Le donne non si sentono al sicuro negli spazi pubblici (e una ricerca lo dimostra)
Il 70% delle donne ritiene inefficaci le misure di sicurezza
Europ Assistance Italia ha presentato i risultati di una recente ricerca condotta in collaborazione con BVA Doxa sul tema della percezione della sicurezza da parte delle donne in Italia. Secondo la ricerca, circa il 70% delle donne italiane intervistate considera inefficaci le misure di protezione e sicurezza attualmente in vigore. Il 35% non si sente sufficientemente sicura e protetta nel proprio contesto quotidiano, mentre il 14% si ritiene addirittura preoccupata. Ben il 59% delle donne intervistate dichiara di aver subito almeno un episodio di violenza: l’80% ha reagito in maniera attiva, solo 1/5 del campione (19%) ha sporto denuncia alle forze dell’ordine.
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Le varie sfaccettature della sicurezza: ecco cosa emerge dalla ricerca
La ricerca parte dal presupposto che le donne si trovano spesso ad affrontare episodi che - nei contesti più disparati - ne minacciano la sicurezza personale. Violenze, aggressioni, molestie fisiche e psicologiche. Per fare chiarezza sul fenomeno della percezione della sicurezza delle donne la ricerca parte da alcune domande: quanto è rilevante per le donne italiane il tema della sicurezza personale? Quanto si sentono protette e tutelate? Come il timore per la propria incolumità incide su altri aspetti della vita quotidiana?
Il 73% delle donne intervistate ritiene il tema della sicurezza estremamente importante a livello sociale, ma ancor di più a livello personale (79%), con un’attenzione particolarmente elevata nella fascia di età più matura (55-64 anni)
Sicurezza e violenza, benché in antitesi, sono due concetti strettamente connessi: in assenza della prima, la seconda trova il terreno fertile su cui proliferare. L’episodio che spaventa di più è subire una rapina o uno scippo (68%), seguito da molestie o violenze sessuali (53%), aggressioni fisiche (51%) e violenze psicologiche o verbali, minacce e insulti (51%). Abbastanza temuti anche gli episodi di stalking o di attenzioni troppo insistenti (43%). Decisamente meno avvertito il timore di subire violenza domestica (16%).
Secondo i dati raccolti dalle interviste,
il 59% delle donne dichiara di aver subito almeno un episodio di violenza, in particolare fra le giovani di età compresa fra i 18 e i 34 anni
Nello specifico, il 26% è stata vittima di violenze di tipo psicologico o verbale, come minacce o insulti, il 20% di stalking e il 17% di molestie o violenze sessuali.
Quando si parla di violenza e sicurezza la grande assente sembra essere l’educazione: il 48% del campione lamenta la carenza di percorsi educativi e di sensibilizzazione su questi temi nei programmi scolastici. Inoltre, per il 42% delle donne intervistate le istituzioni non hanno aumentato gli sforzi per promuovere la tutela della sicurezza delle donne e per il 40% la coscienza collettiva non è ancora sensibile.
Misure di sicurezza VS strategie securitarie
«In Italia abbiamo assistito a più riprese all’insorgere delle cosiddette “ondate securitarie”, alimentate da diverse normative legate principalmente ai fenomeni dell’immigrazione e della criminalità di strada, in un crescente clima di allarme generalizzato. “La gente ha paura” e “la gente chiede più sicurezza” sono diventati i due mantra principali tramite i quali gli attori politici mobilitano il consenso», scrive Bianca Fusco nel suo saggio “Le città delle donne”.
“Sicurezza” non è mai un termine neutro, ma bisogna inserirlo in un contesto sociale in cui sono sottese determinate norme
Come spiega Fusco, «donne e uomini si rapportano diversamente al tema della sicurezza urbana, avendone una percezione diversa (percezione che dipende dalle relazioni di potere entro la società)». Di conseguenza, uomini e donne vivono e agiscono nello spazio pubblico in modi differenti.
VEDI ANCHE CultureDonnexstrada: intervista a Bianca Hirata e Laura de DilectisIn questa differente modalità di esperire gli spazi della città, a farla da padrone è il paradigma securitario che si afferma grazie alla costruzione sociale dell’allarme e all’affermazione di figure del pericolo. Ad alimentare la percezione dell’insicurezza contribuisce una narrazione che si basa sulla necessità di interventi volti a mantenere l’ordine e il decoro, attraverso misure emergenziali. Non si interviene mai con misure strutturali.
Anche per questo motivo la fiducia nelle istituzioni è insufficiente: rispettivamente il 56% e il 61% del campione ritiene scarso o scarsissimo il livello di fiducia nei confronti del sistema giudiziatio e nelle istituzioni. Soltanto associazioni, centri anti-violenza o di assistenza sociale e consultori ricoprono il ruolo di punto di riferimento a cui rivolgersi.
La sicurezza ha ripercussioni nel contesto quotidiano
I timori per la propria sicurezza influenzano la vita quotidiana delle donne nel 40% dei casi, con valori superiori alla media per le giovani donne di età compresa fra i 18 e i 24 anni (57%), residenti in centri di grandi dimensioni (46%) e disoccupate (49%).
Le situazioni che fanno temere maggiormente le donne per la loro incolumità sono le aree urbane ritenute poco sicure, come stazioni ferroviarie o zone periferiche (75%, con valori sopra la media fra le donne di età superiore ai 55 anni), e i contesti notturni (61% di cui oltre il 70% di età superiore ai 55 anni e che vive in grandi centri urbani).
Alla domanda se siano a conoscenza di misure preventive da attuare per aumentare il livello di sicurezza oltre il 40% del campione non è stato in grado di rispondere.
Per tutelarsi dal rischio di violenza, la maggior parte delle donne evita di frequentare zone considerate pericolose (71%), di interagire con persone sconosciute (57%), di uscire da sola di notte (55%) e di utilizzare i mezzi pubblici la notte (49%). Il 45% presta attenzione alle proprie attività social e online e preferisce telefonare ad amici e familiari in situazioni in cui non si sente sicura; il 44% è solita comunicare ad amici e familiari i luoghi e le persone con cui si trova.
Ci sono almeno due tipi di città: quella vissuta dagli uomini e quella vissuta dalle donne,
afferma la giurista Tamar Pitch: parlare di pericoli e minacce significa automaticamente attivare un frame che riconduce a come le donne attraversano gli spazi pubblici.