Che fine fanno i rifiuti che differenziamo?

Ci siamo mai chiesti che fine faccia un rifiuto ogni volta che lo gettiamo via? Per noi sparisce completamente dalla vista, come se si smaterializzasse o finisse per sempre in un buco nero. Semplicemente smettiamo di pensarci e per noi finisce lì, ma in realtà è solo l’inizio di un lungo, lunghissimo viaggio. Oggi vedremo che fine fanno i nostri rifiuti quando scegliamo di gettarli nel contenitore corretto!

La scorsa settimana ho seguito alcune lezioni tenute dal Prof. Mario Grosso del Politecnico di Milano, che ha realizzato lo schema che trovate qui sotto. L’argomento era proprio la gestione integrata della spazzatura e, per quanto fossi discretamente a conoscenza dei suoi processi, sono rimasta davvero sorpresa dalla loro complessità.

Una complessità che però cercherò di rendere semplice e fruibile da tutti.

Partiamo quindi semplificando al massimo, con un sacco dell’immondizia. Da questo vengono separati e classificati tutti i vari materiali: plastica, vetro, alluminio, legno, carta e tutto ciò che comunemente chiamiamo organico. Da questo momento ognuno dei rifiuti prende la sua strada.

Tutto ciò che può essere riciclato e che può ottenere una nuova vita viene processato per avere delle “materie prime di seconda generazione”

L’organico invece può creare il compost e quindi evitare che le industrie producano fertilizzanti chimici di sintesi che spesso e volentieri sono inquinanti permanenti. L’altra strada dell’organico è la digestione anaerobica, che produce bio-metano che viene utilizzato proprio come vettore energetico, evitando quindi le fonti fossili.

Dobbiamo tenere sempre a mente, però, che ogni volta che differenziamo i nostri rifiuti resterà sempre e comunque un residuo

Parte di questo residuo andrà sfortunatamente in discarica e produrrà metano, mentre un’altra parte finirà negli impianti “waste to energy”, in italiano termovalorizzatori.

Vi lascio questo video del termovalorizzatore di Copenaghen.

Queste strutture permettono una ossidazione completa del materiale organico, producendo tuttavia CO2 e acqua. Un pro è che consentono di sterilizzare i residui solidi, evitando problemi sanitari. Inoltre, producono energia evitando per la maggior parte carburanti provenienti da fonti fossili. I termovalorizzatori di ultima generazione, infatti, hanno dei filtri che permettono di filtrare l’esalato e ridurre al minimo l’impatto di eventuali sostanze dannose.

Ma quali conclusioni possiamo trarre da tutto ciò?

Di sicuro le discariche sono la scelta peggiore, causando un enorme rilascio di CH4, ovvero di metano. Questo gas è 25 volte più potente della CO2 e di conseguenza riscalda la nostra atmosfera a un ritmo enormemente maggiore

I termovalorizzatori invece permettono comunque di produrre energia senza usare fonti fossili. Sono orientati a un’ottica di economia circolare.

Per il resto, dovremmo sempre puntare all’acquisto di oggetti durevoli per evitare il dispendio energetico dato dal riciclo, oppure di materiali che possono avere facilmente una seconda vita evitando l’uso di nuove materie prime.


Federica Gasbarro collabora con The Wom in modo indipendente e non è in alcun modo collegata alle inserzioni pubblicitarie che possono apparire all'interno di questo contenuto.

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