Che legame c’è tra la diffusione dei conflitti e il riscaldamento globale?
Iniziamo da un quesito fondamentale: cosa significa sostenibilità? Per le Nazioni Unite, si tratta della capacità di soddisfare i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri. Questa definizione, formulata nel Rapporto Brundtland del 1987, sottolinea come il progresso economico e sociale non debba mai avvenire a discapito dell'ambiente. Proprio partendo da questa definizione è possibile comprendere l'interconnessione tra il cambiamento climatico, le disugueglianze sociali e l'insorgere dei conflitti.
Il cambiamento climatico come detonatore dei conflitti
Purtroppo, la mano umana sta trasformando radicalmente gli ecosistemi e ogni singola azione che compiamo è destinata a lasciare un segno indelebile su questo pianeta. Qualche esempio di impronte indelebili? Voli aerei che vengono usati sia per trasportare persone che per ordinare oggetti e abiti provenienti dall'altra parte del mondo, impianti obsoleti, fumi di industrie, auto, metalli pesanti, molecole chimiche di sintesi come PFAS e pesticidi persistenti a scopo agricolo.
Insomma, siamo parte di un sistema che per aumentare il profitto sta sfruttando ciò che permette al profitto stesso di essere generato. Questo, ovviamente, non è esente da conseguenze. Il motivo è moltivo intuitivo e semplice: se non c’è acqua e cibo per tutti (cosa verosimile, dato che la popolazione globale è in continua crescita), sarà più probabile che aumentino i conflitti, proprio come quello che ha colpito la Siria tra il 2006 ed il 2011 e che, secondo molti esperti, ha avuto la siccità tra i fattori scatenanti. Ma questo non è l’unico esempio:
secondo il Global Peace Index del 2020, circa il 40% delle guerre interne degli ultimi decenni sono state direttamente collegate a conflitti per il controllo delle risorse naturali, come acqua, terra coltivabile e risorse energetiche
In breve, il cambiamento climatico agisce come moltiplicatore e amplificatore delle disuguaglianze sociali, aumentando il rischio di conflitti armati e migrazioni.
Secondo l’IPCC, entro il 2050 oltre 200 milioni di persone potrebbero essere costrette a lasciare le loro case a causa dei cambiamenti climatici
A mettere a repentaglio la pace, poi, è anche l'approvvigionamento delle fonti fossili (petrolio, gas e carbone), la cui cattiva gestione può tenere sotto scacco interi continenti. Al contrario, sole, vento e moto ondoso, per esempio, sono decentralizzati e disponibili infinitamente a tutti.
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Per una cooperazione globale nella difesa dell'ambiente
Per evitare che il cambiamento climatico diventi una causa ancora più significativa di conflitti e migrazioni, è essenziale che i governi agiscano in modo coordinato e responsabile, tenendo bene a mente la Dichiarazione sul Diritto dei Popoli alla Pace.
Investire nella transizione verso un'economia verde, promuovere la gestione sostenibile delle risorse naturali e migliorare la resilienza delle comunità vulnerabili sono passi cruciali per garantire un futuro di pace e stabilità.
Gli scienziati e gli esperti delle Nazioni Unite sono unanimi nel sottolineare che la crisi climatica e la scarsità di risorse non possono essere affrontate da un singolo Stato, ma richiedono una cooperazione globale. Solo attraverso l'implementazione di politiche internazionali ambiziose, che mettano la sostenibilità al centro delle decisioni economiche e sociali, sarà possibile scongiurare il rischio di conflitti e garantire un futuro più equo e pacifico per le generazioni a venire.
Federica Gasbarro collabora con The Wom in modo indipendente e non è in alcun modo collegata alle inserzioni pubblicitarie che possono apparire all'interno di questo contenuto.