Caldo (oltre il) record: cos’è accaduto in India e Pakistan le scorse settimane?

Non facciamo altro che sentir parlare di temperature record, caldo record, precipitazioni da record. Ormai ci siamo talmente assuefatti a questo termine da non percepirne più il vero significato. Per questo definirò ciò che è successo e sta succedendo in India e in Pakistan come qualcosa che va ben oltre il record, minando la sopravvivenza umana

Entrambi i Paesi sono state colpiti recentemente da forti ondate di calore e le temperature hanno raggiunto i 49.5°C e i 50°C, il tutto accompagnato da una grande umidità che ha contribuito a rendere la situazione ancora più difficile. Questi due fattori, infatti, sono responsabili della situazione definita da Amnesty International come “invivibile” e fatale per moltissime persone. Il problema dell’umidità è che, come abbiamo imparato in questo articolo sul Wet Bulb, non permette al sudore di evaporare e al nostro corpo di raffreddarsi. Ciò significa che con temperature superiori a 35°C può condurre a decesso. Secondo Colin Raymond, uno scienziato della NASA, in queste condizioni possiamo sopravvivere solo per 6 ore.

Ciò che sta accadendo, in realtà, succede ciclicamente, circa ogni anno. Il problema però è che più passa il tempo, più l’intensità dei fenomeni aumenta, con la conseguenza diretta di mietere vittime senza precedenti. Addirittura la città di Jacobabad, situata nella provincia di Sindh, in Pakistan ha toccato i 52°C.

L’OMS non perde occasione per sottolineare e ricordare che queste condizioni possono causare molti problemi, dall’ipertermia ai colpi di calore e la morte dei soggetti con disfunzioni respiratorie e cardiache

Se questo già sembra essere il teatro dell’assurdo, in realtà è solo l’inizio. Infatti, le altre ripercussioni sono state a carico del lavoro (i cittadini sono rimasti bloccati a casa) e a carico degli approvvigionamenti di acqua ed elettricità, gettando l’intera India nel caos più totale e causando ore di blackout scatenate dalla domanda di energia che ha toccato il massimo storico. Per questo motivo, per 9 ore al giorno viene effettuata la riduzione del carico di elettricità, quindi frigoriferi e condizionatori non funzionano e le persone non possono lavorare se non la sera quando l’aria rinfresca di poco. Vi lascio questo articolo del The Guardian per approfondire.

Il caldo ha poi avuto un impatto negativo anche sui raccolti di pesche e di mele, dove i fiori si sono seccati prima di poter dare i frutti. Una sorte simile è toccata anche al grano con una resa inferiore del 50%. Il ministro per il clima pakistano, Sherry Rehman ha dichiarato: “I serbatoi d'acqua si sono prosciugati. Le nostre grandi dighe sono a un punto morto e le fonti d'acqua scarseggiano”.

Se ben ricordiamo, proprio qualche mese fa, durante la conferenza COP26 tenutasi a Glasgow, fu proprio l’India (supportata dalla Cina) ad annacquare l’accordo con un colpo di coda, proponendo di sostituire la parola “phase out” (eliminazione), con “phase down” (progressiva riduzione), in riferimento all'uso dei combustibili fossili

Non bastarono le lacrime di Alok Sharma, presidente della Conferenza o gli implori dei rappresentanti degli stati insulari. Ora l’India sta pagando uno tra i prezzi più alti e ben presto, se non decidiamo di dare una vera svolta al sistema, tutti saremo la "nuova India”, il nuovo ragazzo bloccato al confine e rispedito a casa, il nuovo paese in crisi idrica.

Non possiamo più perdere tempo, iniziamo ora nel nostro piccolo e chiediamo contestualmente un cambiamento a livello macroscopico! Possiamo ancora farcela.


Federica Gasbarro collabora con The Wom in modo indipendente e non è in alcun modo collegata alle inserzioni pubblicitarie che possono apparire all'interno di questo contenuto.

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