Stanno per arrivare i Diversity Media Awards: ecco perché sono importanti

I Diversity Media Awards rappresentano senza dubbio un importante riconoscimento per i prodotti media e culturali che meglio hanno saputo raccontare e tenere alta l’attenzione sulle sfumature del mondo della diversità. Nell’articolo di oggi faremo un’analisi attenta sul ruolo dei contenuti media e sulla loro capacità di essere inclusivi

Con la direzione di Francesca Vecchioni anche per quest’anno, i Diversity Media Awards si dividono in dodici categorie che interessano i prodotti media più apprezzati dal pubblico: serie tv, film, messaggi pubblicitari, podcast, programmi di intrattenimento per i più piccoli e vari contenuti digitali.

A essere premiati saranno, come ogni anno, i personaggi e i contenuti media che si sono distinti per una rappresentazione valorizzante delle persone sui temi relativi all'identità di genere, orientamento sessuale e affettivo, età e generazioni, etnia, disabilità: i vincitori e le vincitrici saranno premiati il 24 maggio prossimo nel corso di una serata-evento al Teatro Franco Parenti di Milano condotta da Michela Giraud, M¥SS KETA e Diego Passoni e trasmessa per la prima volta su Rai1, sabato 28 maggio in seconda serata, per il suo alto valore di servizio pubblico. L’evento sarà trasmesso anche su RaiPlay.

https://www.instagram.com/p/Cc3LM6boMIE/?utm_source=ig_web_copy_link

Sarà possibile partecipare alle votazioni e scegliere per ciascuna categoria il proprio candidato preferito andando direttamente sul sito dei premi.

Divulgare la cultura della diversità, tramite i mezzi più vicini alla gente, e incentrare nuovi format sul mondo variegato della diversità è una grande vittoria e punto di forza per abbattere, oltre alle barriere fisiche, anche quelle mentali.

Si tratta dunque di una premiazione che rappresenta l’apice di un lavoro che si snoda lungo tutto l’anno e che analizza minuziosamente i vari programmi offerti alle persone: dai tg, ai video, fino ai vari contenuti che ogni giorno entrano nelle case degli italiani attraverso pc, smartphone, tv, radio

Tutti i dati raccolti convergono poi nel Diversity Media Report, la ricerca annuale sulla rappresentazione inclusiva nei media italiani condotta da Diversity con l’Osservatorio di Pavia e un Comitato Scientifico proveniente dalle maggiori università italiane.

Dal report di quest’anno è chiaro che la strada per arrivare a una corretta ed equa rappresentazione delle "diversità" nei media è ancora lunga. Con alcune eccezioni, i programmi tv italiani si confermano ancora lontani da una rappresentazione pienamente valorizzante delle diversity, tendendo ad approcciarsi ai temi della D&I in maniera episodica e/o superficiale, per lo più legata a fatti di cronaca, attualità o politica.

«Nei programmi tv mainstream le persone sono ancora troppo spesso narrate e non rese protagoniste dei propri racconti; sono l’oggetto, non il soggetto. Manca ancora un’espressione della diversità inserita naturalmente nell’offerta mediatica e libera da schemi e registri stereotipati. Segno, probabilmente, che la produzione televisiva, rispetto ad altri canali come le serie tv, i prodotti digitali o i podcast per esempio, sia più portata a ritenere il proprio target meno capace di comprendere alcune tematiche legate alla diversità», ha affermato Francesca Vecchioni, Presidente di Diversity e ideatrice dei Diversity Media Awards.

Francesca Vecchioni
Francesca Vecchioni

«Per Milano è sempre importante poter presentare i Diversity Media Awards – ha spiegato Elena Buscemi, Presidente del Consiglio comunale di Milano - siamo una città aperta e inclusiva, laboratorio per la difesa dei diritti, e ogni anno accogliamo con piacere e convinzione questa iniziativa, patrocinandola e sostenendola, perché rappresenta prima di tutto un esercizio, un momento di analisi e confronto utile anche a noi stessi: vedere come i media rappresentano la diversità ci aiuta a riflettere su quanto ancora possiamo fare in direzione dell'inclusione sociale».

L’analisi del Diversity Media Report è divisa in due filoni ben precisi, quello dell’informazione e quello dei prodotti di intrattenimento, nelle loro varianti più popolari e seguite dal grande pubblico.

