DeStalk, il progetto europeo contro la violenza di genere online
Uno dei punti di forza di DeStalk è l’approccio multisettoriale al problema della violenza digitale, grazie al lavoro di integrazione e sinergia di competenze da parte di organizzazioni con diverso background.
Come racconta a The Wom Elena Gajotto, project manager di Una Casa per l’Uomo di Treviso, «il progetto è coordinato dall’Università Blanquerna di Barcellona, che garantisce sia un approccio di ricerca nello sviluppo dei percorsi formativi che la diffusione a livello accademico e tecnico. Partner di progetto sono Kaspersky, che ha sostenuto l’elaborazione dei contenuti tecnici e ha permesso la creazione della piattaforma e-learning per istituzioni e servizi che rimarrà attiva dopo il progetto, la cooperativa Una casa per l’uomo di Treviso, che si è occupata della redazione degli strumenti operativi per chi si occupa di violenza nel lavoro di tutti i giorni, sia con le donne che la subiscono che con gli uomini che la agiscono, e Regione del Veneto, che rappresenta le istituzioni pubbliche e ha collaborato attivamente perché si potesse arrivare alla cittadinanza e pensare di coinvolgere le PA con la prospettiva di tradurre intenti in politiche, e infine,WWP European Network, che riunisce in oltre 30 paesi in Europa organizzazioni che combattono la violenza contro le donne lì dove accade, nel comportamento degli autori, ed è responsabile della diffusione degli strumenti e delle competenze sviluppate nel progetto verso esperti del settore e policy makers Europei.
VEDI ANCHE CultureSe non si vede non esiste? Perché la narrazione della violenza di genere deve cambiareDeStalk ha anche un Comitato consultivo esterno, l’Advisory Board, composto da esperti di cybersecurity della Coalizione Internazionale Contro lo Stalkerware (Coalition Against Stalkerware, della Polizia Postale Unità Analisi del crimine informatico, e della rete nazionale DiRe dei centri di supporto alle donne).
Il lavoro sinergico ha permesso di realizzare un’importante azione trasversale di formazione, con un corso e-learning rivolto a oltre 300 professioniste e professionisti dei servizi antiviolenza e 6 workshop online a cui hanno partecipato operatrici dei centri antiviolenza, operatrici e operatori dei centri per uomini autori di violenza, forze dell’ordine e altre istituzioni interessate al tema.
«Nonostante la tecnologia sia parte integrante e imprescindibile della nostra vita quotidiana» - specifica Gajotto – «il fenomeno della violenza digitale è ancora poco conosciuto, sia dal pubblico generale che dagli stessi operatori e operatrici che lavorano in centri antiviolenza e centri per uomini autori di violenza».
Il progetto DeStalk si pone quindi due obiettivi principali: «da un lato aumentare la capacità di intervento sul tema di operatrici e operatori, fornendo loro competenze specifiche e strumenti operativi ad hoc, e dall’altro di sensibilizzare l’opinione pubblica tramite una campagna di comunicazione a livello nazionale
Che cos’è la cyber-violenza
Il fenomeno della cyber-violenza è in continua evoluzione e assume sempre nuove forme: comprende molestie, furto di identità o frode (con la creazione di falsi profili o l’hackeraggio degli account), limitazione dell’accesso al digitale, diffusione non consensuale di immagini, ricerca e pubblicazione di informazioni personali e private, incitamento all’odio e cyber-stalking.
La sua costante è la declinazione di genere: le vittime principali degli abusi facilitati dalla tecnologia sono di sesso femminile e chi commette questi abusi sono principalmente uomini
Come spiega Elena Gajotto, la violenza online è a tutti gli effetti una delle forme di violenza di genere, in continuità con quelle più conosciute (fisica, psicologica, economica, sessuale, stalking) per gli aspetti causali, le modalità di intervento e gli effetti che genera in chi la subisce.
Spesso – soprattutto nelle relazioni affettive – coesiste con altre forme di violenza offline. Le peculiarità sono legate alla cornice in cui viene messa in atto – il mondo virtuale – e agli strumenti utilizzati da chi la agisce. Sono questi aspetti che determinano il fatto che gli effetti possano essere più importanti e pervasivi, ovvero impattare in maniera più radicale la vita delle donne.
«La violenza digitale “dilata” la portata delle azioni, sia nel qui e nell’ora che sul lungo periodo» - continua Gajotto – «Ad esempio, il materiale (video, foto) postato su un social e messo in rete può rimanere online potenzialmente per sempre, ed essere fruito da un pubblico pressoché infinito di persone, conosciute e sconosciute. Con questi aspetti sicuramente la persona offesa dovrà confrontarsi, essendo a rischio di ri-vittimizzazione per un tempo non definibile».
Le nuove tecnologie, sia hardware che software, rendono lo stalking molto più “comodo” e ne amplificano la portata: «non dobbiamo pensare che fare cyberstalking servano competenze da hacker» - specifica Gajotto - «tutt’altro: è possibile farlo semplicemente recuperando le password di accesso di account e dispositivi di una persona: ad esempio, accedendo all’account online collegato allo smartphone si possono facilmente visualizzare informazioni relative a email, contatti, spostamenti, cronologia delle ricerche e siti vistati, attivazione, dell’assistente vocale. Gli stalker digitali hanno inoltre la possibilità di utilizzare delle app chiamate “stalkerware”, che vengono installate segretamente sullo smartphone della vittima, e permettono così di visualizzare, da remoto, tutte le attività dello smartphone: telefonate, messaggi, posizione, app, registrazioni ambientali»,
Nelle ultime settimane abbiamo creato insieme ai partner “Navigare protette”, una guida rivolta a tutte le donne con consigli pratici su come tutelare la riservatezza dei propri dati e con le indicazioni su come comportarsi nel caso si sospetti di avere il telefono sotto controllo.
Le iniziative del progetto DeStalk
La dimensione digitale della violenza contro le donne riguarda una vasta gamma di atti commessi online o tramite strumenti tecnologici che sono parte del continuum di violenza che donne e ragazze subiscono per motivi legati al loro genere, anche nella sfera domestica, in quanto manifestazione legittima e ugualmente nociva della violenza di genere subita offline da donne e ragazze.
Come racconta Gajotto, il progetto ha concentrato la propria attenzione su due aspetti fondamentali: l'approfondimento generale sul fenomeno (caratteristiche, peculiarità, aspetti normativi, impatti) e l’aumento delle competenze dei professionisti che lavorano sul campo, sia in termini di capacità di rilevazione che di intervento (per chi lavora con le donne e con gli autori).
Con questi obiettivo DeStalk ha previsto diverse attività, tra cui la formazione allargata agli stakeholders; la formazione “specialistica” rivolta alle operatrici dei Centri antiviolenza e al personale dei CUAV (Centri per uomini autori di violenza di genere); la revisione e la presentazione dei toolkit, ovvero degli strumenti di intervento; la campagna divulgativa lanciata nel mese di novembre in Italia, nella Regione Veneto, realizzata in collaborazione con un soggetto esperto (ComuniCattive di Bologna).
I risultati, intesi come impatti a lungo termine, saranno valutabili in futuro, a progetto concluso. Per il momento il risultato più visibile è il grande interesse sul fenomeno, testimoniato dall’ampia partecipazione alle occasioni formative offerte e dal numero di contatti di persone che si sono interfacciate con i partner di progetto per chiedere ulteriori informazioni e approfondimenti.