Gli attivisti ambientali al Pride di Londra: “non accettate finanziamenti dalle aziende inquinanti”
Nel 2018 l’attivismo ha ritrovato una nuova fiamma con il movimento Fridays for Future di Greta Thunberg che non ha tardato a riportare sui tavoli dei politici l’urgenza della crisi climatica. A 5 anni dalle proteste che hanno riacceso una fiamma di speranza nella lotta contro il riscaldamento globale però, sembra che nessuna delle azioni intraprese sia all’altezza della gravità della situazione.
I fondi monetari più potenti al mondo non accennano a prendere decisioni coraggiose quando fanno investimenti, mentre i politici amano narrazioni politicamente corrette. Chi ne fa le spese siamo sempre noi come specie
All’indomani di questa situazione, e prendendo atto del fatto che manifestazioni pacifiche non hanno portato molto lontano, alcuni gruppi di coraggiosi attivisti hanno deciso, da qualche tempo a questa parte, di intraprendere azioni sufficientemente eclatanti da provare a richiamare l’attenzione sulla crisi ambientale. Una sorta di grido d’aiuto, un SOS di fronte alla verità schiacciante della scienza e all’inattivismo di molti.
Berlino, Roma e Firenze sono solo alcune delle città che i ragazzi hanno deciso di utilizzare per richiamare l’attenzione dei media e della collettività su ciò che sta accadendo
Il modo in cui il loro messaggio viene veicolato ha dei punti a sfavore? Si, probabilmente i non addetti ai lavori li interpretano in maniera sbagliata perché non hanno mezzi necessari per comprendere realmente in che situazione ci troviamo e perché le loro azioni sono tanto estreme.
Si tratta dell’ultima spiaggia? Si, la verità è che continuiamo a dichiarare di voler stare sotto gli 1.5 gradi ma nessuna azione o accordo nazionale o internazionale è stato preso in tale direzione
Proprio qualche giorno fa è stato organizzato un nuovo colpo da parte degli attivisti: stavolta non si tratta di zuppa su un dipinto o di vernice lavabile su un edificio. A essere interrotto è stato il Pride di Londra per protestare “contro l’accettazione di denaro sponsorizzato da industrie altamente inquinanti”, e a raccontarlo è proprio il The Guardian.
Come copione vuole, alcuni manifestanti sono stati arrestati dopo aver bloccato la strada ad altezza di Piccadilly, sedendosi davanti ad al camion di uno dei più importanti gruppi al mondo di produzione di bibite gassate, per 16 minuti. Dopo l’arresto, la marcia è ripresa.
L’azione è stata rivendicata dall'organizzazione Just Stop Oil, che precedentemente aveva avvertito gli organizzatori della marcia che avrebbe agito in caso avessero accettato sponsor altamente inquinanti dichiarando: “Se il London Pride non riesce a compiere questi passaggi fondamentali necessari per proteggere la nostra comunità, dovremo considerare potenziali escalation che potrebbero comportare l'interruzione del Pride”, e poi “Chiederemo anche all'intera comunità LGBTQIA+ di unirsi a noi nella protesta e nel boicottaggio, per la sicurezza delle persone LGBTQIA+ ovunque".
Insomma, ci troviamo di fronte alla solita questione: grandi realtà che cercano in tutti i modi di mostrarsi vicine a tematiche quali ambiente, inclusione, diversità e ad attivisti che con fatica, provano a sottolineare l’urgenza di introdurre azioni concrete.
Federica Gasbarro collabora con The Wom in modo indipendente e non è in alcun modo collegata alle inserzioni pubblicitarie chepossono apparire all'interno di questo contenuto.