Violenza di genere, il sondaggio tra gli studenti: più del 17% dei casi è avvenuto nelle scuole
«Sono stata palpata alle medie in mezzo alle gambe e il preside a mia mamma ha detto: com’era vestita sua figlia?». E ancora: «Quindici anni, il mio fidanzato mi costringe a fare sesso orale a un suo amico, altrimenti mi avrebbe lasciata». O: «ll prof mi dà una caramella e mi dice, questa è da succhiare, come piace a te». Sono solo alcune delle 13.500 testimonianze arrivate in risposta al sondaggio condotto da MySecretCase, community italiana nata per incentivare e promuovere la liberazione sessuale e primo shop online italiano dedicato al piacere.
Il sondaggio è stato lanciato per raccogliere le esperienze degli studenti di ieri e di oggi, e stimolare una riflessione su ciò che è percepito come violenza, sulla sua diffusione e sull’importanza di un’educazione all’affettività in ogni scuola di ordine e grado. Il materiale raccolto dipinge uno scenario purtroppo chiarissimo: oltre il 65% delle persone che hanno partecipato al sondaggio ha dichiarato di avere vissuto in prima persona episodi di violenza. Più del 17% è avvenuto in ambito scolastico, secondo solo alle relazioni sentimentali (19,4%) e seguito dai rapporti di amicizia (14.7%) e dal contesto lavorativo (12.7%).
Tra le tipologie più diffuse di aggressione troviamo le molestie verbali (27.8%), gli abusi sessuali (23.2%), la violenza psicologica (22.1%), atti persecutori (7.2%) e le molestie online - diffamazione online, ingiurie, revenge porn, ecc. - (6.8%). I tempi, le modalità e i contesti in cui avvengono questi episodi cambiano, ma rimangono immutati, negli anni, gli stessi meccanismi di pensiero e di comportamento che mettono in luce un vuoto educativo e culturale.
«È importante che le esperienze di violenza siano una traccia per creare un programma di educazione reale rispetto a un vuoto che deve essere colmato al più presto - ha detto Norma Rossetti, CEO di MySecretCase - I fatti di cronaca e le esperienze di persone a noi care ci hanno portato a voler parlare di questo argomento, c’è troppa confusione su ciò che è o non è violenza, c’è un profondo senso di vergogna e anche di colpa da parte delle vittime, una tendenza non così rara a sminuire la gravità di tali episodi da parte delle famiglie e, a volte, una scarsa fiducia verso le forze dell’ordine».
Più del 90% delle persone intervistate ha dichiarato, infatti, di non aver presentato denuncia formalmente per un senso di vergogna (23.4%), un’assenza di fiducia nelle autorità (17.8%), una scarsa conoscenza sui servizi disponibili a supporto delle vittime (13.2%) e una paura di ritorsioni da parte dell’aggressore (11.3%). Più dell’80% decide però di confidarsi con persone di fiducia, e lo fa principalmente con amici (45%), genitori (20%), insegnanti (12%) e in sportelli d’ascolto (6,4%).
Tra i principali fattori indicati come cause della violenza troviamo la disuguaglianza di genere (16.5%), gli stereotipi di genere (19.4%) e al primo posto un’educazione insufficiente (31.9%), indicata anche come principale responsabile della violenza in ambito scolastico (33.1%). Non solo, più del 90% degli studenti ritiene che la propria scuola non faccia - o non abbia fatto - abbastanza per promuovere un ambiente sicuro.
Le proposte degli studenti per combattere la violenza nelle scuole
A tal proposito, oltre il 40% ritiene che un percorso scolastico sull’educazione sessuale, sul rispetto dei confini fisici e sulla gestione delle emozioni, debba essere il primo - ma non l’unico - strumento di prevenzione e contrasto della violenza. Questo deve essere, infatti, seguito da programmi di supporto psicologico per gli studenti (11,6%), un rafforzamento delle leggi contro questi fenomeni (10,7%), incontri di sensibilizzazione per i genitori da parte della scuola (9%), un sostegno alle vittime attraverso servizi sociali e legali (8.6%) e una maggiore supervisione da parte del personale scolastico (4.3%).
VEDI ANCHE CultureWorld AIDS Day, l’Osservatorio di Durex: meno di un giovane su due utilizza sempre il preservativo«Vogliamo un mondo in cui l’educazione alla sessualità e al consenso siano parte integrante dei programmi scolastici, perché crediamo sia il primo strumento di prevenzione alla violenza - prosegue Rosetti - I programmi per ora, risultano assenti o inefficaci in gran parte d’Italia: quasi nel 70% dei casi non includono lezioni ad hoc sul tema, e le poche pianificate, vengono reputate inutili o poco efficaci dal 90% delle persone».
A oggi il tema dell’educazione sessuale e sentimentale nelle scuole è uno dei più dibattuti a livello governativo, complice la triste e drammatica conta delle vittime di femminicidio in Italia e il caso purtroppo emblematico di Giulia Cecchettin. Il ministro dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, la ministra per la Famiglia e le Pari Opportunità Eugenia Roccella e il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano hanno di recente presentato una proposta per introdurre l'educazione sentimentale a scuola prevedendo un’ora a settimana di “educazione alle relazioni” nelle scuole superiori con incontri per tre mesi all'anno e un totale di dodici sessioni. Il piano prevede anche l'intervento di influencer, cantanti e attori per coinvolgere maggiormente i giovani: la bozza prevede che gli studenti, guidati da un docente nei panni di moderatore, prendano parte a discussioni di gruppo, esponendosi in prima persona sul tema.
Della proposta si sta ancora dibattendo, evidenziandone punti di forza e di debolezza, ma quello che anche il sondaggio di MySecretCase evidenzia è un vuoto educativo su cui è necessario intervenire nel modo più efficace e incisivo possibile. Più del 98% delle persone intervistate ritiene infatti che sia necessario introdurre piani di educazione alla sessualità nei programmi scolastici, il 40,7% li introdurrebbe a partire dalla scuola primaria, il 32.5% dalla scuola secondaria di primo grado e il 24.1% dalla scuola dell’infanzia.
Oltre agli episodi di molestie e violenza sopra citati, vengono classificati come tali anche minacce, insulti, umiliazioni, isolamento sociale, controllo e manipolazione emotiva (23.7%), gli atti che offendono e mortificano la dignità dell’individuo, molestie verbali (21.7%), ogni forma di controllo sull’autonomia economica, ad esempio, sottrarre o impedire l’accesso al denaro per sabotare l’indipendenza della persona (17.5%), gli episodi di bullismo (18.1%) e gli atti contro le persone facenti parte della comunità LGBTQIA+ (17.3%).
«In MySecretCase stiamo cercando di fare la nostra parte - sottolinea Rossetti - a fine 2022 abbiamo lanciato MySecretCase Education, una piattaforma di educazione sessuale accessibile a tuttə, per formare nuove generazioni sessualmente libere e consapevoli, grazie a una piattaforma online di professionistə che completa il lavoro che ogni giorno il team porta avanti sui social. Affinché avvenga un vero cambio di rotta, però, è necessario un impegno congiunto tra istituzioni, aziende e associazioni».