Cos’è la certificazione della parità di genere, uno dei pilastri del PNRR
La Parità di genere è uno dei 17 obiettivi individuati dall’ONU per lo sviluppo sostenibile ed è uno dei pilastri del PNRR italiano. Nello specifico, il punto n. 5, denominato, “Inclusione e Coesione” prevede uno stanziamento complessivo di 22,6 miliardi per facilitare la partecipazione dei cittadini al mercato del lavoro, anche attraverso la formazione, rafforzare le politiche attive e favorire l’inclusione sociale.
Perché tanta attenzione? L’importanza di tale tematiche si percepisce immediatamente se solo si considera che secondo il Global Gender Gap Index 2023 nessun Paese ha ancora raggiunto la piena parità di genere e che l'Italia si posiziona al 79esimo posto su 146 Paesi.
Tra le iniziative che, a partire dal 2022, si inseriscono in questo percorso all’interno del nostro territorio nazionale dobbiamo certamente annoverare la c.d. Certificazione della parità di genere.
Che cos'è la certificazione della parità di genere
È un attestato rilasciato da un organismo di certificazione accreditato, che può essere conseguito dalle aziende che rispondano ai requisiti previsti dalla prassi UNI/PdR 125:2022 pubblicata il 16 marzo 2022, appunto da UNI che è l’Ente italiano di normazione.
VEDI ANCHE CultureDiscriminazioni sul lavoro: cosa dice la legge e come difendersiLa Prassi UNI attualmente è l’unico standard nazionale sulla materia ed è stato predisposto da un ampio tavolo di parti interessate, che hanno riscostruito lo stato dell’arte sul pensiero e sull’azione relativamente alla tematica “parità di genere”. Tale Prassi è stata, difatti, elaborata con l’obiettivo di definire criteri, misure tecniche ed interventi funzionali ad assicurare l’effettività della parità di genere all’interno delle imprese.
La fonte normativa di riferimento sui cui si appoggia la Prassi è il c.d. decreto Bonetti del 29 aprile 2022, il quale stabilisce espressamente che “i parametri minimi per il conseguimento della certificazione della parità di genere alle imprese sono quelli di cui alla Prassi di riferimento UNI/PdR 125:2022, pubblicata il 16 marzo 2022, contenente «Linee guida sul sistema di gestione per la parità di genere che prevede l'adozione di specifici KPI (Key Performance Indicator - indicatori chiave di prestazione) inerenti alle politiche di parità di genere nelle organizzazioni» e successive modifiche o integrazioni”.
L’ottenimento della certificazione valorizza l’impegno delle aziende nello sviluppare e comunicare politiche relative alla parità di genere e si pone come focus quello di incentivare l’adozione di nuove politiche sempre più inclusive.
Come funziona la certificazione della parità di genere
La certificazione avviene su base volontaria e su richiesta dell’impresa.
Al rilascio della certificazione provvedono specifici organismi accreditati presso Accredia (Ente Unico Nazionale di Accreditamento).
Si tratta di una sorta di test. Se la Società vuole essere certificata deve avere almeno la sufficienza (60%) rispetto a specifici indicatori, Key Performance Indicator (KPI), in relazione a 6 aree di valutazione:
- Cultura e strategia
- Governance
- Processi Human Resources
- Opportunità di crescita e inclusione delle donne in azienda
- Equità remunerativa per genere
- Tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro.
Alla voce retribuzione, ad esempio, vengono valutati i seguenti elementi: la differenza di compenso tra uomo e donna per lo stesso inquadramento (se inferiore o superiore al 10%) o la quota di donne promosse sul totale della popolazione femminile rispetto a quella degli uomini.
E ancora, vengono valutate le misure di sostegno alla genitorialità, l’accesso ad accordi di smart working, la presenza di asili nido aziendali e così via.
La certificazione ha validità triennale ed è soggetta a monitoraggio annuale.
Perché conviene fare la certificazione della parità di genere
Come previsto dal sito del Governo “La finalità del Sistema di certificazione della parità di genere alle imprese è quella di favorire l’adozione di politiche per la parità di genere e per l’empowerment femminile a livello aziendale e quindi di migliorare la possibilità per le donne di accedere al mercato del lavoro, di leadership e di armonizzazione dei tempi vita lavoro”.
Per raggiungere tale obiettivo, sono state previste dalla legge alcune importanti premialità. Ed infatti, tenuto conto del punto di partenza - ancora piuttosto arretrato – di gran parte delle aziende sul tema Diversity & Inclusion, la presenza di una contropartita rappresenta un elemento essenziale affinchè le imprese possano essere incentivate da adottare politiche più inclusive.
In base alla c.d. Legge Gribaudo, nello specifico, alle aziende che siano in possesso della certificazione della parità di genere è concesso:
- un esonero dal versamento di una percentuale dei complessivi contributi previdenziali a carico del datore di lavoro;
- un punteggio premiale per la valutazione di proposte progettuali, da parte di autorità titolari di fondi europei nazionali e regionali, ai fini della concessione di aiuti di Stato a cofinanziamento degli investimenti sostenuti;
- un maggiore punteggio legato al possesso della certificazione di genere nelle gare pubbliche.
Si stima che a gennaio 2023 le aziende italiane certificate fossero circa 200.
Il nostro auspicio è che tale strumento, con tutte le criticità connesse ad un sistema di valutazione comunque ancora piuttosto “formale” delle aziende, possa rappresentare un ulteriore tassello verso il superamento della resistenza al cambiamento culturale in tema di parità di genere e contribuire, in misura più o meno ampia, alla creazione di una società più equa.