Potenti ma invisibili: dove sono le scrittrici nei programmi scolastici?
Quest’anno, nell’assegnazione dell’analisi del testo, è toccato a Giuseppe Ungaretti con la poesia “Il pellegrinaggio” e a Luigi Pirandello con il testo in prosa “I quaderni di Serafino Gubbio operatore”.
La scelta del Ministero dell’Istruzione e del Merito rispecchia la quasi esclusività maschile presente nei programmi scolastici: la voce femminile rimane residuale mentre, tutto quello che è in primo piano, è “autorialità maschile”.
Già nel 1929 la scrittrice Virginia Woolf sottolineava la scarsa presenza femminile in letteratura, spiegandola in relazione al fatto che alle donne non fosse mai stata concessa "una stanza tutta per sé", ovvero uno spazio e del tempo per dedicarsi alla scrittura. Ma oggi è ancora effettivamente così o invece la voce delle donne viene sistematicamente cancellata dalla storia culturale?
LEGGI ANCHE - #microfeminism, su tiktok il trend che invita ai piccoli gesti femministi
Dove sono le donne nei programmi scolastici?
Caterina da Siena, Sibilla Aleramo, Goliarda Sapienza, Alba de Céspedes, Anna Maria Ortese e tante altre: a scuola non c’è traccia di loro, né delle poetesse del XVIII secolo. Eppure, sono state tante e “prolifere”, stando ai numeri della banca dati online Donne in Arcadia che conta quasi 500 donne scrittrici attive solo tra il 1690 e il 1800. Tra queste, ad esempio, c’è Ippolita Sforza, la "principessa oratrice": un appellativo che già spiega il modo in cui la storia ricorda le letterate. Prima principesse che scrittrici. Nei programmi scolastici le scrittrici sono ancora meno delle principesse: Matilde Serao, Natalia Ginzburg, Alda Merini, Patrizia Cavalli – per citarne solo alcune – pur essendo note al pubblico, sono rimosse dai programmi.
Come riportano i dati raccolti da Marianna Orsi nel saggio Fading Away: Women disappearing from literature textbooks (in Female Cultural Production in Modern Italy, a cura di Sharon Hecker e Catherine Ramsey-Portolano), il 91% dei programmi universitari di letteratura italiana è composto da autori.
Solo uno scarso 9% resta per le autrici. Le donne sono assenti anche dai libri: qui, come risulta da un’indagine sulle antologie di letteratura italiana, la rappresentanza femminile va dal 2,74% all’8,83%.
Voci invisibili, da dove nasce il silenziamento delle donne nella letteratura
In Women and Power: a manifesto (London Review of Books, 2018), la classicista Mary Beard (Cambridge), parla del silenziamento della voce femminile.
Beard parte dell’esempio di Telemaco che impone il silenzio a Penelope (in Odissea, I, 325-64), definito “la prima occorrenza registrata di uomo che dice a una donna di stare zitta”, per arrivare alla situazione attuale
LEGGI ANCHE - Quir, il film di Nicola Bellucci sul negozio più inclusivo di Palermo, la storia d'amore di Massimo e Gino
Più recentemente, nel suo saggio Invisible Women: exposing data bias in a world designed for men (Vintage, 2019) - nella traduzione italiana Invisibili: come il nostro mondo ignora le donne in ogni campo. Dati alla mano (Einaudi, 2019) – la scrittrice Criado Perez mostra, “dati alla mano”, come anche di fronte alle evidenze le donne vengano ignorate sull’unica base del pregiudizio di genere.
Secondo Perez l’assenza delle donne e la mancanza di dati (data gap) che le riguardano, non è premeditata né intenzionale.
Al contrario: è il prodotto di un modo di pensare, o meglio di non pensare, che ridimensiona o addirittura invisibilizza le donne e il loro lavoro. L’omissione del femminile è causa e conseguenza del vedere l’umanità come quasi esclusivamente maschile.
LEGGI ANCHE - #microfeminism, su tiktok il trend che invita ai piccoli gesti femministi
Partendo da questa evidenza, dal 2019, l’associazione di promozione sociale Mis(S)conosciute cerca di riportare a galla le storie e le opere di scrittrici italiane e straniere che faticano a trovare il loro spazio nei manuali scolastici attraverso il loro podcast, i loro profili sui social e gli incontri nelle scuole.
Come avevano già raccontato a The Wom le fondatrici Silvia Scognamiglio, Giulia Morelli e Maria Lucia Schito, il progetto si basa su un obiettivo preciso, ovvero mantenere la libertà espressiva e creativa per riportare in luce le scrittrici dimenticate: «Non abbiamo mai seguito un ordine preciso, se non quello del nostro flusso di letture. In un mondo della comunicazione altamente standardizzato volevamo mantenere uno spazio di libertà creativa ed espressiva dove parlare delle autrici che amavamo di più, delle loro vite e del contesto in cui sono vissute», spiega Giulia Morelli, che precisa che ogni contenuto nasce dal dialogo continuo tra lei e le altre co-fondatrici.
Perché è importante ridare spazio alle donne nei programmi scolastici
Non riscontrare nessun’autrice (o pochissime) nel percorso scolastico vuole dire crescere pensando che le scrittrici abbiano un ruolo minore rispetto agli scrittori, come se non fossero allo stesso livello.
La storia maschile, così, rischia di essere l’unica storia. Non avere modelli di scrittrici significa pensare che non esistano o non siano esistite e, di conseguenza, questo porta le giovani ragazze ad avere difficoltà nell’immaginarsi come “future” donne che scrivono.
La storia delle scrittrici invece esiste e, anche se è sommersa, è straordinariamente potente
Talvolta femministe, spesso comuniste o anarchiche, quasi sempre impegnate ed esperte in varie discipline, le scrittrici italiane hanno fotografato il mondo in mutamento che si sono trovate a vivere e, le rivendicazioni di diritti e di maggiori libertà che hanno messo al centro nelle loro opere, è l’eredità da cui ripartire per renderle “presenti”. Per questo, leggere come regalare libri di scrittrici, rimane ancora oggi un gesto politico.