COP29: le contraddizioni e i (timidi) passi in avanti della conferenza per il clima di Baku

Tra successi e tensioni, COP29, la conferenza sul clima più importante al mondo, è giunta al giro di boa. Conclusa la prima settimana, i negoziati di Baku hanno registrato progressi significativi, come l’approvazione dell’Articolo 6.4 degli Accordi di Parigi, ma anche difficoltà persistenti su temi cruciali come adattamento, mitigazione e finanza climatica. In un contesto internazionale segnato da tensioni geopolitiche, nuove elezioni e incertezze sul futuro della politica ambientale degli Stati Uniti, la seconda settimana si preannuncia fondamentale per determinare l'effettivo impatto di questa conferenza. Riusciranno i leader a superare le divisioni e ottenere risultati concreti?

Partiamo dalle buone notizie: tra i momenti più rilevanti della COP29, c’è l’approvazione dell’Articolo 6.4, un traguardo che arriva dopo quasi un decennio di stallo. Questo accordo è importante perché definisce il meccanismo globale per i crediti di carbonio. Questi sono strumenti finanziari che consentono di bilanciare le emissioni di CO₂ attraverso progetti come il rimboschimento o le energie rinnovabili.

I crediti di carbonio possono essere acquistati da governi o aziende per compensare le proprie emissioni, contribuendo così agli obiettivi climatici globali

Questi crediti saranno verificati e garantiti dall’ONU, favorendo progetti di rimozione delle emissioni che metteranno in atto Paesi emergenti. 

Secondo Mukhtar Babayev, presidente della COP azera, il sistema potrà mobilitare fino a 250 miliardi di dollari l’anno, attraendo investimenti per progetti come rimboschimento ed energia solare e favorendo lo sviluppo sostenibile.

COP29: adattamento e mitigazione

Innanzitutto cerchiamo di capire cosa si intende per adattamento e mitigazione. L'adattamento si riferisce alle misure adottate per ridurre i rischi e i danni causati dai cambiamenti climatici, come per esempio, costruire infrastrutture più resilienti. La mitigazione, invece, riguarda le azioni per ridurre le emissioni di gas serra, come passare a fonti di energia rinnovabile o aumentare l'efficienza energetica per limitare il riscaldamento globale.

Le discussioni sull’Obiettivo Globale per l’Adattamento (GGA) hanno fatto pochi passi avanti, con delegazioni che lamentano la lunghezza e la vaghezza delle bozze negoziali. Sul fronte della mitigazione, l’introduzione dell’elettrificazione dei consumi tra gli obiettivi da considerare rappresenta una novità importante, ma il confronto resta teso, con Paesi come l’Arabia Saudita che richiedono ulteriori revisioni del testo. 

Finanza Climatica

Il Nuovo Obiettivo di Finanza Climatica (NCQG), che dovrebbe definire i flussi finanziari per la transizione a partire dal 2025, rimane a oggi un nodo centrale. La bozza negoziale è stata ridotta da 33 a 25 pagine e le divergenze tra Paesi sviluppati e in via di sviluppo, restano profonde. Quindi, i timori di cui avevamo parlato nell’articolo sulla COP della Biodiversità, conclusa solo qualche settimana fa sembrano concretizzarsi.

Ci sono alcune iniziative interessanti come:

  • Il Global Energy Storage and Grids Pledge, che mira a migliorare le reti energetiche e moltiplicare per sei la capacità globale di stoccaggio dell’energia entro il 2030. 
  • Il rilancio del Global Methane Pledge, vecchia conoscenza dei negoziati, con nuovi impegni per ridurre le emissioni di metano, gas ad effetto serra 25 volte più potente dell’anidride carbonica, del 30% entro il 2030.
  • La Hydrogen Declaration, che punta a rimuovere le barriere normative per accelerare l’adozione dell’idrogeno come fonte energetica pulita. 

In conclusione, nonostante i progressi, COP29 non è priva di contraddizioni.

La presenza record di 1.773 lobbisti dei combustibili fossili ha suscitato polemiche, mentre le dichiarazioni del presidente azero Ilham Aliyev, che ha definito i combustibili fossili “un dono di Dio”, hanno polarizzato il dibattito

Nel frattempo, il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM) europeo, una tassa sulle importazioni di prodotti da Paesi con standard climatici meno rigorosi per evitare la "fuga di carbonio" (cioè la delocalizzazione della produzione in Paesi con regole meno severe), ha generato attriti con il blocco BASIC (Brasile, Sudafrica, India e Cina) e le nazioni africane, che temono impatti negativi sulle loro economie a causa di possibili barriere commerciali e ostacoli agli investimenti per la transizione climatica.

COP29, il bilancio finale

Per ora, la COP29 si sta rivelando una conferenza complessa e ambigua. Nonostante le iniziative promettenti, il rischio è che questa conferenza finisca come sempre con compromessi al ribasso e senza soluzioni reali per la crisi climatica. Un segnale significativo potrebbe arrivare oggi stesso, con l’arrivo dei ministri dell’Ambiente e dell’Energia, tra cui Gilberto Pichetto Fratin per l’Italia. La loro presenza potrebbe imprimere una svolta decisiva ai negoziati in vista del G20 di Rio, rafforzando così la volontà politica globale.

La sfida principale resta la stessa: riuscire a tradurre impegni e dichiarazioni in azioni concrete. Il tempo per agire è limitato, ma ogni piccolo passo potrebbe fare la differenza nella lotta al cambiamento climatico.

La domanda, però, rimane la stessa: sarà sufficiente?


Federica Gasbarro collabora con The Wom in modo indipendente e non è in alcun modo collegata alle inserzioni pubblicitarie che possono apparire all'interno di questo contenuto.

Riproduzione riservata