Band de femmes: il festival del fumetto femminista che ridisegna lo spazio delle donne
Per l’edizione 2022 – a cura di Sarah di Nella, Ginevra Cassetta e Marta Capesciotti – sono diversi e ibridi gli incontri previsti: online e in presenza, per abitare tutte le dimensioni e fare rete. Dalle presentazioni con le autrici ai laboratori di disegno per giovani e adulti al live painting con artiste e artisti di diverse nazionalità: il fil rouge è creare occasioni di dibattito e far circolare arte, libri, idee.
Band de femmes: disegnare nuovi spazi femministi
Bande de femmes è «una banda di donne, gang di donne, ma anche gioco linguistico con Bande dessinée (il termine francese per indicare le strisce illustrate dei fumetti)»: nella condivisione, tutto il potere del Festival. Quello di scardinare stereotipi disegnando un diverso immaginario su corpi e sessualità.
Per farlo, la «gang di donne» parte proprio dallo spazio urbano: le strade del Pigneto diventano un vernissage collettivo affinché la cultura – confermano le organizzatrici - possa migliorare la vita di chi vive e attraversa il quartiere.
Dagli incontri con artiste italiane come ZUZU (con la presentazione del suo ultimo lavoro Giorni Felici, candidato al Premio Strega da Valeria Parrella), CROMA, Sara Colaone, Costanza Durante ed Elisa Menini, Eva Rossetti, Frad, e artiste internazionali, come l’iraniana Golrokh Nafisi e la francese Elène Usdin, fino alle esposizioni della Notte Bianca a colori, con i lavori di Serena E. Kippenbergen e Faida Aquifera: il programma di quest’anno, oltre alle ampie suggestioni artistiche che spaziano dal fumetto alle arti performative, è strumento d’approfondimento che indaga in chiave intersezionale temi diversi. Dall’attualità alla Storia, dal femminismo all’attivismo per la salute mentale, dalle relazioni d’amore e politiche alla violenza digitale.
Tuba e Band de femmes: il potere di lasciarsi contaminare
Tuba – come si descrive – «è una libreria delle donne, un bar, un locale aperto dalla mattina alla sera dal 2007 sull’isola pedonale del Pigneto a Roma»: uno spazio fisico dedicato all’immaginario delle donne e «alla loro forza politica».
In queste coordinate, prende forma Band de femmes: «sulla scia della filosofia di Tuba e per dare spazio alle fumettiste» precisano le curatrici Sarah Di Nella, Ginevra Cassetta e Marta Capesciotti.
A The Wom raccontano Band de femmes, tra il desiderio di condivisione che ne è alla base e la gioia di realizzarlo nuovamente in presenza.
Qual è l’idea da cui nasce Band de femmes e con quale obiettivo?
Band de femmes nasce per dare spazio alle fumettiste: l’idea è riprendere spazio in un ambito considerato maschile, dove premi e riconoscimenti erano rivolti quasi solo a uomini. Abbiamo voluto mettere in risalto la creatività di molte artiste e un diverso immaginario su corpi e sessualità, anche tenendo conto che il fumetto è un medium molto immediato, arriva al pubblico in maniera diretta e riesce a restituire la complessità con molta semplicità.
Quali sono i temi che caratterizzano l’edizione di quest’anno?
I temi sono vari come negli altri anni, perché produzione femminile non significa un unico sguardo o un’unica storia, ma è piuttosto un approccio non maschile alle tante storie possibili. Abbiamo tante storie e illustrazioni che riguardano le vite di noi tutte, donne e soggettività altre, quelle che sono spesso tenute ai margini. Si parlerà di femminismi italiani e internazionali, di relazioni d’amore e politiche. Un focus particolare sarà sul cyberbullismo e la violenza digitale, ma anche sullo spazio pubblico attraversato da corpi non uniformi - dissidenti come ci piace chiamarli - e di come lo stesso nostro Festival occupa più spazi, dal territorio locale al parterre internazionale, da quello online a quello in presenza.
Tornare a occupare gli spazi: Band de Femmes è uno spazio femminista che snoda i suoi appuntamenti online e offline. Come si articola il festival in entrambi gli spazi? Quali le realtà coinvolte?
Dopo le anticipazioni online del 23 giugno e i laboratori iniziati il 13 giugno scorso, il 30 giugno la notte bianca ha coinvolto 16 spazi del quartiere Pigneto per un vernissage collettivo articolato in studi d’arte, librerie, bar cultural. Dal 1 al 3 luglio, sempre in presenza, sono previste presentazioni animate, con traduzione Lis in diretta, laboratori di disegno per giovani ragazze e per adulti, live painting con artistə di varie nazionalità e incontri di vario genere: da Eccentriche, alla scoperta di storie che hanno rotto con le convenzioni, a Dialoghi d’autrici, con la presentazione di un fumetto, passando per Matite fuori dai cardini, per stimolare dibattiti sui femminismi disegnati, fino alle Matite esordienti, per conoscere nuove proposte. Saranno incontri e scambi non solo con il pubblico ma anche fra le artistə stessə.
Dal Pigneto in tutto il mondo, con uno approccio internazionale e inclusivo: qual è lo stato dell’arte della produzione e autoproduzione femminista nel fumetto oggi?
Abbiamo osservato in questo ultimo decennio che sono sempre più numerose le produzioni che arrivano sul mercato editoriale che raccontano di mondi in cui i generi stessi della scrittura si confondono, e nei contenuti si parla di argomenti come il superamento del binarismo che prima era difficile trovare e che adesso attraversano molte scritture. Oggi tutto questo approccio è un orizzonte di senso presente anche in temi apparentemente distanti come nel caso di Elène Usdin, autrice francese che incontreremo e che verrà tradotta entro l’anno in Italia. Lei racconta di adozioni forzate di bambinə nativə in Canada attraverso una narrazione onirica e dove sono rimescolati molti piani. Narrazioni simili prima erano confinate alle autoproduzioni, di cui parleremo con dibattiti sulle fanzine.
Non solo fumetto, ma anche illustrazioni, arti performative, incontri e dibattiti: in che modo queste occasioni di confronto possono diventare strumento di militanza femminista?
Il festival non vuole veicolare uno strumento particolare per fare militanza femminista, la militanza attraversa già le nostre vite e il festival stesso. È più l’idea di fare rete con altre realtà e con chi attraverserà il festival, con tutti gli spazi coinvolti e con chi magari si lascerà coinvolgere in futuro.
Qual è il segno e il messaggio che Band de Femmes vi augurate lasci nelle persone che vi parteciperanno?
Non abbiamo un obiettivo univoco, pensiamo che siano importanti le contaminazioni e siamo contente di organizzare uno spazio che offre tutti incontri gratuiti e accessibili a tuttə, anche grazie alla traduzione in Lis. Sono stati anni pesanti e anche nel programma abbiamo temi sensibili, come la psichiatrizzazione e la violenza, ma pensiamo che affrontarle insieme, collettivamente e condividere questi temi possa permettere di restituire anche momenti di gioia, l’emozione che vorremmo desse il segno al festival.