Perché serve il bonus psicologico e perché è importante parlarne: «Basta stigma e pregiudizi»
Niente “bonus psicologo” nella legge di Bilancio 2022. Da giorni ormai si parla della decisione di stralciare la proposta di inserire nella legge di bilancio fondi da dedicare a un bonus finalizzato a ottenere più facilmente supporto psicologico, e dalle querelle meramente politica si è passati a una riflessione di natura maggiormente sociale. Ovvero, a che punto siamo in Italia nel considerare la salute mentale un aspetto di cui prendersi cura esattamente come quella fisica?
a che punto siamo in Italia nel considerare la salute mentale un aspetto di cui prendersi cura esattamente come quella fisica?
La domanda non è soltanto lecita, ma indispensabile. Soprattutto in un periodo storico in cui, dopo due anni di pandemia da Covid-19, lockdown, isolamento e paura, le persone già fragili hanno visto i loro disturbi acuirsi e migliaia di persone hanno sperimentato emozioni e sensazioni che hanno faticato a gestire. Per non parlare poi degli effetti su adolescenti e bambini, che con tutta probabilità continueranno a pagare per lungo tempo il prezzo di questo periodo fatto di caos, didattica a distanza e mancanza di socializzazione.
Il bonus psicologico e i tentativi già affossati
La questione era già stata affrontata nel 2020 con la proposta di prevedere fondi da elargire alle Regioni per potenziare il supporto psicologico dei cittadini o di abbassare quantomeno i costi dei servizi (anche queste affossate), ed è da tempo oggetto di dibattito soprattutto tra i professionisti del settore. Psicologi, psicoterapeuti e altre figure specializzate nel trattamento di disturbi mentali hanno spesso puntato i fari sui pregiudizi e lo stigma che ancora accompagnano la malattia mentale e la richiesta di aiuto, e anche sulle difficoltà di accesso all’aiuto stesso. La sanità pubblica non riesce infatti a soddisfare la richiesta, soprattutto dopo l’aumento causato dalla pandemia, i tempi si allungano e spesso il supporto arriva soltanto a chi ha le possibilità economiche di pagare un professionista privato.
Proprio alla luce di questi elementi, il 2 dicembre 2021 le senatrici Caterina Biti, Paola Boldrini e Vanna Iori e il senatore Eugenio Comincini, tutti del Partito democratico, hanno presentato un emendamento, il 102-bis, per modificare il disegno di legge di Bilancio per il 2022, in cui si chiedeva l’istituzione di un “Fondo salute mentale” da 50 milioni di euro l’anno da destinare a due tipologie di sussidi: un "buono avviamento" finanziato con 15 milioni di euro per permettere ai cittadini maggiorenni cui non è stato diagnosticato un disturbo mentale, senza limiti di reddito, di accedere a un contributo forfettario da 150 euro ogni due anni; e un "buono sostegno" da 35 milioni di euro con cui erogare sussidi tra i 400 e i 1.600 euro in base all’Isee del richiedente. La proposta è stata bocciata, ma la discussione si è accesa. E per la psicologa ed esperta in relazioni e dinamiche di coppia Ameya Canovi, con cui abbiamo parlato della questione, è comunque un passo avanti.
Dottoressa, qual è il suo parere in merito al bonus psicologo, di cui d’altronde si parla da tempo?
La pandemia ha oggettivamente portato alla luce e intensificato i disagi già esistenti: chi soffriva di ansia e depressione si è trovato in difficoltà ancora maggiori, è stato tutto molto amplificato, e non è corretto pensare che la pandemia di punto in bianco abbia fatto nascere la malattia mentale da zero. Questa proposta ha però il merito di avere fatto un timido tentativo di rispondere a una richiesta che c’è e che cresce, anche a causa della pandemia. Il problema però è di fondo.
chi soffriva di ansia e depressione si è trovato in difficoltà ancora maggiori
In Italia il dibattito aperto sulla salute mentale viene ancora considerata, se non un tabù, quantomeno qualcosa da tenere per sé. La pandemia ha cambiato la situazione?
Un dato di fatto è che c’è stato un aumento della richiesta di assistenza psicologica del 40% al 50% negli ultimi due anni. Gli studi sono ancora in corso e l’impatto psicologico della pandemia non è ancora chiaro, ma di certo si può dire che questo evento eccezionale e ciò che ne è conseguito hanno legittimato le persone a chiedere aiuto. Va detto però che sulla categoria degli psicologi e dei professionisti della salute mentale c’è un enorme pregiudizio, e che con la bocciatura di questa proposta non si sta così sciogliendo né trasformando. Alcune persone cadono dalle nuvole quando si parla di come funziona la psiche e del ruolo dello psicologo, altre guardano a questo tema con stigma, quasi con vergogna. La pandemia ha un po’ legittimato la richiesta di aiuto, e ora gli psicologi sono tutti al lavoro: le persone chiedono aiuto, e qui si arriva all’altro problema.