Partendo dalla prima area di analisi, dedicata all’informazione televisiva italiana (condotta sulle 42.572 notizie andate in onda nelle edizioni prime time dei 7 principali tg italiani dal 1° gennaio al 31 dicembre 2021) è emerso che nel 2021 l’emergenza Covid-19 non ha più monopolizzato l’agenda dei principali tg nazionali, riducendo la sua incidenza sul totale notizie dal 46% del 2020 al 25%. Cresce del 6% l’attenzione per temi, persone ed eventi pertinenti ai temi legati al genere e all'identità di genere, all'orientamento sessuale e affettivo, all'età e alle generazioni, all'etnia e alla disabilità, con un’incidenza di notizie totali del 23% sull’agenda complessiva, valore identico a quello registrato nel 2019 pre-pandemia.

https://www.instagram.com/p/CcfJuJItRWy/?utm_source=ig_web_copy_link

Età e generazioni, etnia, genere e identità di genere sono le 3 diversity più frequenti nell’agenda dei tg con un’incidenza rispettivamente dell’11,2%, del 9% e del 7,5% sul totale notizie, mentre Disabilità e Orientamento sessuale e affettivo rimangono marginali (1,2% e 0,8%) nonostante il 2021 sia stato l’anno della discussione parlamentare del DDL Zan, volto a contrastare abilismo, omobitransfobia e violenza di genere.

Ma più che la quantità delle notizie, è la loro tipologia a mostrare un certo immobilismo dell’informazione nella tv italiana: i criteri di notiziabilità che dominano l’informazione sulle diversity continuano a essere l’agenda politica e le bad news: nella maggior parte dei casi si parla delle persone appartenenti alle aree della diversity quando sono coinvolte in casi di cronaca o criminalità, dai fatti di femminicidio a quelli di omobitransfobia, fino alle grandi tragedie e i conflitti internazionali. Si intravede però qualche segnale di cambiamento verso un’agenda volta a valorizzare le diversity: un caso esemplare è rappresentato dall’informazione quotidiana sulle Paralimpiadi di Tokyo.

I ricercatori sottolineano, infatti, che  anche un evento positivo, come le Paralimpiadi di Tokyo, ha dato un grande impulso, purtroppo solo fugace e momentaneo, non solo allo spazio conquistato dalla disabilità nei tg, ma anche a un miglioramento del modo in cui il tema è stato affrontato.

I prodotti di entertainment si confermano, anche nel 2021, i più attenti al racconto delle diversity. L’analisi condotta dal Diversity Media Watch su oltre 180 prodotti (tra i 300 segnalati dal basso come inclusivi) ha fatto emergere, nel 2021, un ampliarsi dei temi trattati, soprattutto nei prodotti più legati all’attualità come programmi tv, radio, mondo digital.

https://www.instagram.com/p/CcP2CEcNMzP/?utm_source=ig_web_copy_link

In linea generale, analizzando tutte le categorie, si riscontra nel 2021 una sottorappresentazione della disabilità, con forti criticità anche nel linguaggio utilizzato e nell’uso elevato di immagini stereotipate

Un’attenzione particolare è stata data invece al racconto delle generazioni giovani, protagoniste di numerosi prodotti cinematografici, seriali e digitali nel 2021, in cui il tema generazionale si intreccia spesso con altre aree della diversity.

Cresce infatti in linea generale l’approccio narrativo intersezionale: oltre il 72% dei prodotti analizzati coinvolge in modo trasversale più aree della diversity, soprattutto nella serialità internazionale, in quella kids (sempre più in prima linea nell’abbattimento degli stereotipi) e nel mondo digital. Quest’ultimo in particolare, nonostante abbia visto la crescita di un certo attivismo performativo (quello che si “accende” in modo opportunistico e superficiale, sfruttando alcuni trending topic), continua a dimostrarsi capace di ampliare i punti di vista, dando visibilità e profondità a tematiche spesso relegate ai margini (asessualità, autismo, salute mentale, fatfobia). 

Il mondo dei contenuti digitali si conferma sempre più attento alle tematiche della diversità, affrontando l’argomento con grande libertà e approfondimento qualitativo. Una libertà che si può acquisire con il tempo e liberando la mente dai pregiudizi. Spero in un futuro sempre di più in crescita in questo senso

Uno degli strumenti migliori in linea con questa strada è il podcast: sono molte le produzioni che parlano, bene e in modo davvero inclusivo, di questi temi.

Retrograda rimane, invece, la produzione televisiva soprattutto generalista, non solo in termini quantitativi di rappresentanza ma anche in termini qualitativi

Quando le tematiche sulla diversità trovano spazio, vengono ancora raccontate in modo pietistico  e compassionevole, distorcendo la realtà.

Eventi come il Diversity Media Awards hanno lo scopo di smuovere falsi miti e mentalità troppe ferme per cercare di migliorare anche i contenuti che vengono proposti al pubblico. Educare all’accettazione della disabilità come fattore normale e quotidiano è lo scopo dei Diversity Media Awards, un evento unico europeo dedicato al valore dell'inclusione, che crea un cambiamento positivo sulla società, con un impatto mediatico molto forte.

Uno sprone per incoraggiarci a lavorare insieme per creare energie positive in un mondo più inclusivo

Riproduzione riservata