, Liliana Cavani, Michela Murgia, Luciana Littizzetto, Silvia Avallone, Melania Mazzucco, Lia Levi, Andrée Ruth Shammah, Mirella Serri, Stefania Auci, Sabina Guzzanti, Mariolina Coppola, Serena Dandini e Fiorella Mannoia si sono appellate alle forze politiche, chiedendo un cambio di passo in linea con quanto già fatto in diversi Paesi del mondo: mettere a capo dello Stato una donna, perché «è arrivato il tempo».

Dacia Maraini
Dacia Maraini

«Si parla di democrazia dei generi ma da questo punto di vista l’Italia è una democrazia largamente incompiuta, tanto più rispetto a paesi come Germania, Gran Bretagna, Austria, Belgio, Danimarca, Islanda, Norvegia, Finlandia - sottolineano le donne che hanno sottoscritto l’appello - Eppure sappiamo che ci sono in Italia donne che per titoli, meriti, esperienza ed equilibrio possono benissimo rappresentare l’intera nazione al massimo livello. Non è questa la sede per fare un elenco di nomi ma molte donne hanno ottenuto stima, fiducia, ammirazione in tanti incarichi pubblici ricevuti, e ci rifiutiamo di pensare che queste donne non abbiano il carisma, le competenze, le capacità e l’autorevolezza per esprimere la più alta forma di rappresentanza e di riconoscimento. Questo è il punto. Non ci sono ragioni accettabili per rimandare ancora questa scelta. Ci rivolgiamo a voi, fate uno scatto. L’elezione di una donna alla Presidenza della Repubblica sarà la nostra, e la vostra, forza».

Una donna al Quirinale?

Di nomi femminili da proporre per il Quirinale, nei mesi scorsi, in effetti ne sono stati fatti. In molti hanno citato la ministra della Giustizia Marta Cartabia, ma si è parlato anche della senatrice Emma Bonino e di Maria Elisabetta Casellati, prima donna presidente del Senato. Quello di Liliana Segre è stato un nome più volte pronunciato, ma a 91 anni la senatrice a vita ha ringraziato, ma passato: «Grazie, ma non ho la competenza».

Emma Bonino
Emma Bonino

Anche Rosy Bindi è stata chiamata in causa, e anche lei ha sorvolato. Pur dicendosi “gratificata" dal fatto che qualcuno possa avere accostato il suo nome al Colle, in un’intervista alla Stampa aveva già chiarito che non accadrà. «Devo dire che me lo sto gustando, ma siccome so che non accadrà, non sono neanche accompagnata dalla  preoccupazione e dai polsi che tremano solo all'idea di dover ricoprire una responsabilità così alta». Ancora: Anna Maria Tarantola, ex presidente Rai ed ex dirigente della Banca d’Italia, e Anna Finocchiaro, ministra per le pari opportunità nel primo governo Prodi, capogruppo del Partito Democratico al Senato della Repubblica nella XVI Legislatura e ministra per i rapporti con il Parlamento nel governo Gentiloni.

Le donne nella storia politica italiana

Non è ovviamente la prima volta che si parla di una donna come presidentessa della Repubblica, e non è che in passato le donne non ci abbiano provato (visto che la parità di genere è, tra le altre cose, sancita costituzionalmente, anche se ancora poco in Italia viene fatto per raggiungerla). Il dato di fatto, però, è che in 75 anni di storia della Repubblica, i 12 presidenti sono stati tutti uomini. Tra le donne che tentarono l’impresa va citata inevitabilmente Nilde Iotti, che nel 1992 ottenne 256 voti, ancora troppo pochi per superare il quorum, ma la prima a provarci fu la giornalista Camilla Cederna nel 1978: prese 4 voti. L’ultima è stata invece l’ex deputata Luciana Marcellina, che nel 2015, anno dell’elezione di Mattarella, ne prese 37 al primo scrutinio.

Nilde Iotti insieme a Palmiro Togliatti nel 1948
Nilde Iotti insieme a Palmiro Togliatti nel 1948

In Italia d’altronde è raro trovare donne tra le più alte cariche dello Stato. Mai una donna è stata eletta prima ministra, e solo tre sono assurte alla terza carica dello stato, la Camera dei deputati: nel 1979 Nilde Iotti, in carica sino al 1992, nel 1994 Irene Pivetti, nel 2013 tocca a Laura Boldrini. Al Senato la prima presidente donna è stata, come detto, Casellati. 

Laura Boldrini
Laura Boldrini

Donne e politica, gli esempi virtuosi dall’estero

Al confronto con altri Paesi, l’Italia resta quindi indietro. Tanto per citare qualche esempio: in Gran Bretagna alcune tra le figure più importanti a livello politico sono e sono state donne, basti pensare alla Regina Elisabetta, o alle ex prime ministre Margaret Thatcher e Theresa May; in Nuova Zelanda e in Finlandia le prime ministre Jacinda Ardern e Sanna Marin hanno traghettato il Paese fuori dalla pandemia di Coronavirus; in Germania Angela Merkel si è ritirata dopo aver ricoperto per 16 anni il ruolo di Cancelliera federale; e anche in Polonia, Slovenia, Danimarca, Croazia donne sono o sono state prime ministre. 

Jacinda Ardern
Jacinda Ardern

Sono donne anche le sindache di alcune tra le più grandi e importanti città europee: Anne Hidalgo di Parigi, Franziska Giffey di Berlino, Ada Colau di Barcellona. E c’è una donna anche a capo dell’Unione Europea, la tedesca Ursula von Der Leyen, in carica come presidente della Commissione Europea dal primo dicembre 2019.

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