Braccialetto elettronico e procedibilità d’ufficio: le nuove misure contro la violenza sulle donne
Nell’anno in cui l’Italia conta 109 vittime di femminicidio, in un 2021 che neppure è finito, il tema della violenza contro le donne assume i contorni, più che di un fenomeno preoccupante, di una vera e propria piaga. Una donna uccisa ogni tre giorni circa, a voler ridurre il conto a una mera statistica, e le misure adottate sino a oggi, in primis il Codice Rosso, non sono evidentemente sufficienti ad arginare quella che la presidente del Senato Elisabetta Casellati il 25 novembre ha definito “una mattanza”.
Il governo sembra quindi avere deciso di intervenire, e ha varato un nuovo pacchetto di norme ancora più dure e soprattutto che consentano di intervenire in modo più tempestivo, sia per quanto riguarda l’esecuzione di misure cautelari sia sul fronte delle pene. L’obiettivo è dare un giro di vite alla violenza di genere, in particolare a quella che si consuma cioè tra le mura di casa. Le mani che impugnano coltelli o pistole o che si abbattono sulle donne sono infatti quasi sempre quelle di mariti, fidanzati, ex mariti, ex fidanzati, ma anche di padri e fratelli, e le restrizioni dovute alla pandemia di Coronavirus hanno contribuito a peggiorare la situazione, di fatto segregando le vittime in casa con i carnefici. E i dati Istat relativi al primo trimestre 2021 confermano che il numero delle chiamate al numero antiviolenza 1522, sia telefoniche sia via chat, è aumentato rispetto allo stesso periodo del 2020: 7.974 chiamate e 4.310 vittime, il 38,8% in più rispetto al primo trimestre 2020.
L’arresto non in flagranza
Le misure al vaglio del Consiglio dei Ministri sono quindi finalizzate a rendere quanto più difficile possibile a un partner o a un ex partner violento di entrare in contatto con la donna. Una delle principali misure messe sul tavolo è la possibilità di arrestare anche non in flagranza, ma ogni volta che l’uomo viola il divieto di avvicinamento e quello di allontanamento dalla casa familiare. La procedibilità d’ufficio viene quindi estesa, il che significa andare oltre la denuncia da parte delle vittime, che spesso per timore di ripercussioni, per costrizione o per violenza psicologica rinunciano alla denuncia bloccando l’intervento. L’unico presupposto necessario perché le forze dell’ordine possano intervenire - e potrebbero farlo anche su segnalazione dei vicini di casa, per esempio - è che la persona violenta abbia già ricevuto un monito per lo stesso tipo di reati, sia cioè già stata segnalata, e non necessariamente dalla persona che sta subendo le violenze.
Il braccialetto elettronico con il gps
Un’altra novità è l’obbligo di indossare un braccialetto elettronico per chi ha violato i divieti di allontanamento dalla casa familiare o di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla vittima: il braccialetto è dotato di un gps per la localizzazione e l’uomo che lo infossa viene di fatto tracciato, in modo da capire se e quando dovesse riavvicinarsi alla donna che sta perseguitando. Il braccialetto può essere indossato solo con il consenso dell’interessato, ma il giudice può decidere di proporlo in alternativa a misure più pesanti come, per esempio, gli arresti domiciliari o l’obbligo di firma. In questo modo si intende aggirare il problema che l’uomo decida di rifiutare di indossare il braccialetto. Tra le altre misure proposte c'è anche il carcere per chi manomette il braccialetto elettronico, e l'obbligo di informare la vittima se il suo aggressore sta per essere scarcerato.
Tutela psicologica e reddito di libertà
Alle misure che riguardano la parte legale si affiancano poi quelle a sostegno delle donne, per metterle in condizioni di ricominciare una vita lontane dai loro aguzzini e aiutarle a ricostruire un mondo per troppo tempo ristretto e spezzato: il reddito di libertà, un contributo da 400 euro mensili che viene riconosciuto per un anno massimo introdotto con l'intenzione di favorire percorsi di autonomia e di emancipazione, e una maggiore tutela psicologica con l’indirizzamento verso i centri anti violenza più vicini a loro.
Il team di donne che ha varato il pacchetto
Il pacchetto di misure arriva oggi, 3 dicembre, in Consiglio dei Ministri. A vararlo sono state le ministre agli Affari regionali e alle Pari opportunità Mariastella Gelmini e Elena Bonetti, che hanno messo a punto una serie di proposte concretizzate poi dalle ministre dell’Interno Luciana Lamorgese e della Giustizia Marta Cartabia.
Alla stesura del nuovo pacchetto hanno collaborato - ed è interessate per diversi motivi il fatto che siano tutte e solo donne le persone che vi hanno lavorato - le ministre al Sud e alle Politiche per la disabilità Mara Carfagna e Erika Stefani. Gelmini aveva proposto anche di fornire una scorta alle donne perseguitate, proprio come accade ai testimoni di mafia, ma il timore che potesse interferire - ulteriormente - con la loro libertà facendole sentire ancora più esposte e limitate ha spinto ad archiviare l’idea in favore, semmai, di maggiori controlli e magari di un pattugliamento sotto casa da stabilire sulla base dei singoli casi.
Violenza sulle donne, a chi rivolgersi
Chi subisce violenza e teme per la sua incolumità ha diversi modi per chiedere aiuto. Nell’immediatezza può chiamare il 112, il numero unico di emergenza, o il numero antiviolenza e anti stalking 1522, attivo 24 ore su 24 per tutti i giorni dell’anno ed è accessibile dall’intero territorio nazionale gratuitamente, sia da rete fissa che mobile, con un’accoglienza disponibile nelle lingue italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo. L'App 1522, disponibile su IOS e Android, consente alle donne di chattare con le operatrici, ed è possibile chattare anche attraverso il sito ufficiale del numero anti violenza e anti stalking 1522.
Si può chiedere aiuto anche all’app YouPol, realizzata dalla Polizia di Stato per segnalare episodi di spaccio e bullismo ed estesa anche ai reati di violenza che si consumano tra le mura domestiche, oppure rivolgendosi ai consultori o ai centri antiviolenza. Anche le farmacie possono fornire informazioni se non è possibile contattare subito i Centri antiviolenza o i Pronto soccorso, mentre il telefono Verde AIDS e IST 800 861061 è a disposizione se si è subita violenza sessuale. Personale esperto risponde dal lunedì al venerdì, dalle ore 13.00 alle ore 18.00 sui possibili rischi di contrarre infezioni a trasmissione sessuale a seguito della violenza. Si può accedere anche al sito www.uniticontrolaids.it.
Al Poliambulatorio dell’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti ed il contrasto delle malattie della Povertà (INMP), dall'8 marzo 2021 è attivo il Servizio Salute e Tutela della Donna, dedicato alla presa in carico delle donne più fragili o comunque bisognose di assistenza sanitaria e psicologica.