Crollo sulla Marmolada: l’ennesimo segnale che dobbiamo fermare il riscaldamento globale

Si toccano i 10 – 12 gradi e il ghiaccio crolla: succede sulla Marmolada. Il distacco della massa si sarebbe verificato proprio lungo l’itinerario per raggiungere la vetta, travolgendo almeno due cordate. Ciò, al momento ha causato 6 morti e 9 feriti ma da quanto riportano le ultime novità, il bilancio sarebbe destinato a crescere

Quella di quest’ anno sembra essere la nuova estate dei record, come quasi tutte le ultime che abbiamo passato, del resto. Il problema però è che questo record lo battiamo sempre, vincendone uno nuovo in una gara che non è contro nessuno, se non contro noi stessi.

«Abbiamo sentito un rumore forte, tipico di una frana, poi abbiamo visto scendere a forte velocità a valle una specie di valanga composta da neve e ghiaccio e da lì ho capito che qualcosa di grave era successo […] mi aspetto che un'altra parte del seracco venga giù per lo scioglimento continuo del ghiacciaio»: è così che riferisce all’ANSA un testimone diretto della vicenda, uno dei responsabili del Rifugio Castiglioni.

I tecnici del Soccorso Alpino hanno mappato tutta l’area e hanno evidenziato che il materiale crollato ha percorso circa 500 metri a una velocità di 300 chilometri orari.

La restante parte del ghiacciaio, ora pericolante, occupa una distesa di due campi da calcio esposti a 45 gradi di pendenza e… al caldo

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Ciò che i soccorsi stanno facendo è quello di provvedere al distacco programmato delle valanghe avvalendosi del sistema chiamato “Daisy Bell”. Ciò per evitare di mettere ulteriormente in pericolo gli operatori del Soccorso Alpino. Alcune persone sono state evacuate da Punta Rocca mentre si stanno prendendo in considerazione le macchine parcheggiate a valle per stimare il numero di persone che mancano all’appello.

Guardando la figura d’insieme, possiamo affermare con un certo grado di sicurezza che sono tante, tantissime le valanghe figlie del riscaldamento globale. A sottolinearlo è il Comitato Glaciologico Italiano (CGI) che facendo il punto della situazione ci dice che: “dal 2000 al 2020, sono stati registrati 508 processi di instabilità naturale: frane, colate detritiche e instabilità glaciale, sulle Alpi italiane a una quota maggiore ai 1500 metri”.

Una sorte molto simile a quella del ghiacciaio Presena e del Monte Everest - che abbiamo analizzato qui - è quella che sta interessando il Calderone, sul Gran Sasso, in Abruzzo, e la lista è ancora molto lunga. Decisamente troppo lunga.

I ghiacciai sono enormi masse formatesi dalla stratificazione di acqua gelata: se da un lato è vero che per definizione sono in continuo movimento e mutamento, dall'altro hanno una conformazione “stabile” grazie all’equilibrio tra il ghiaccio che fonde e quello che si riforma quando le temperature si abbassano.

Quello che stiamo vivendo oggi è un trend in cui il ghiaccio che fonde è superiore a quello che si riforma e onestamente, di fronte a tanta inazione in materia di riscaldamento globale, mi verrebbe proprio da concludere negativamente questo articolo ma non lo farò

Abbiamo ancora la COP27 e altre piccole chance. Ciò che però è necessario, è in primis pretendere che delle azioni, a livello nazionale e internazionale, siano intraprese e contestualmente avere delle accortezze nella nostra vita quotidiana.


Federica Gasbarro collabora con The Wom in modo indipendente e non è in alcun modo collegata alle inserzioni pubblicitarie che possono apparire all'interno di questo contenuto.

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