“Time to Change”: 17 scatti di Stefano Guindani per 17 obiettivi di sviluppo sostenibile. In mostra a Milano
Il diritto alla cultura è fragile nel mondo ma Ranjitsinh Disale ha promosso l’istruzione delle giovani donne in un piccolo villaggio in India. Prima del 2018 in Arabia Saudita, alle donne non era concesso guidare l'auto ma in quell’anno decade il divieto e l’ex pilota italiana Francesca Pardini insegna ad alcune di loro come fare. Gli pneumatici che non vengono riciclati finiscono nelle discariche ma l'azienda milanese Ecopneus li rintraccia e gli dà nuova vita, riconvertendoli ad esempio in campetti di calcio in periferia.
Cos’hanno in comune queste storie? Hanno tutte origine da realtà drammatiche ma …. sono seguite sempre da un “ma”. Il "ma" del "ma le cose possono cambiare". Perché le sfide si possono affrontare. Gli obiettivi si possono raggiungere, alcuni si devono raggiungere: specie se parliamo di sostenibilità, di uguaglianza di genere, di salvaguardia dell’ambiente e del clima, di lotta alla povertà e alla fame, di lavoro dignitoso.
E sono proprio i 17 obiettivi dell’Agenda dell’Onu al 2030 per favorire lo sviluppo sostenibile ad essere il leitmotiv della mostra fotografica “Time to Change” - inaugurata il 3 ottobre a Milano e composta non a caso da 17 scatti - che porta la firma di Banca Generali e di Stefano Guindani.
Fotografo di altissimo talento e di fama internazionale, affermato da sempre nel mondo dell'alta moda e delle celebs, e da sempre appassionato di reportage, Stefano ha realizzato uno dei suoi primi servizi fotografici ad Haiti dove restò profondamente colpito dalla dignità di quel popolo, nonostante la povertà.
Quando ho incontrato Stefano all’inizio dell’estate - un paio di mesi prima dell'inaugurazione della mostra - eravamo su una bateau-mouche sulla Senna ai piedi della Torre Eiffel al tramonto, mi aveva raccontato dei suoi ultimi viaggi e poi – senza svelare troppo - di questo progetto in work in progress cui stava lavorando da oltre due anni, un progetto con la P maiuscola che mi aveva molto colpito. Ma devo confessare che - nonostante il suo fare incantatore e la sua dialettica persuasiva, (specie quando parla dei suoi lavori) - le sue parole non erano bastate a rendere quello che lui ha realmente realizzato e comunicato con le sue foto.
E infatti come ci fa eco durante l’inaugurazione dell’esposizione, il vice direttore generale di Banca Generali, Andrea Ragaini: “Un’immagine - e aggiungerei di Stefano - vale più di mille parole, e non abbiamo avuto alcun dubbio che fosse lo strumento perfetto per sensibilizzare l’opinione pubblica – non a caso l’esposizione è a cielo aperto in Corso Vittorio Emanuele a Milano – sulle problematiche che affliggono il Paese. Con Stefano è stato semplice, perché in ogni singolo scatto che ritrae realtà drammatiche, spicca la speranza del cambiamento. In ognuno c’è un messaggio virtuoso di ottimismo”.
E mentre Ragaini ci invita ad osservare con attenzione lo scatto 17 intitolato “Partnership per gli obiettivi” (vedi immagine in cover) sottolinea: “Guardate lo sguardo fiero, pieno di dignità delle tre donne del Kenya: vivono in un villaggio che sorge in una pianura arida, dove le precipitazioni scarseggiano, le condizioni sono disagiate, la loro vita si basa sulla pastorizia eppure loro hanno lo sguardo fiero, sono eleganti, determinate. E sui loro volti si scorge un sorriso”.
Quelle foto ti parlano, ti colpiscono al cuore già quando le guardi da lontano, poi ti avvicini e il cuore batte ancora più forte perché senti quello che Stefano stesso ha chiamato “richiamo alla responsabilità individuale, perché ognuno di noi ha il potere di fare qualcosa per salvare il mondo, per renderlo migliore, più sostenibile”.
Se poi ad accompagnarti nel tour c’è Alberto Salza, improvvisamente nello scatto ci sei dentro. E onore diventa non solo averlo materialmente accanto nel giorno dell’inaugurazione, onore è ascoltare quello che ha da raccontarti di quelle immagini.
Alberto Salza è un noto antropologo che ha affiancato Stefano nell’interpretazione dei singoli traguardi ricercando un nuovo approccio che sapesse mettere in luce, sì, i ritardi degli obiettivi universali ma (e il "ma" di cui sopra ritorna) cercando e riconoscendo le eccellenze capaci di rispondere a queste sfide in modo esaustivo.
Alberto Salza ti prende sotto braccio e ti trascina dentro ognuno di quegli scatti, e tu improvvisamente ti senti di farne parte. È una di quelle persone che ti fanno tornare bambina e ti fanno immaginare di essere sulle sue gambe, magari su una sedia a dondolo accanto al camino, a fargli milioni di domande, esistenziali e non.
Beh, con voi purtroppo non ci sarà Alberto a portarvi sotto braccio durante la visita alla mostra, ma il vostro percorso sarà ugualmente immersivo, costruttivo ed entusiasmante perché le sue parole preziose le troverete nei testi descrittivi degli scatti. E quindi sarà un po’ come essere con lui, leggendo... e con Stefano, guardando. E chissà che poi non ve li troviate accanto, entrambi, pronti a erudirvi su quanto bello sia quello che ognuno di noi, con piccoli gesti, potrebbe fare per cambiare il mondo.
La mostra “Time to Change” sarà esposta su Corso Vittorio Emanuele fino al 30 ottobre. E non aspetta che voi!