Un dato di fatto è che c’è stato un aumento della richiesta di assistenza psicologica del 40% al 50% negli ultimi due anni
Non tutti si possono permettere di chiederlo.
Esatto: non tutti si possono permettere una terapia. E se si tiene conto di come, nella nostra cultura, venga considerato prendersi cura della salute mentale, non tutti sono disposti a rinunciare ad altro per andare dallo psicologo. Spesso le persone tendono a pensare che ansia, tristezza, inquietudine possano essere gestite senza un aiuto, sparire da sole o quantomeno essere nascoste e camuffate. Se invece abbiamo un problema alla pelle o a un braccio non esitiamo a vedere un dermatologo o un ortopedico. Ed è qui che sta il cuore della questione.
non tutti sono disposti a rinunciare ad altro per andare dallo psicologo. Spesso le persone tendono a pensare che ansia, tristezza, inquietudine possano essere gestite senza un aiuto, sparire da sole
Il bonus avrebbe potuto fare la differenza?
Dal punto di vista economico, per le cifre che sono state date sino a oggi, magari no. Ne fa e ne avrebbe fatto, se approvato, dal punto di vista simbolico: il fatto che la politica presti attenzione al tema è un fatto positivo, ma che la proposta sia stata affossata la dice lunga. Le cose stanno cambiando e questo è già un primo passo, possiamo vederlo non solo come un fallimento ma anche come un portare all’attenzione del pubblico un tema importante, quello della salute mentale come aspetto della vita di cui prendersi cura tanto quanto quella fisica. L’auspicio è che se ne continui a parlare e si arrivi a una proposta concreta.
Nel frattempo chi sente la necessità di un aiuto ma si scontra con la questione economica cosa può fare?
Ci sono psicologi calmierati, associazioni che offrono ascolto e sportelli gratuiti, ma manca la cultura del chiedere aiuto. Il malessere emotivo è l’ultima cosa di cui ti prendi cura: se hai un disturbo di natura medica vai, ma se hai un problema emotivo o affettivo viene per ultimo. Sono malesseri che a oggi non hanno pari dignità.
generalmente, il malessere emotivo è l’ultima cosa di cui ti prendi cura
Molti influencer e celebrità stanno contribuendo a sdoganare il tema della salute mentale e a parlare apertamente del ricorso a professionisti, e i professionisti stessi stanno cercando di rendersi più “mainstream”, avvicinandosi alle persone attraverso social e con altri mezzi per spiegare l’importanza di prendersi cura della salute mentale.
È vero che gli psicologi stanno cercando di avvicinare le persone. Io per prima offro moltissimi contenuti gratuiti dai miei social, perché non avendo spazio per pazienti nuovi ho scelto di dare informazioni quotidiane gratuite: è un servizio che arriva a moltissime persone, e moltissime persone ne usufruiscono. Ricevo moltissimi messaggi di ringraziamento di persone che seguono ciò che scrivo, ed è un servizio che faccio molto volentieri di divulgazione della psicologia per combattere stigma e pregiudizi.
Abbiamo sentito parlare di moltissimi bonus e parecchi sono stati erogati, da quello per le terme a quello per i rubinetti. Eppure per il bonus psicologico sembra che la strada sia ancora in salita.
Diciamo che intanto oggi se ne parla, e mi auguro che si arriverà. Certamente non ritengo che il bonus terme sia un’esigenza, ma è bene fare attenzione a non arrivare a una soluzione di ripiego tanto per arrivarci. Rivolgersi a uno psicologo serve se ci si va motivati a iniziare un percorso, e prevedere un bonus una tantum rischia di diventare un dispendio di risorse economiche per persone che lo utilizzano così, per provare, e poi lasciano perdere. Quando invece ci sono molte persone che non solo ne hanno bisogno e ne sentono l’esigenza, ma sono decise ad affrontare l’intero percorso.
Quale potrebbe essere una soluzione per garantire aiuto concreto?
Innanzitutto va fatta informazione e divulgazione, va incoraggiato chi ha bisogno di aiuto e formare un’apposita cultura in questo senso. Poi bisogna dare l’opportunità a chi davvero vuole andare dallo psicologo di farlo. Io sono molto favorevole a questo incentivo, ma è necessario distribuirlo in modo mirato, motivato e consapevole.
va incoraggiato chi ha bisogno di aiuto e formare un’apposita cultura in questo senso. Poi bisogna dare l’opportunità a chi davvero vuole andare dallo psicologo di farlo
La Regione Lombardia ha appena approvato l'istituzione della figura dello psicologo di base, che dovrebbe rendere l'assistenza e il supporto psicologico accessibile a tutti in modo gratuito e su base territoriale, un po' come accade per il medico di base.
È una buona notizia, non può però funzionare come il medico di base, cui ci si rivolge in caso di necessità. Quello con lo psicologo è un percorso strutturato che va portato avanti nel corso del tempo, ed è necessario progettare questo servizio in modo adeguato, stabilendo magari un tetto massimo di pazienti e precise modalità di accesso.