Engine, il progetto che usa la realtà aumentata contro la violenza di genere
La realtà aumentata per combattere la violenza di genere e le discriminazioni, per generare consapevolezza e sensibilità e per demolire modelli di mascolinità tossici, trasformando uomini e ragazzi in alleati: è l’obiettivo del progetto Engine, che sta per “Engaging Men and Boys against Gender-based Violence and Discrimination through Technology-based Trainings” e che è coordinato dalla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e realizzato con ARTES 4.0 - Centro di Competenza e Centro di Ascolto Uomini Maltrattanti.
Engine è co-finanziato dall’Unione Europea in quanto vincitore della call CERV-DAPHNE, e coordinato da Anna Loretoni, docente di filosofia politica presso la Scuola Superiore Sant'Anna, e coinvolge l’Istituto Dirpolis, l’Istituto di Intelligenza Meccanica e l’Istituto di Management. L’obiettivo è aiutare a promuovere modelli non violenti di mascolinità, educando ragazzi e uomini a riconoscere la violenza e a porsi come modelli positivi per gli altri, spostando l'attenzione dalle vittime di violenza, troppo spesso messe in secondo piano nella narrazione mediatica, a una cultura in cui a emergere sono gli autori della violenza. Per farlo, il programma sfrutta la tecnologia: con visore per la realtà aumentata e joystick, anche ragazzi e uomini possono immergersi in una realtà in cui sono bersaglio di commenti inappropriati e cat-calling, o in cui si trovano a dover giustificare la loro competenza e professionalità - sul lavoro o nel campo degli studi - a fronte di commenti sul loro aspetto fisico.
«Questo progetto europeo è rivolto in modo particolare a giovani uomini e studenti universitari, e vuole affrontare il tema della violenza di genere - spiega Anna Loretoni - Nei programmi di formazione viene utilizzata la realtà virtuale, che è stata programmata ed elaborata insieme ai colleghi dell’istituto di intelligenza meccanica per far vivere ai partecipanti l’esperienza di immedesimazione in situazioni di violenza e discriminazione».
Le attività formative coinvolgono studenti delle scuole superiori, studenti universitari e i loro insegnanti e professori, oltre a giovani atleti che fanno parte di associazioni sportive insieme ai loro allenatori e dirigenti sportivi. I corsi sono progettati da un comitato multidisciplinare di studiosi ed esperti in scienze sociali e applicate, che sfruttano la realtà virtuale immersiva per affrontare gli aspetti fisici, emotivi e sociali legati alle esperienze dirette e indirette di violenza di genere. Il 29 e il 30 marzo scorsi a provare sulla loro pelle l’esperienza sono stati gli studenti e le studentesse dell’Istituto Santoni di Pisa, ad aprile è toccato agli studenti della Sant’Anna e ai docenti.