Stereotipi di genere: perché la “donna ideale” non esiste
In base a recenti studi, come per esempio il Barometro dell’odio stilato da Amnesty, le più odiate online sono le donne. Secondo i risultati, gli insulti riferiti alla popolazione femminile sono più frequenti e generano più interazioni.
Alle persone che si identificano come donne si rimprovera di non rispettare un ideale preciso
Grazie all’analisi degli slur più utilizzati, capiamo che alla donna vengono rimproverati il fatto di essere vecchia, arrabbiata, prepotente, disinibita o, all’occorrenza, frigida, troppo mascolina, troppo emotiva (e cioè, inaffidabile), e brutta.
Perchè "l'ideale di donna" è un concetto contraddittorio
Il concetto di donna ideale risulta contradditorio perché, come rivelano gli slur rivolti alle donne, a loro viene richiesto di essere giovani e piacenti e, allo stesso tempo, accettare di essere considerate per questo motivo ingenue e inesperte. Questo causa profonde discriminazioni professionali, sia nella valutazione di competenze che nella equa retribuzione.
Lo dimostra anche una recente ricerca curata dalle studiose Leah Sheppard della Washington State University e Stefanie Johnson della Boulder’s Leeds School of Business presso la University of Colorado. Con esperimenti diversi, le autrici sono giunte alla stessa conclusione:
le manager di bell’aspetto – a prescindere dal loro operato concreto – sono giudicate a pelle meno affidabili, meno sincere e più meritevoli di essere “messe al loro posto”
La necessità di mantenersi dimesse, dolci e accomodanti può ostacolare la maggiore richiesta di rispetto per sè stesse: alle donne viene chiesto di dimostrarsi sessualmente disponibili ma caste, di subordinare il proprio desiderio al piacere dello stesso sguardo che lo giudica. La natura emotiva delle donne le renderebbe adatte al lavoro di cura al punto che delegarlo diventa una incoscienza, ma per la stessa ragione sono considerate inaffidabili per prendere decisioni in posizioni di comando.
Insomma, dall’aspetto esteriore al portamento, da caratteristiche comportamentali all’età, fino all’appetito sessuale e alla sfera delle emozioni:
siamo abituati e abituate a sapere sempre cosa è appropriato per le donne
Come si intuisce, si tratta di un ritratto profondamente contraddittorio, che sfida le donne a rispettarlo ma di fatto svantaggia anche chi ci riesce.
Uno stereotipo in evoluzione
L'immaginario descritto, oltre a essere comune, è molto solido e reso forte da secoli di narrazioni: è capace di evolvere insieme ai tempi senza perdere mordente.
Gli stereotipi si modificano, anche se lentamente: in aggiunta al dovere di essere bella, per esempio, è diventata sempre più importante la capacità di confezionare e trasmettere la propria immagine.
L’intraprendenza sta diventando un valore anche femminile, purché limitata a sfere non competitive con il genere maschile, mentre una compiaciuta celebrazione della propria immagine sta lasciando il posto a quella che avremmo voluto chiamare autostima
Se prima la bellezza veniva perseguita a costo di venire considerate superficiali, la nuova donna ideale dimostra di avere una bellezza simbolo di salute e apparentemente senza sforzo. L’associazione valoriale di bellezza e salute ha, infatti, da un lato potenziato la diffusione dello sguardo grassofobico, e di diete in realtà pericolose per il benessere fisico; dall’altro ha permesso una concentrazione inedita di sforzi economici e di risorse nel perseguire un ideale bellezza sano e costosissimo.
La bellezza che viene proposta alle donne è naturale e disinvolta
La scrittrice e giornalista Jia Tolentino, nel suo Trick Mirror: le illusioni in cui crediamo e quelle che ci raccontiamo, evidenzia come le donne siano considerate come successi o fallimenti, in un esagerato e irrealistico fatalismo binario. La traduzione letterale del titolo inglese (Reflections on Self-Delusion), infatti, potrebbe essere “riflessioni su come ci deludiamo da sole”.
La pressione pervasiva dello standard
Tolentino sottolinea che le pressioni a cui le donne sono sottoposte richiedono non solo la massima obbedienza possibile, ma anche un genuino entusiasmo. Tuttavia, inseguire un ideale tanto definito quanto irrealistico mette le donne in uno stato di infinita ottimizzazione, sia per raggiungere gli standard che per mantenerli o metterli in discussione. Come scrive la giornalista:
Se le donne iniziano a resistere a un’estetica, come l’eccessiva applicazione di Photoshop, l'estetica cambia semplicemente per adattarsi a noi; il potere dell'immagine ideale non diminuisce mai. Oggi è abbastanza facile suscitare lo scetticismo delle donne nei confronti delle pubblicità. È quasi impossibile farci sospettare delle immagini che produciamo di noi stesse
Nell’argomentazione di Tolentino, persino la resistenza al sistema viene presentata in termini di sistema poiché, afferma, è più facile adattarsi che opporsi. Il “parassita psicologico della donna ideale” si evolve, acquista nuove forme e diventa più potente.
Ideale sì, ma per le donne bianche
Tra le varie caratteristiche, la donna ideale è bianca. Semplicemente, perché gli altri corpi vengono esclusi da questa narrazione e ci rientrano in gran parte per essere sessualizzati.
Per esempio, i corpi soggetti a uno sguardo colonizzatore come sono infatti i corpi neri, non vengono mai infantilizzati
Le donne nere e grasse vengono escluse dall’immaginario stereotipato della donna-angelo ingenua ed eternamente fanciulla, poiché lo stereotipo attribuisce loro una natura selvaggia e ignorante, sessualmente provocatoria. Le donne asiatiche, al contrario, fanno esperienza di un tipo di infantilizzazione specifico e diversamente codificato, che le considera remissive e servizievoli.
L’ideale, quindi, non solo è contraddittorio, ma anche disomogeneo
Eppure, è talmente radicato che sarebbe ingenuo pensare di liberarcene; possiamo, però, imparare a riconoscere il giudizio che guida i comportamenti delle persone socializzate donne e fare spazio per forme spontanee di disobbedienza.