Chi si cura di te?, l’associazione che si batte per una medicina e una società più giuste
«Vogliamo decostruire l’idea di sacrificio secondo cui il personale sanitario debba sempre subire per il bene della popolazione, e lo facciamo già a partire dal nome dell’associazione: tu, medico, ti prendi cura delle persone, ma chi si cura di te?», spiega Nicola Pelusi, portavoce dell’associazione culturale con finalità sindacali Chi si cura di te?.
Nata sette anni fa come campagna elettorale del consiglio nazionale degli studenti universitari, l'associazione è formata da ex studenti e studentesse di medicina che hanno deciso di continuare la loro militanza nel mondo del post-laurea medico e di affrontare temi scomodi come il precariato, la salute mentale, il transfemminismo e la crisi climatica.
Prima di noi non esisteva nessuna associazione che difendesse i diritti dei cosiddetti camici grigi, ovvero delle persone laureate in medicina che non hanno iniziato un percorso di specializzazione. È la categoria che tiene in piedi i centri vaccinali e guardie mediche e sostituisce i medici di base sul territorio,
spiega Pelusi, sottolineando la condizione di ultra-precariato fatta di contratti brevissimi e frequenti spostamenti che vivono i camici grigi.
Tra le storture della formazione medica, l’associazione segnala anche il problema dei test di ingresso per entrare all’università, il clima competitivo e falsamente meritocratico che si respira in aula e il doppio sistema gerarchico (sia medico che accademico) che opprime gli specializzandi e le specializzande. Questa pressione psicologica porta molti studenti e studentesse di Medicina a soffrire di depressione, ansia, pensieri suicidari e all’abuso di sostanze (alcol, nicotina e bevande energetiche).
Inoltre, gran parte della popolazione studentesca viene da famiglie con un reddito medio-alto e fatica a capire le difficoltà e i problemi di cui vive in contesti meno benestanti,
aggiunge il portavoce, che sottolinea anche l’ambiente ancora molto paternalista e patriarcale di alcune specialità, specialmente quelle chirurgiche.
In piazza contro il precariato e il patriarcato
Negli anni, l’associazione ha portato avanti le sue battaglie fornendo supporto ad alcune realtà locali e organizzando numerose manifestazioni e occasioni di formazione. In particolare, una delle proteste più significative è stata quella per ridurre l’imbuto formativo e proporre una riforma delle specializzazioni che si è svolta nel 2020 nelle piazze di numerose città italiane.
Specializzandi e specializzande sono figure studentesche con obblighi lavorativi, ma senza diritti sindacali. Gli straordinari non sono retribuiti, le ferie sono permessi, gli scioperi sono assenze ingiustificate e il tuo futuro professionale dipende sostanzialmente dalla buona volontà di chi gestisce il reparto,
racconta il portavoce dell’associazione, che partecipa attivamente anche alle manifestazioni transfemministe di Non una di meno.
Vorremmo superare il modello paternalista della medicina di oggi, far capire che è giusto che siano i pazienti a decidere sui loro corpi e mettere in discussione il rapporto gerarchico tra i medici e il resto del personale
precisa Pelusi, che insieme al resto dei membri dell’associazione è al lavoro su una guida pratica per un approccio transfemminista alla medicina. Nelle prossime settimane a Padova si terrà “Mostramela! Cronache dalla cronicità”, una mostra ideata e realizzata dalle dott.sse psicologhe Manuela Lipori e Roberta De Mitri - a cui Chi si cura di te? ha offerto supporto per l'organizzazione - dedicata alle fotografie scattate da chi vive quotidianamente con varie forme di dolore pelvico cronico.
Più una categoria è stigmatizzata, più fatica ad accedere al servizio sanitario nazionale,
afferma il portavoce, che riconosce che la strada per rendere più semplice l’accesso alle cure per le persone LGBTQIA+, razzializzate o disabili sia ancora molto lungo.
La crisi climatica è (anche) una questione di salute
Durante l’assemblea nazionale del 2021 abbiamo deciso che la lotta al cambiamento climatico doveva diventare uno dei nostri obiettivi cardine: è in gioco non solo la salute, ma la sopravvivenza degli esseri umani
racconta Pelusi. «Inoltre, non è giusto tutelare la salute delle persone più ricche e meno colpite dalle conseguenze del cambiamento climatico a scapito di quella delle persone meno ricche e più colpite da questo fenomeno».
Già negli anni Ottanta, il collettivo Medicina democratica aveva iniziato ad affrontare l’argomento, denunciando l’inquinamento causato dalle fabbriche e la pericolosità dell’amianto. Oggi Chi si cura di te? è in contatto con questa realtà, ma anche con nuovi gruppi ambientalisti come Fridays for Future ed Extinction Rebellion.
Li aiutiamo a fare campagne, partecipiamo alle loro manifestazioni e doniamo supporto medico durante le proteste. In futuro ci piacerebbe anche fornire lo stesso supporto ai militanti che volessero fare uno sciopero della fame,
spiega il portavoce. Tra i progetti che impegneranno i membri dell’associazione nei prossimi mesi, Pelusi segnala la riforma della formazione specialistica, l’attuazione del PNRR sulla medicina territoriale e l’opposizione delle proposte politiche che limitano i diritti delle donne, della comunità LGBTQIA+, delle persone migranti e dell’ambiente, come il riconoscimento della capacità giuridica del concepito.
Per ora l’associazione è composta da un centinaio di volontari e volontarie, ma siamo disponibili ad accogliere tutte le persone interessate a farne parte e ad aiutarci a raggiungere i nostri obiettivi